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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoli«L’Altare della Patria è un’opera dal rilevante valore simbolico e storico, ma è anche una grande opera d’arte». Con queste parole Edith Gabrielli, direttrice dell’Istituto autonomo Vive - Vittoriano e Palazzo Venezia, illustra il senso del restauro in corso, che vede il fregio scolpito da Angelo Zanelli, al centro del Vittoriano, sottoposto a un complesso intervento conservativo.
Zanelli si aggiudica, nel 1908, il concorso per la decorazione scultorea della zona curvilinea del Vittoriano, e la immagina come un grande altare laico, l’Altare della Patria, dedicato ai valori del Risorgimento, dell’unità e dell’indipendenza italiana. I lavori per la realizzazione del grande fregio figurato, dalla lunghezza di 70 metri e alto 5 metri, si protrassero fino al 1925. Al centro, in un’edicola con il fondo a mosaico dorato, campeggia la statua della Dea Roma; ai suoi lati, due bassorilievi, «L’Amor patrio che pugna e vince» e «Il Lavoro che edifica e feconda».
Il linguaggio aulico di Zanelli, di ascendenza classicista, assume, nell’Altare della Patria, forti accenti liberty e simbolisti, che ben si notano nelle fisionomie dei volti femminili, quasi dei calchi dalla pittura klimtiana. Lo stato di conservazione precario del monumento, in particolare il degrado dovuto a biodeteriogeni (alghe, funghi, licheni), aveva però reso impossibile la lettura dell’opera d’arte, offuscandone le superfici.
Il restauro in corso, iniziato nel mese di marzo, che si concluderà il 24 ottobre, è stato concepito come un cantiere aperto. I visitatori possono, salendo i gradini del Vittoriano, vedere i restauratori all’opera e, il 27 agosto e il 27 settembre, potranno accedere anche ai ponteggi, ammirando da molto vicino l’opera di Zanelli.
Prosegue Edith Gabrielli: «Abbiamo concepito il restauro da un lato per ripristinare la leggibilità dell’opera, che era assolutamente compromessa, e dall’altro, anche per rilanciare gli studi e l’attenzione sul suo autore. Zanelli sapeva efficacemente tenere in equilibrio la tradizione classica con un’attenzione alla cultura internazionale. Credo che la cosa più sorprendente della visita sui ponteggi sia l’inaspettata presenza della Secessione viennese. Tale debito culturale nei confronti del mondo internazionale, sarà molto evidente quando inizieremo il restauro della Dea Roma, perché lì emergerà chiaramente anche il gusto nell’utilizzare materiali differenti, quali l’argento per la lancia e per la statuetta della Vittoria in mano alla Dea. I vari elementi cromatici dell’insieme, l’argento, il bianco del marmo botticino, il mosaico dorato in tessere di pasta vitrea, una volta restaurati, ci restituiranno in pieno la dimensione creativa dell’artista».
Il restauro è affidato a Susanna Sarmati, che ne spiega le fasi: «Abbiamo utilizzato oli essenziali di timo e rosmarino, seguendo i principi del biorestauro, per rimuovere tutti i biodeteriogeni. Poi abbiamo consolidato il tutto con la nanocalce, l’ultima mano sarà quella del protettivo. Eliminando la patina scura che lo ricopriva, il marmo botticino ha recuperato il suo colore originario, sul quale sono riapparsi i segni di lavorazione a gradina e scalpello con i quali Zanelli ricercava effetti chiaroscurali. Restano in evidenza alcune venature del marmo, i suoi piani di sedimentazione, che non copriremo, perché è giusto che si percepisca, dopo un restauro, anche la patina del tempo».
«Su un fregio così esteso, continua Edith Gabrielli, era necessario trovare quel grado di pulitura che facesse percepire l’unità del monumento, e che al contempo ci permettesse di tornare ad ammirare le sculture fin nel dettaglio. Chi opera in questo settore sa che la pulitura è il momento più delicato, perché ha una fase distruttiva. In questo senso, ho avuto la fortuna di imparare i criteri del restauro con i grandi maestri della nostra disciplina, primo fra tutti Michele Cordaro, direttore storico dell’Istituto centrale del restauro, un grande interprete della lezione di Cesare Brandi».
Al termine del restauro, nel mese di ottobre, la Sala Zanardelli del Vittoriano ospiterà una grande mostra su Angelo Zanelli, in cui saranno esposti, fra l’altro, bozzetti e modelli in gesso, anch’essi restaurati, dell’Altare della Patria, realizzati sia dallo stesso artista che da altri partecipanti al concorso del 1908.

Ponteggi all’Altare della Patria. Foto © MiC, VIVE - Vittoriano e Palazzo Venezia
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