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«Solare» (1961) di Mario Schifano. Courtesy M&L Fine Art, Londra

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«Solare» (1961) di Mario Schifano. Courtesy M&L Fine Art, Londra

Schifano, luce d'agosto

I suoi folgoranti monocromi in mostra a Londra da M&L Fine Art

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Franco Fanelli

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«Mario dipingeva i suoi primi monocromi in questo modo: prima faceva alcuni studi, qualche schizzo su carta. Provava e riprovava diverse combinazioni con scritte e colori diversi (...). Era un lavoro molto pensato, molto concettuale». Uno di quegli studi ricordati dallo scultore Giuseppe Uncini nella biografia di Mario Schifano (1934-88) curata da Luca Ronchi (edizioni Johan & Levi) servì al pittore come tappa di avvicinamento a un capolavoro, «7 agosto 1961».

Cinque mesi prima Schifano era stato protagonista di un esordio folgorante alla galleria la Tartaruga di Plinio De Martiis: «La sua prima personale fu tutta di monocromi, ricordava il gallerista in una testimonianza pubblicata nella citata biografia. Durante l’allestimento Mario venne a vedere, a controllare di persona (...). Credo che quella sia stata l’unica volta in cui l’ho visto preoccupato e pensieroso. Il giorno stesso dell’inaugurazione avevo già venduto tutto. Subito dopo Mario si comprò una macchina, mi pare una MG bianca, e andò a sbattere. Non aveva neanche la patente». «7 agosto 1961», insieme al suo studio, è ora il pezzo forte della monografica che M&L Fine Art, la galleria londinese di Matteo Lampertico e Luca Gracis, dedica dal 2 ottobre al 23 novembre ai «Monocromi» di Schifano, commentati in catalogo da Laura Cherubini.

All’inizio degli anni Sessanta l’Informale è al tramonto; già nel 1953, a New York, il giovane Robert Rauschenberg, tra omaggio e iconoclastia, aveva cancellato un disegno di Willem de Kooning facendolo diventare un’opera sua. Il foglio ora un po’ ingiallito è un monocromo un po’ tormentato, si direbbe «pittorico», perché il gesto degli espressionisti astratti aveva lasciato un segno profondo. Stava per nascere una nuova generazione, quella dei New Dada, e in Europa dei Nouveaux Réalistes, preludio alla Pop art. Ma le fasi di transizione, nella storia dell’arte (e non solo) producono estasi e tormenti. O autentici gioielli, nei quali permane qualcosa di ciò che era appena stato e si affaccia ciò che sarà.

Questa è la temperie in cui nascono le cinque opere ora in mostra a Londra; opere che proietteranno Schifano, all’epoca ventisettenne, su un palcoscenico internazionale, poiché i monocromi saranno un vero colpo di fulmine per Ileana Sonnabend, che li esporrà nella sua galleria a Parigi. Permaneva, incancellabile, in quelle stesure gialle, verdi, rosse e nere un’«idea» fortissima di pittura, quella di uno degli ultimi grandi pittori italiani. «È come se tu avessi voluto fare un’ala di aeroplano», gli disse il poeta e critico Emilio Villa. E Schifano prese il volo.

«Solare» (1961) di Mario Schifano. Courtesy M&L Fine Art, Londra

Franco Fanelli, 03 ottobre 2018 | © Riproduzione riservata

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Schifano, luce d'agosto | Franco Fanelli

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