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La facciata principale dell'Oratorio della Madonna del Sole a Capodacqua, frazione di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno)

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La facciata principale dell'Oratorio della Madonna del Sole a Capodacqua, frazione di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno)

Terremoto, il Fai adotta il tempietto di Cola dell’Amatrice

Il Fondo per l’ambiente italiano lancia una raccolta di soldi per restaurare l’Oratorio della Madonna del Sole a Capodacqua, frazione di Arquata del Tronto colpita pesantemente dal sisma dello scorso agosto

Stefano Miliani

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Arquata del Tronto (Ap). Il Fondo per l’ambiente italiano «adotta» il terremotato Cola dell’Amatrice, ma non nel paese laziale dove l’architetto, scultore e pittore nacque tra il 1480 e il 1490: lo «adotta» nella frazione di Capodacqua a sud-ovest di un altro paese devastato pesantemente dal sisma del 24 agosto scorso, Arquata del Tronto sull’Appennino tra i monti marchigiani. Il Fai ha infatti lanciato un appello per raccogliere 300mila euro per recuperare l’Oratorio della Madonna del Sole. A pianta ottagonale, luogo assai caro agli abitanti che prima del cataclisma avevano avviato una raccolta fondi per restaurare gli affreschi cinquecenteschi, il monumento ha la facciata a pezzi, è instabile e come primo passo il Fai ha deciso un primo stanziamento per metterlo in sicurezza e analizzarlo in modo da affidare un progetto di consolidamento e restauro.

Il tempio, del XVI secolo, viene attribuito per tradizione (quindi non su documenti) appunto a Nicola Filotesio. Sono duramente danneggiati la cornice del rosone, l’interno e gli affreschi che raffigurano la Madonna del Sole, del 1523 (opera ritenuta di un discepolo di Carlo Crivelli), e l’Assunzione della Vergine tra gli apostoli, della metà del Cinquecento. La pittura murale più antica, ricorda il Fai, «rimanda all’origine della chiesa, costruita nel luogo dove, in tempi remoti, avvenivano riti naturalistici in onore del sole, fino a quando la comunità locale sostituì il culto con quello per la Vergine». E con una nota che, involontariamente, coglie un clima diffuso di sfiducia verso le istituzioni, il fondo specifica che «il Fai gestirà in prima persona i lavori con regolari appalti onde poter restituire agli abitanti il bene nel più breve tempo possibile».

Certo, dirà qualcuno, non basterà, tuttavia si ricostruisce pezzo per pezzo, non tutto in una volta. Nell’ascolano il terremoto ha causato molti danni al patrimonio culturale. Secondo don Francesco Armandi, da oltre 40 anni parroco di Pretare e di altre otto frazioni di Arquata del Tronto le scosse hanno provocato crolli e lesioni a chiese, monumenti e opere d’arte per un valore non inferiore ai cinque milioni di euro: «Solo nelle mie frazioni c'erano nove chiese e nemmeno una è rimasta agibile. Alcune sono pericolanti e a rischio di crolli e molte conservavano opere e dipinti medioevali e rinascimentali. Occorre salvarle, se vogliamo davvero far rinascere la vita nei borghi». Tra i monumenti più colpiti, ad Arquata ci sono la Rocca medioevale, che è di nuovo illuminata dopo essere rimasta al buio per un mese dopo quella terribile notte, e la Chiesa di San Francesco, che ospitava la cosiddetta «Sindone di Arquata» (una delle 50 «copie» esistenti) alla quale gli abitanti sono molto devoti e che è stata già trasferita ad Ascoli Piceno.

Per la donazione all’Oratorio del Sole: il codice IBAN è IT29J0335901600100000017752, la causale «Terremoto Arquata 2016». Info sul sito www.fondoambiente.it



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La facciata principale dell'Oratorio della Madonna del Sole a Capodacqua, frazione di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno)

L'edicola con la Madonna del Sole nell'oratorio omonimo, Capodacqua,Arquata del Tronto (Ascoli Piceno)

Stefano Miliani, 01 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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