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Luana De Micco
Leggi i suoi articoli«Shine Your Light. Light Up Your City», ovvero «Fai brillare la tua luce. Accendi la tua città», uno slogan che nasceva come «metafora, per ricordare che Timisoara è stata fondata sui principi dell’Illuminismo, sulla tolleranza, il multiculturalismo e la multiconfessionalità», spiegava nel 2016 Simona Neumann, all’epoca direttrice esecutiva del Progetto Timisoara Capitale Europea della Cultura (dimessasi nel 2022), quando la città rumena ottenne l’ambita nomina.
La rassegna può finalmente prendere il via nel fine settimana inaugurale dal 17-19 febbraio, con due anni di ritardo, a causa della pandemia di Covid-19. Timisoara, che condivide la nomina con Eleusi in Grecia e Veszprém in Ungheria, è la seconda città rumena a essere stata scelta come Capitale europea della Cultura dopo Sibiu, nel 2007, anno in cui la Romania entrò nell’Unione europea.
Capoluogo storico del Banato (nell’ovest del Paese), al confine con Ungheria e Serbia, Timisoara, 330mila abitanti circa (terza città della Romania dopo Bucarest e Cluj), è un centro cosmopolita e universitario. Nel 1884, nel pieno del lungo dominio austroungarico durato dal 1716 al 1920 e tuttora evidente nelle sue architettura e non solo, fu la prima città d’Europa continentale a dotarsi di lampioni stradali elettrici.
Fu anche, nel 1989, la culla dell’insurrezione che sfociò nella caduta del regime comunista di Ceauşescu. Per il suo centro storico monumentale, in stile barocco, viene spesso definita la «piccola Vienna». La piaţa Unirii, la piazza dell’Unione, con la Colonna della Trinità, al centro, eretta nel 1740, ospita alcuni monumenti emblematici della città, tra cui le due cattedrali, cattolica e ortodossa.
Vi si trova anche il Muzeul de Arta-MNArt, che, dal 2006, occupa un’ala del Palazzo Barocco, ex residenza ufficiale dei governatori, e custodisce le collezione di Ormós Zsigmond, aristocratico e storico dell’arte che donò alla città gran parte dei suoi dipinti, libri e stampe. Il museo conserva anche una collezione di opere e oggetti del pittore rumeno Corneliu Baba (1906-97). L’altra grande piazza barocca, la piaţa Victoriei, la piazza della Vittoria, dove fu proclamata l’indipendenza nell’89, ospita il Teatro dell’Opera, progettato negli anni ’20 dall’architetto Duiliu Marcu, con il cartellone in tre lingue, romeno, ungherese e tedesco.
Con il titolo di Capitale europea della Cultura, Timisoara (che aveva stanziato un budget di 48,5 milioni di euro) spera in ricadute economiche e turistiche, oltre che sociali, positive per la città e per la regione. Il progetto artistico e culturale di Timisoara 2023, con una trentina di eventi a settimana e centinaia di artisti internazionali presenti, si costruisce intorno a tre assi: gli individui, i luoghi, i legami. La Foundation Art Encounters, creata nel 2015 con lo scopo di sostenere lo sviluppo dell’arte contemporanea in Romania, ha co-organizzato tre eventi maggiori.
Dal 17 febbraio al 28 maggio, il MNArt ospita la retrospettiva «Victor Brauner. Invenzione e magia», curata da Camille Morando, responsabile della documentazione al Musée national d’art moderne del Centre Pompidou di Parigi da cui provengono una quarantina di opere. La mostra allestisce un centinaio di opere del pittore surrealista rumeno (1903-66) che, insieme a Emile Cioran, Constantin Brancusi e Eugène Ionesco, fece parte della comunità di intellettuali rumeni di Parigi, dove si stabilì definitivamente nel 1938, e che è ancora poco noto nel suo Paese natale.
Altro evento centrale, sempre al MNArt, è la mostra «Brancusi: Fonti rumene e prospettive universali», dal 30 settembre al 28 gennaio 2024, curata da Doïna Lemny, conservatrice al Centre Pompidou, con sculture prestate dal museo parigino e dalla Tate Gallery di Londra. Dal 19 maggio al 16 luglio si tiene inoltre la quinta edizione della Biennale Art Encounters, curata da Adrian Notz, ex direttore artistico del Cabaret Voltaire, sul tema «Il mio rinoceronte non è un mito. Arte-Scienza-Fiction». Il programma esplora tematiche attuali nel contesto del conflitto in Ucraina e del cambiamento climatico. Sono presentati i lavori di circa 60 artisti.

Piazza della Libertà. © DR
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