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Il Café de Paris con gli arredi di Louis Majorelle. © Pierre Antoine

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Il Café de Paris con gli arredi di Louis Majorelle. © Pierre Antoine

Storia e protagonisti del Musée Carnavalet

Riaperto dopo cinque anni il più antico museo di Parigi

Luana De Micco

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Il Musée Carnavalet era mancato alla capitale francese, ai suoi cittadini e, finché ce ne sono stati, ai turisti. Chiuso nel 2016 per lavori, un’apertura rinviata a causa dell’epidemia, il più antico museo della capitale (inaugurato nel 1880) ha finalmente riaperto le porte il 29 maggio. Il restyling, portato avanti dall’agenzia Chatillon Architectes, associata a Snøhetta e NC-Nathalie Crinière, è stato completato: un cantiere da 58,8 milioni di euro, finanziati quasi integralmente dalla Città e ultima tappa del vasto programma di recupero dei 14 musei municipali avviato nel 2015. I visitatori scoprono dunque un museo nuovo, più moderno e al passo con la ricca offerta culturale della città (prima della chiusura accoglieva 500mila visitatori circa ogni anno).

Le eleganti facciate dei due palazzi storici, l’Hôtel Carnavalet (1548-60) e Le Peletier de Saint-Fargeau (1688-90), nel cuore di uno dei più bei quartieri della città, il Marais, sono state restaurate. Gli interni sono stati ristrutturati e messi a norma di sicurezza ed è stata modernizzata l’accoglienza del pubblico, nei nuovi spazi delle ex scuderie settecentesche.

Il restauro delle 3.800 opere esposte, molte delle quali prima erano nei depositi, ha richiesto un cantiere a sé. Anche la museografia è stata ripensata: «All’origine non c’era stata una riflessione a monte su come esporre le opere nei due edifici, che nascono come luoghi di abitazione, ha spiegato la direttrice Valérie Guillaume. Le cose hanno seguito il loro corso, via via, fatalmente, ma la museografia col tempo aveva perso qualsiasi coerenza cronologica».

Il nuovo percorso lungo 1,5 km segue dunque, per la prima volta, una scansione temporale, ritmata da focus tematici, e racconta tutta la storia di Parigi, senza alcun vuoto, dal Mesolitico al XXI secolo. Nell’antico sottosuolo, dove ha inizio la visita, dagli ex depositi sono state ricavate delle nuove sale con le volte in pietra, che ospitano ora le collezioni dalla Preistoria al Rinascimento, allestendo tra l’altro una piroga neolitica rinvenuta nella Senna.

Tra gli oggetti che raccontano la storia della città: un’anta del portone dell’Hôtel de Ville salvata dall’incendio del 1871, la culla imperiale di Luigi Napoleone Bonaparte (Napoleone III) firmata Victor Baltard (1853), il secrétaire di madame de Sévigné, la poltrona detta «mortuaria» di Voltaire o ancora il cappotto di Marcel Proust. Sono state arricchite le sale dedicate alla Rivoluzione francese, dove sono esposti l’ultimo ordine firmato il 10 agosto 1792 da Luigi XVI prima della caduta della monarchia, una scarpetta numero 36 che Maria Antonietta avrebbe portato sul patibolo nel 1793, una veduta della Bastiglia di Hubert Robert del 1789, poco prima della demolizione.

Deliziosa la sala delle insegne di botteghe parigine dal XVI al XIX secolo. Come sottolinea Valérie Guillaume il Musée Carnavalet è un «museo teatrale». Una grande decorazione, dove sono ricostituiti, una sala dopo l’altra, gli interni di antiche dimore e negozi parigini: dal bucolico Salon Demarteau dipinto da François Boucher nel 1765 al Salon Wendel in stile Années Folles, dal Café de Paris in stile Art Nouveau di Louis Majorelle alla Bijouterie Fouquet firmata Alphonse Mucha.

Il Café de Paris con gli arredi di Louis Majorelle. © Pierre Antoine

La sala da ballo Wendel. © Pierre Antoine

Il Musée Carnavalet. © Antoine Mercusot

Il Cabinet Colbert de Villacerf. © Pierre Antoine

Luana De Micco, 01 giugno 2021 | © Riproduzione riservata

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