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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliIstituito in linea con l’impegno della Fondazione Bracco nella promozione del merito e delle competenze femminili in collaborazione con la Fondazione Roberto de Silva e Diana Bracco, il Premio Diana Bracco-Imprenditrici ad arte celebrerà la sua terza edizione alla prossima Artissima. Anche quest’anno sarà accompagnato da una rubrica di approfondimento e riflessione sulla figura dell’imprenditrice nel mondo dell’arte. Sei gli appuntamenti previsti, a partire da un’introduzione sulla nascita della figura della gallerista nel corso del secondo Novecento. A seguire, le interviste con le tre giurate: Elisabetta Barisoni, dirigente Area Musei di Ca’ Pesaro e del Museo Fortuny, Venezia e MUVE, Mestre, l’artista Monica Bonvicini e Christian Leveet, collezionista, filantropo e fondatore di FAMM di Mougins.
Il premio celebra l’equilibrio tra strategia imprenditoriale e visione culturale. Come distingui, nel lavoro di una gallerista emergente, un vero progetto etico-estetico da una semplice operazione di posizionamento di mercato?
Spero vivacemente che nel lavoro di una gallerista emergente esistano i due vettori parallelamente. Una volta si parlava della differenza tra chi operava come dealer e chi come gallerista. Sicuramente una gallerista deve avere una visione culturale e una tattica operativa sul rispetto al mercato. Un lavoro etico-estetico si riconosce dalla coerenza del programma e delle scelte fatte col tempo: dalla qualità dei rischi presi ed affrontati, dal sincero interesse al dialogo con le artiste. Si tratta di avere una consapevolezza forte del proprio tempo, del contemporaneo anche se sempre legato una storia che è quella fondamentalmente del mondo dell’arte. Il dealer, come dice la parola, e chi è più interessato a scambi veloci e lucrativi. Si rivolge ad un pubblico che già è informato ed interessato prevalentemente ad investire in arte dopo aver investito in tutto il resto. Una brava galleria investe nella ricerca, nello scambio, nel creare tendenze.
Nel panorama contemporaneo, quanto conta la capacità di una gallerista di costruire una comunità attorno al proprio spazio, fatta di artisti, pubblico, curatori, rispetto al semplice successo commerciale o alla partecipazione alle grandi fiere?
Una gallerista non esiste se non è in grado di creare una collettività intorno al proprio programma. Non esiste neanche una galleria se non ha alle spalle non solo artisti, storici dell’arte, critici d’arte, curatrici ma anche collezionisti. Tutti sono interessati alla stessa cosa. Anche le fiere hanno bisogno di una comunità che sia aperta, diversa, curiosa e interessante. Una galleria deve essere capace di costruire un ecosistema che non solo sostenga e possa far sviluppare le proprie artiste, ma che riesca a creare una rete di rapporti propizi a tutti i campi. La forza di una galleria emergente è di diventare un luogo di incontro, di mediazione. Per questo ha anche bisogno di ottenere un successo economico.
In tempi di iper-visibilità digitale, in cui l’arte si consuma rapidamente sui social, quale ruolo può giocare una gallerista di nuova generazione nel difendere la lentezza della fruizione e la profondità del rapporto con l’opera?
Una galleria è un luogo che cura la fisicità delle opere d’arte. Di qualsiasi tipo esse siano si tratta di trovarsi di fronte a lavori che richiedono attenzione, anche concentrazione. L’architettura di una galleria può sicuramente influenzare o aiutare un certo tipo di impegno visivo. Il dialogo che la gallerista ha con il proprio pubblico è personale, profondo per riuscire a costruire una conoscenza che va al di là della facile informazione. Ciò implica anche una responsabilità: curare l’esperienza retinale e fisica della propria comunità. Non si tratta di difendere la lentezza ma di aiutare a capire le connessioni e i contenuti che ogni opera d’arte e ogni artista porta con sé e queste sono tutte storie completamente e sempre nuove e diverse. Forse il ruolo della Gallerista è quello di far imparare ad ascoltare, per un’autonoma coscienza del vedere.
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La rubrica di approfondimento dedicata al premio promosso dalla Fondazione Bracco in collaborazione con la Fondazione Roberto de Silva e Diana Bracco, che celebra la figura dell’imprenditrice in ambito artistico