Raffaella Giuliani
Leggi i suoi articoliIl 22 marzo, dopo una brevissima e inesorabile malattia, è prematuramente scomparso Fabrizio Bisconti, insigne studioso di arte tardo antica, in particolare di iconografia cristiana.
Difficile, per chi scrive, trovare le parole giuste per ricordare Fabrizio, che ho avuto il privilegio di conoscere nell’arco di oltre trent’anni, prima come sua allieva al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, dove allora muoveva i suoi primi passi nella docenza, poi, dal 1993, come sua stretta collaboratrice alla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, dove ha assunto gli incarichi apicali prima di Segretario, poi, dal 2009, di Sovrintendente Archeologico delle Catacombe, e infine come sua amica, onorata della sua confidenza e disponibilità all’ascolto.
Nato a Orbetello nel 1955, pur avendo trascorso quasi tutta la sua vita a Roma, rimase profondamente legato alla sua terra d’origine, che rappresentava pienamente con il suo spirito gagliardo e resiliente, l’allegria sana, la battuta ironica, talora anche caustica, doti che lo rendevano un compagno di lavoro ideale e stimolante.
Laureato in Letteratura Cristiana Antica, con una tesi sul De ave Phoenice dello Peudo Lattanzio, si specializzò in seguito presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, con una dissertazione innovativa per argomento e approccio conoscitivo sulle scene di mestiere nelle catacombe romane.
L’iconografia cristiana divenne ben presto il suo interesse prevalente, nel quale affrontò con occhi nuovi territori ancora poco battuti, come il rapporto con l’eredità classica nell’arte delle prime comunità cristiane e il lento e complesso formarsi di un linguaggio figurativo cristiano eminentemente simbolico.
Iniziava intanto la sua carriera accademica come docente di Archeologia Tardoantica e di Iconografia Cristiana e Medievale presso l’Università degli Studi Roma Tre, dove dal 2013 era professore ordinario, e presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, dove insegnava Iconografia Cristiana.
Nell’insegnamento si è sempre contraddistinto per una didattica chiara e attraente e per una grande capacità di coinvolgere e di ascoltare i suoi allievi, trasmettendo loro amore per la materia e affidando loro con generosa fiducia originali proposte di ricerca. I suoi corsi erano sempre seguitissimi.
Punto di riferimento imprescindibile per l’arte tardoantica e altomedievale, era tra i membri effettivi della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, gloriosa e antica istituzione archeologica della Santa Sede, ed era socio corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico.
Fabrizio Bisconti è stato un studioso straordinario, ma la competenza vastissima soprattutto nel campo dell’arte paleocristiana, sorretta da una conoscenza assai solida delle fonti patristiche, non deve indurre a credere che fosse uno spirito puramente speculativo, dedito solo alle sue pubblicazioni o ai suoi programmi accademici.
Era anche un motore instancabile di attività sul campo, tra i tanti incarichi a lui affidati quelli presso la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, l’ufficio della Santa Sede che svolge la cura e la tutela delle catacombe cristiane di Roma e d’Italia, gli hanno consentito di esprimere al meglio questa sua capacità realizzativa, che riusciva a trasmettere con entusiasmo a chi collaborava con lui.
Innumerevoli i progetti di scavo archeologico e di restauro conservativo da lui diretti o coordinati nelle catacombe, spesso contraddistinti da scoperte. Tra gli scavi archeologici la scoperta della catacomba romana di via Latina 135, gli scavi nel settore delle catacombe di San Sebastiano frequentato da San Filippo Neri, quelli nel cubicolo di Orfeo a San Callisto, gli scavi nella basilica chiusina di Santa Mustiola, alla catacomba di Villa San Faustino a Massa Martana e gli scavi nella regione della Velata e nel secondo piano del cimitero di Priscilla, ancora in corso.
Per quanto riguarda i restauri, invece, ove insieme ai suoi collaboratori ha coltivato con successo le grandi potenzialità della metodologia di pulitura con raggio laser sulla pittura ipogeica, si possono almeno ricordare i restauri del nicchione con la Madonna, dell’arcosolio del Pastore con i galli e del cubicolo di Lazzaro nelle catacombe di Priscilla, quelli nel cubicolo degli Apostoli a Santa Tecla nell’ipogeo degli Aureli, nella catacomba di via Dino Compagni, nella catacomba della ex Vigna Chiaraviglio, nelle catacombe napoletane di San Gennaro e di San Gaudioso.
È senz’altro merito di Bisconti aver valorizzato e ampliato il sistema museale annesso alle catacombe, creando, presso i principali complessi aperti al pubblico, una serie di spazi espositivi, da lui concepiti come una sorta di museo diffuso in cui potesse essere fruito dai visitatori tutto il ricchissimo patrimonio in genere costituito da preziose testimonianze della scultura funeraria, altrimenti destinato a giacere nei depositi.
Oltre duecento le sue pubblicazioni scientifiche, in articoli, monografie e partecipazioni ai cataloghi dei tanti progetti espositivi cui è stato chiamato a collaborare, per le sue competenze riconosciute a livello internazionale. Da menzionare Dalla terra alle genti (Rimini, 1996), Romana pictura (Rimini, 1998), Aurea Roma (Roma, 2000-2001), Pietro e Paolo (Roma, 2000).
Bisconti sapeva mettersi anche al servizio della comunicazione generalista, sempre nel segno del rigore storico: numerose le partecipazioni a trasmissioni di divulgazione scientifica, e i suoi articoli su «L’Osservatore Romano», da cui è stato tratto per i tipi della LEV il volume Primi cristiani tradotto in più lingue. Con spirito di servizio assunse anche l’incarico di Magister della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, antico collegio che si propone di mantenere vivo ai giorni nostri il culto dei martiri del primo cristianesimo.
Caro Fabrizio, arrivederci in quel meraviglioso paradiso, fatto di colori vividi e luminosi, che hai così ben descritto in tanti studi.
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