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Gentile e Giovanni Bellini, Madonna di Costantinopoli e sette santi. Museo Piersanti, Matelica

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Gentile e Giovanni Bellini, Madonna di Costantinopoli e sette santi. Museo Piersanti, Matelica

«Quella Madonna è di Giovanni e Gentile Bellini, non del padre»

Per lo storico dell’arte Andrea De Marchi furono i figli a dipingere una tavola e predella del Museo Piersanti a Matelica. Come comunica in un convegno

Stefano Miliani

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Matelica (Mc). La tavola della Madonna con Bambino detta «di Costantinopoli» nel Museo Piersanti di Matelica  ha recato, nella targhetta, la dicitura «Jacopo Bellini e bottega». L’attribuzione include i sette santi nella predella. A giudizio di Andrea De Marchi, docente di storia dell’arte medievale all’Università di Firenze, la paternità del dipinto va trasferita definitivamente dal padre (1396/1400 ca-1470 ca) ai due figli del pittore: Gentile (1429-1507) per la Madonna, Giovanni (1430 ca-1516) per i santi.

Profondo conoscitore di pittura marchigiana e veneziana, da confronti con quanto si sa di una pala padovana dei tre Bellini e dall’accertamento che tavola e predella sono un pezzo unico, lo studioso suffraga l’attribuzione sabato 17 febbraio nella prima delle due giornate del convegno nel Teatro Piermarini sul «Museo Piersanti e la sua collezione. Studi e ricerche per i 100 anni del museo» curato dal direttore della raccolta don Piero Allegrini e dalla storica dell’arte Giulia Spina.

De Marchi è un esperto di pittura dal Gotico al Rinascimento. Sul dipinto di Matelica a «Il Giornale dell’Arte» sintetizza: «Opera composita, ha una predella insolita con sette santi che erano già stati attribuiti a Giovanni, mentre per la Madonna si sono fatte varie attribuzioni tra cui anche Antonio da Fabriano. Ritengo che l’opera nasca da una collaborazione dei due fratelli sotto l’egida del padre». E come approda a questo convincimento? «Dai raffronti stilistici. Siamo intorno al 1460. I giovani Giovanni  e Gentile in quell’anno firmano con il padre la perduta “Pala Gattamelata” dedicata a Sant’Antonio a Padova. La pala aveva un’iscrizione che diceva che era di Jacopo con i figli Gentile e Giovanni». Un pezzo laterale, ricorda, è a Washington, tre predelle sono al Museo Civico padovano, al Correr di Venezia, alla Pinacoteca Estense a Ferrara. «Si presenta lo stesso problema dei sette santi di Matelica. Per me Jacopo forse disegna, ma fa dipingere ai due figli che erano in bottega. Il padre era una figura di prestigio, lui prende la commissione».

Il committente, fa sapere lo storico dell’arte, lo studioso di Matelica Alberto Bufali lo individuò in Bartolomeo Colonna da Chio, quindi dall’isola greca di Kios: «Era un umanista eclettico e bizzarro che andò a vivere a Matelica, vi promosse l’arte tipografica e commissionare un’opera a una bottega veneziana dava indiscutibilmente prestigio». Dacché ribadisce: Madonna e predella escono dalle mani dei due fratelli? «Fratellastri, corregge. Studi recenti hanno mostrato come Giovanni, stranamente non citato nel testamento della vedova di Jacopo, probabilmente fu un figlio naturale nato fuori dal matrimonio».

«Le parti della Madonna Costantinopoli di Matelica hanno avuto attribuzioni diverse e un tempo erano separate. Dopo averlo ipotizzato, De Marchi ha verificato al museo che Madonna e predella erano un pezzo unico. E il suo intervento al convegno è importante e inserisce il dipinto nel momento in cui Giovanni Bellini abbandona Mantegna ed entra nello stile che avrà negli anni ‘60», osserva il sindaco-storico dell’arte della cittadina Alessandro Delpriori che accoglie il cambio di attribuzione.

Il messaggio civico
Oltre al lato storico artistico, il convegno contiene anche un messaggio civico: evidenzia come la cittadina marchigiana abbia saputo reagire al terremoto dell’ottobre 2016 (che qui non ha provocato crolli) con un ammirevole attivismo, come abbia reso agibile da tempo la cattedrale, il pian terreno del quattrocentesco Palazzo Piersanti,  l’incantevole teatro del 1805 progettato dall’architetto della superblasonata Scala di Milano. È una riprova, nei fatti, di quanto possa far bene la cultura. Anche per un turismo curioso e, non ultimo, per l’economia locale.

Museo Piersanti

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Stefano Miliani, 16 febbraio 2018 | © Riproduzione riservata

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«Quella Madonna è di Giovanni e Gentile Bellini, non del padre» | Stefano Miliani

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