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Antonio Mirabelli
Leggi i suoi articoliL’Arte povera, gli scioperi, la calata di Beuys a Napoli, le lotte per il divorzio e per l’aborto, Christo davanti al Duomo di Milano, il femminismo, i cavalli di Kounellis: in un documentario sogni e contraddizioni del decennio 1967-1977.
Nel corso della 38ma edizione del Torino Film Festival è stato presentato, in anteprima mondiale, il documentario «La Rivoluzione Siamo Noi», prodotto e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, con il quale la regista Ilaria Freccia, insieme a Ludovico Pratesi, documenta uno dei momenti più prolifici per l’arte italiana del secolo scorso: il decennio 1967-77.
Il documentario trae il titolo dall’omonima opera iconica di Joseph Beuys in cui l’artista è ritratto mentre avanza come una figura viva in movimento. La rivoluzione evocata dall’artista tedesco è tesa a costruire un dinamismo culturale libero da conformismi. Ilaria Freccia si è affidata alla guida del critico Ludovico Pratesi per esplorare la galassia artistica dell’Italia degli anni Settanta.
Il documentario prende la forma di un viaggio e traccia sulla mappa dell’Italia le quattro città cruciali per lo sviluppo delle nuove avanguardie: Torino, Milano, Roma e Napoli. Sullo fondo delle nascenti forme di linguaggio artistico, trapelano le tensioni sociali proprie del periodo storico: gli scioperi, la guerra in Vietnam, la rivendicazione dei diritti delle donne, l’approvazione delle leggi su divorzio e aborto. Un riflesso documentato dalle immagini di repertorio.
In alcuni frammenti si vedono sfilare gli scioperanti in piazza Duomo a Milano accanto alla statua di Vittorio Emanuele II «impacchettata« da Christo per l’anniversario del Nouveau Réalisme nel novembre del 1970. Un confronto, quello tra arte e società, che si trascina anche nelle gallerie.
Filmati di archivio mostrano le performance di Jannis Kounellis, Mario Merz e Gino De Dominicis dominare l’interno de L’Attico nella sua sede di via Beccaria a Roma. Si vede Gian Enzo Sperone disporre le piastrelle dell’artista minimalista Carl Andre sul pavimento della sua galleria di Torino.
Una serie di interviste ad alcuni tra i galleristi più affermati dell’epoca come Tucci Russo, Fabio Sargentini e Lia Rumma rivelano il ruolo delle gallerie del tempo.
A lasciare il segno sono anche le mostre che si alternano in quegli anni. Achille Bonito Oliva a Roma nel 1973 idea e cura «Contemporanea», allestendo lo spazio espositivo nel garage di Villa Borghese progettato dall’architetto Luigi Moretti. Lo stesso Bonito Oliva, qualche anno prima, presenta a Palazzo delle Esposizioni la mostra «Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-1970». Più al sud, presso gli Arsenali di Amalfi, nel 1968 Germano Celant cura la storica mostra «Arte povera più azioni povere».
È un rinascimento contemporaneo quello del decennio 1967-77 di cui il documentario «La Rivoluzione Siamo Noi» racconta la forza proteiforme. Nella scena finale ritorna Beyus con le parole della sua poesia «Proteggi la fiamma»: un auspicio con cui si esorta ad alimentare il fuoco dell’espressione artistica, a proteggerne il calore, affinché l’arte possa essere sprone per raccontare, con il suo unico linguaggio, un presente complesso, così come accaduto in quegli indimenticabili anni.

Achille Bonito Oliva e Graziella Lonardi Buontempo davanti al manifesto della mostra «Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70» (Foto massimo piersanti) a Roma nel 1970. Foto di Foto Massimo Piersanti

Operai della Pirelli manifestano salendo sul monumento equestre di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo a Milano «impacchettato» da Christo e Jeanne-Claude nel 1970

Gilberto Zorio, Emilio Prini e Giuseppe Penone nel 1969. Foto di Paolo Mussat Sartor

Manifesto della mostra di Andy Warhol e Joseph Beuys da Lucio Amelio a Napoli nel 1980
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