Antonio Aimi
Leggi i suoi articoliIl 15 dicembre in Messico, si inaugura il primo tratto del percorso del Treno Maya, che collega San Francisco de Campeche, città Patrimonio dell’Umanità, con Cancún, la metropoli conosciuta da tutti coloro che vogliono godersi il mare dei Caraibi. Come è noto, il progetto del Treno Maya è da tempo al centro della presidenza di Amlo (Andrés Manuel López Obrador), l’attuale presidente del Messico. Complessivamente, sono stati costruiti o rimodellati 1.554 km di binari, che, grosso modo, corrono lungo le coste dello Yucatán formando una specie di parallelogramma-circolare con una appendice che collega Escárcega con Palenque. Naturalmente, lungo il percorso, che sarà completamente attivo verso la fine di febbraio 2024, sono state costruite stazioni e altre strutture che consentono un facile e rapido accesso a tutti i più importanti siti maya della regione.
Sul ruolo di quest’opera, José Agustín Ortiz Pinchetti, giurista messicano, autore dell’unica biografia autorizzata di Amlo, ha dichiarato in esclusiva per i lettori di «Il Giornale dell’Arte»: «L’inaugurazione del primo tratto del Treno Maya è molto importante per il governo di Andrés Manuel López Obrador, perché questa grande opera mobilita e fa crescere una regione molto importante per il Messico. Il percorso rafforza diversi centri turistici e rinnova l’interesse per una zona con molte potenzialità, che finora non erano state prese in considerazione. Il progetto migliora senza dubbio l’immagine di Amlo e del suo governo, poiché dimostra che il presidente ha mantenuto una delle sue promesse elettorali più rilevanti».
Inoltre, dato che, come ho scritto più volte, il Messico gestisce e valorizza il patrimonio molto meglio dell’Italia, non stupisce che il progetto del Treno Maya abbia portato a una serie di rilevanti interventi nei siti archeologici vicini alla ferrovia. Il più recente e, se vogliamo, il meno importante, è costituito dal Promeza (Programa de Mejoramiento de Zonas Arqueológicas), che in 28 siti maya dello Yucatán ha portato alla realizzazione di nuovi percorsi e di nuovi pannelli esplicativi in spagnolo, inglese e nella lingua indigena più parlata nella zona con informazioni sui risultati delle ricerche archeologiche più recenti, sulle caratteristiche degli edifici e anche sugli elementi decorativi più importanti. Significativamente, questo è stato fatto non solo in siti molto noti come Chichén Itzá, Cobá, Calakmul e Uxmal, ma anche in siti nuovi e quasi sconosciuti come Ichkabal e Paamul II, che sono stati valorizzati proprio nell’ambito del progetto del Treno Maya.
Su un altro piano si deve registrare che finora sono stati individuati e posti sotto tutela più di 1.300 grotte e «cenotes» (doline con acqua dolce) e oltre 54mila «beni immobili» (strade, muri, piattaforme, unità abitative, aree residenziali, basi di piramidi ecc.). Parallelamente sono stati recuperati più di 1.220.000 frammenti di ceramica e circa 1.900 altri reperti (vasi, piatti, «metates», strumenti di pietra, selci affilate, punte di freccia), che in molti casi sono stati consegnati ai centri per il restauro. Tra le opere più interessanti ritrovate recentemente a Chichén Itzá si possono ricordare la testa di un guerriero che porta un copricapo a testa di serpente con diadema di penne, una scultura antropomorfa che presenta influenze delle culture del Messico centrale e un «marcador» per i campi per il gioco della palla, sul quale sono appunto raffigurati due giocatori.
Come sempre accade in occasione di iniziative di questa importanza, diversi gruppi, in genere di ambientalisti e filoindigenisti, hanno criticato il progetto del Treno Maya. In particolare, osservando che la ferrovia corre in una zona caratterizzata da terreni calcarei e da savane o foreste pluviali, abitata, in parte, dai discendenti dei Maya, hanno segnalato il pericolo di gravi danni ambientali e dello stravolgimento dello stile di vita delle comunità indigene.
Certo, alla vigilia dell’inaugurazione è ancora presto per dire se, come ho auspicato in passato, tutti i tratti e le strutture della ferrovia sono stati costruiti bene e in modo intelligente con il massimo rispetto per l’ambiente. In ogni caso, considerando che la popolazione del Messico aumenta di circa un milione di persone all’anno e che prima della pandemia all’eroporto di Cancún arrivavano circa 25 milioni di turisti all’anno, è evidente che, senza il progetto del Treno Maya, queste tendenze avrebbero portato alla costruzione di una rete di nuove strade che avrebbe danneggiato gli ecosistemi dello Yucatán molto di più della ferrovia.
In quanto alla tutela dei discendenti degli antichi Maya, si deve osservare che queste posizioni, apparentemente filoindigeniste, sono in realtà estremamente razziste, perché vogliono trasformare queste popolazioni in una specie di fossili viventi e, soprattutto, perché ignorano che esse, in primo luogo, sono vittime della mancanza di adeguate risorse economiche e di possibilità di lavoro, cose che potrebbero in parte essere superate proprio dallo sviluppo turistico che il Treno Maya vuole creare.
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