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Una veduta della mostra organizzata per il Premio Lissone 2025 al Mac-Museo d’Arte Contemporanea

Photo: Roberto Marossi

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Una veduta della mostra organizzata per il Premio Lissone 2025 al Mac-Museo d’Arte Contemporanea

Photo: Roberto Marossi

Sei nuove opere entrano nella collezione del Mac di Lissone

Ariel Schlesinger, Cecilia Granara, Giuliana Rosso, Landon Metz, Valerio Nicolai e Viola Leddi sono gli artisti partecipanti al Premio Lissone 2025 selezionati per arricchire la raccolta del museo lombardo

La collezione permanente del Mac-Museo d’Arte Contemporanea di Lissone si arricchisce di sei nuove opere, selezionate nell’ambito del Premio Lissone 2025 e presentate l’11 dicembre durante la serata che ha celebrato i 25 anni del museo. Un nucleo eterogeneo che conferma la vocazione del Mac a leggere, documentare e custodire le più rilevanti traiettorie della ricerca artistica contemporanea.

La scelta delle opere riflette l’impianto rinnovato del Premio, ideato dal direttore Stefano Raimondi: non più competizione, ma un modello collaborativo in cui artisti e istituzione condividono risorse e visione. Un approccio «orizzontale» che interpreta il museo come osservatorio sensibile ai linguaggi emergenti e alle sperimentazioni internazionali.

Ariel Schlesinger apre il percorso con «The most interesting plants grow in the shade» (2024), una forbice che diventa chiave e innesca un paradosso poetico capace di scardinare la funzionalità degli oggetti. Con «Love (Whale)» (2023), Cecilia Granara costruisce invece un universo sensuale e mitico, dove figure innamorate si abbandonano al mare all’interno di balene coloratissime.

L’adolescenza come stato mentale ricorrente è al centro de «L’estensione dell’alba» (2022) di Giuliana Rosso, mentre Landon Metz, con «Untitled» (2024), restituisce un’esperienza pittorica rarefatta, modulare, in equilibrio tra gesto e assorbimento del colore. Valerio Nicolai spinge il linguaggio pittorico verso il cortocircuito concettuale con «Ritorneremo (trovata di portafogli)» (2025), serie di tele piegate a imitare portafogli smarriti. Chiude Viola Leddi, che in «Senza titolo» (2025) incrina l’ordine di una griglia cartesiana trasformandola in un fragile terreno emotivo.

Con questo insieme, il Mac prosegue nella costruzione di un patrimonio vivo, capace di intercettare la complessità del presente.

Cecilia Paccagnella, 12 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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