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Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoli«Dunque l’opera d’arte totale è una vera, grande utopia». Nelle parole del critico svizzero Harald Szeemann (Berna, 1933-Locarno, 2005) è racchiuso il pensiero che lo guidò nella realizzazione della mostra «Der Hang zum Gesamtkunstwek-Europäische Utopien seit 1800» («L’aspirazione all’opera d’arte totale-Utopie europee dal 1800», che si tenne alla Kunsthaus di Zurigo nel 1983, per poi passare ad altre città e sedi), in cui interventi di vario genere sono accomunati da una forte tensione utopica, la medesima che sottostà al concepimento dell’esposizione stessa: l’idea che attraverso l’arte si possa cambiare la società.
Proprio attorno al binomio Gesamtkunstwerk («opera d’arte totale»)-utopia è stata impostata la giornata internazionale di studi che esplora il suo lascito e la sua attualità, anche a vent’anni dalla sua scomparsa: «Luoghi dell’Utopia» si terrà sabato 18 ottobre, a partire dalle 10.30, presso l’Auditorium di Monte Verità, ad Ascona, a cura di Nicoletta Mongini, direttrice cultura della Fondazione Monte Verità, e Gianna A. Mina, già direttrice del Museo Vincenzo Vela e membro della Fondazione Monte Verità.
La mattinata sarà dedicata alla poliedrica figura di Szeemann. Tobia Bezzola, direttore del museo Masi di Lugano, rifletterà sul rapporto tra il curatore e le istituzioni museali, dapprima formale (dal 1961 al 1969 diresse la Kunsthalle di Berna) e successivamente costellato di collaborazioni nelle vesti di curatore indipendente. A seguire, l’artista Una Szeemann svelerà la dimensione intima che ha sempre legato suo padre agli oggetti da lui raccolti e collezionati, fino al 19 ottobre al centro della mostra «Pretenzione Intenzione-Objects of Beauty and Bewilderment from the Archive of Harald Szeemann», allestita nelle capanne aria-luce Casa Selma e Casa dei Russi, e dell’omonima pubblicazione. I progetti rimasti un’utopia (come ad esempio la mostra «La Mamma» dedicata alla figura materna e al divino femminile) saranno ricostruiti da Pietro Rigolo, responsabile della Collezione e capo curatore della Pinacoteca Agnelli di Torino. Chi meglio di Beatrice Merz, presidente della Fondazione Merz di Torino, invece, potrebbe raccontare la dimensione relazionale e collettiva di Szeemann, che con Mario e Marisa Merz ha intessuto un legame fatto di lavoro, passione e amicizia. L’instancabile pratica archivistica a cui lo stesso curatore diede il nome di «Museo delle Ossessioni» sarà approfondita da Jonas Lendenmann, ricercatore presso Supsi.
Nel pomeriggio lo sguardo sarà invece orientato verso il presente e il futuro, offrendo una serie di spunti di riflessione per comprendere appieno l’attualità del pensiero di Szeemann. Giovanni Carmine, direttore della Kunst Halle Sankt Gallen di San Gallo, inquadrerà la figura del curatore oggi. Beatrice Trussardi, presidente dell’omonima Fondazione, presenterà modelli istituzionali alternativi in linea con le sfide attuali. Il rapporto tra istituzioni, programmazione e sguardo al domani sarà indagato da Andrea Lissoni, direttore artistico della Haus der Kunst di Monaco di Baviera. Maria Luisa Frisa, curatrice e tecnica della moda, analizzerà il concetto di «utopia», al quale assocerà la figura di Elio Fiorucci e in particolare la rivoluzione che portò nel mondo della moda tra anni Settanta e Ottanta. Per concludere, la direttrice del museo Man di Nuoro, Chiara Gatti, proverà a comporre una panoramica sulle nuove forme di narrazione dell’arte, tra divulgazione, scrittura e linguaggi multimediali.
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