Giacomo Balla. Dipinti 1900-1930
Sembra una Caporetto. Osservando il grafico, dal 2010 al 2024 le opere storiche di Giacomo Balla (1871-1958) hanno perso, in termini assoluti, il 62,2%. Negli ultimi 8 anni tuttavia la parabola discendente si è arrestata e i valori del 2016 sono simili a quelli di oggi (-0,9%). Molte le difficoltà per una produzione assai varia, con vendite talvolta caotiche e lavori non sempre ben documentati. Gli ultimi capolavori in asta sono stati quelli della collezionista Lydia Winston Malbin, il 6 novembre 2013 da Sotheby’s a New York. Allora, «Automobile in corsa» del 1913 ha raggiunto il record di 8,5 milioni di euro. Di recente, l’unica testimonianza di quell’epoca passata all’incanto è stata «Linee di velocità+cielo» del 1914, olio su juta (48,5x68,5 cm) che il 2 dicembre 2023 da Farsetti ha realizzato 345mila euro. Tra le opere divisioniste, «Villa Borghese dal balcone» del 1907 è stata venduta il 26 novembre 2024 da Il Ponte per 128mila euro, un prezzo pari ai 227 milioni di vecchie lire spesi il 24 novembre 1998 da Sotheby’s a Milano. Balla appare ancora estremamente sottovalutato, ma nel prossimo futuro l’interesse per lui potrebbe crescere anche in relazione all’acquisto dello Stato di Casa Balla a Roma.
Umberto Boccioni. Dipinti 1903-1916
Un solo clamoroso picco, poi calma piatta. È questo il trend di Umberto Boccioni (1882-1916) di cui sono passati in asta appena 57 dipinti in 38 anni. L’opera glamour è stata «Testa+luce+ambiente», proveniente dalla collezione di Margherita Sarfatti, che il 28 febbraio 2018 da Sotheby’s a Londra è stata acquistata per la cifra record di 10,2 milioni di euro. Da quella vetta non si poteva che scendere e gli investitori hanno dovuto accontentarsi delle opere prefuturiste e tra queste va segnalato «Ritratto femminile» del 1903 (110x60 cm) che il 2 dicembre 2023 da Farsetti si è imposto per 611mila euro. Quel risultato ha contribuito a far risalire i valori tendenziali che lo scorso anno sono apparsi superiori del 98% rispetto al 2010. Nell’ultima stagione un crollo solo apparente dovuto alla scarsità dell’offerta e a un’aggiudicazione inferiore alle previsioni: «Sera», 1906, opera crepuscolare di 97,5x64 cm, il 30 novembre da Farsetti ha cambiato proprietario per 351mila. Ma il 24 maggio 2022 da Il Ponte è bastato «Paesaggio con alberi» del 1908, (27x16 cm), dove già si respira l’atmosfera del movimento marinettiano, per far schizzare il prezzo a 125mila. Di fronte a Boccioni insomma ogni dipinto fa gara a sé.
Gino Severini. Dipinti 1910-1919
Tra i grandi del Futurismo, Gino Severini (1883-1966) ha raggiunto la cifra più elevata. Per «Danseuse» del 1915 sono stati spesi 19 milioni di euro. A venderlo è stata Sotheby’s a Londra il 25 giugno 2008 superando le più ottimistiche previsioni. Sette anni dopo ancora un trionfo: «Ritratto astratto di Madame M.S.» del 1915 (il Mart di Rovereto conserva un pastello della stessa serie), si è imposto, sempre da Sotheby’s a Londra, per 9,4 milioni. Sono le punte di diamante di un mercato che in 15 anni, pur con risultati altalenanti, ha consolidato i valori con un incremento dell’85,4%, di poco superiore a quello della Borsa italiana. Questo non significa che Severini abbia le valutazioni che merita e il 18 ottobre 2024 da Christie’s a Parigi «Danse de l’ours», 1913-14, olio su carta riportata su juta (36,8x27,3 cm), ha cambiato proprietario per 504mila euro, cifra non certo soddisfacente (il 4 ottobre 2018 da Christie’s a Londra si era imposto per 688mila). Prima di trovare una nuova collocazione, però, «Danse de l’ours» è passato anche attraverso un flop e il 3 marzo 2023 Christie’s, a Londra, l’ha ritirato per una richiesta troppo esosa. Nemmeno gli anni d’oro procedono sempre a passo di danza.
Le analisi e i dati sono curati da Roberto Capitanio in esclusiva per «il Giornale dell’Arte».
Attenzione. Gli indici mettono a confronto l’andamento degli artisti negli ultimi 15 anni rispetto a un particolare segmento del loro mercato (viene calcolata la media dei valori considerando i risultati delle case d’asta italiane e internazionali) con l’oro, la Borsa italiana (Ftse Mib) e la Borsa americana (Standard & Poor’s 500).
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