Dario del Bufalo
Leggi i suoi articoliÈ di poche settimane fa la notizia che a San Casciano dei Bagni (nel Senese) sono stati rinvenuti 24 bronzi antichi (III-I secolo a.C.) negli scavi delle Terme diretti dall’Università per Stranieri di Siena in collaborazione con il MiC. Il rinvenimento è senz’altro importante sul profilo storico e documentario del periodo di passaggio tra l’epoca etrusca e quella romana, soprattutto per le preziose iscrizioni in etrusco e latino che descrivono i voti e i nomi delle famiglie tributarie, dando così nuova luce alla storia dei gruppi familiari dell’epoca come la famosa statua in bronzo (certamente più bella) dell’Arringatore rinvenuta a Perugia e oggi conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
Tutto molto interessante e importante. Ma da qui a dire che «San Casciano come Riace» («la Repubblica») o che sia «la scoperta più importante dai Bronzi di Riace» (Osanna, direttore generale dei Musei), «una scoperta che riscriverà la storia» (la Repubblica TV), direi proprio di no. La qualità artistica di questi bronzi non si avvicina neanche lontanamente a quella dei Bronzi di Riace o del giovane Atleta ripescato al largo di Fano e oggi al Getty Museum, oppure al Satiro Danzante di Mazara del Vallo.
I 24 bronzi di San Casciano sono ex voto, bruttini, provinciali, sproporzionati, tecnicamente poveri e ingenui rispetto alla scultura classica greca o a quella romana imperiale. Dunque non facciamo paragoni impropri e lasciamo alla provincia il fascino e l’interesse storico dei centri minori.
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