Elena Correggia
Leggi i suoi articoliPioniere nell’unire con lungimiranza arte e affari, David Rockefeller sul finire degli anni ’50 diede avvio a una delle prime collezioni d’arte corporate alla Chase Manhattan Bank. Da allora si sono susseguiti brillanti esempi nel mondo bancario e finanziario ma non solo: oggi le collezioni d’arte aziendali appassionano i più svariati settori, dalla moda all’alimentare, dall’automotive all’hi-tech, senza dimenticare realtà grandi e piccole nell’ambito degli studi professionali.
Fra le motivazioni che spingono un’azienda a realizzare una raccolta d’arte c’è spesso il desiderio di comunicare con un linguaggio visivo efficace l’identità e i propri valori. La scelta può essere letta anche come azione di welfare per creare un ambiente di lavoro stimolante per i dipendenti (antesignano fu Adriano Olivetti), o ancora per dare lustro agli immobili stessi della società. Più recentemente, si è aggiunta una maggiore consapevolezza di come l’arte possa diventare un investimento a lungo termine, asset di diversificazione del patrimonio societario e strumento per qualificarsi agli occhi di investitori, clienti, fornitori e portatori d’interessi vari. Una varietà di motivazioni che si riflettono però in una realtà eterogenea e piuttosto parcellizzata di collezioni corporate.
Un quadro che ha motivato Tutela, associazione per i beni culturali, nel definire uno standard per la certificazione della gestione di qualità delle collezioni aziendali. «Il nostro obiettivo è promuovere una gestione dinamica della corporate art collection, che generi valore e lo incrementi nel tempo. Per questo specifichiamo i requisiti minimi, fornendo le linee guida e verificando le modalità di svolgimento di azioni come la conservazione dei beni, la catalogazione, la sicurezza, la comunicazione e l’impatto economico prodotto a livello di bilancio», spiega Fabiana Ciafrei, amministratore delegato di Tutela. Lo schema di base adottato è quello della norma Iso 9001, lo standard più diffuso a livello aziendale, declinato sulle peculiarità connesse alla conservazione e valorizzazione di un patrimonio artistico. «Verifichiamo, ad esempio, se la catalogazione delle opere comprende la stima, se la collezione è inserita nel contesto aziendale e cittadino, o ancora se esistono personale e strumenti dedicati per la gestione e un monitoraggio delle varie attività da parte dell’azienda», aggiunge Ciafrei.
Fra i benefici della certificazione c’è quello a livello di reputazione, una premialità che nell’ambito della corporate social responsibility si può estendere alla tutela del patrimonio culturale. «Si favorisce poi l’efficientamento del bilancio, poiché chiediamo che si faccia una stima dei valori della collezione ogni tre anni, prosegue Ciafrei. Inoltre, la certificazione è ascrivibile come voce del bilancio di sostenibilità e rispecchiando i criteri di sostenibilità del Dow Jones può concorrere all’incremento del rating aziendale». Una volta completato l’iter dell’audit, l’ottenimento della certificazione dà diritto alle aziende di entrare in Tutela, un’occasione per creare un network di corporate art collection e facilitare lo scambio di esperienze e buone pratiche. La certificazione ha durata triennale, un costo variabile a partire da 5mila euro all’anno ed è detraibile fiscalmente al 100%.
«L’iniziativa si presenta come rivoluzionaria e di grande attualità. Abbiamo sempre gestito la collezione Corporate di Tosetti Value, nata sette anni fa nell’ambito del progetto “Prospettive. L’economia delle immagini” ispirandoci a modelli museali e alle best practice internazionali, afferma Valentina Marocco, project manager di Tosetti Value per l’Arte, la divisione del family office che offre assistenza qualificata per la creazione e valorizzazione delle collezioni che fanno parte del patrimonio familiare. Siamo felici che ora anche il sistema arte si stia muovendo in questa direzione con proposte concrete come quella dell’associazione Tutela, alla quale aderiremo con piacere».
All’inizio del 2020 Tosetti Value insieme con Promemoria Group, società specializzata nell’archiviazione corporate, ha costituito Promemoria Family, (oggi, da dicembre 2023, dopo l'uscita di Promemoria Group, divenuta Embleme) dopo l'uscita di per offrire un servizio di consulenza finalizzato alla catalogazione, digitalizzazione e messa a sistema complessiva delle opere d’arte presenti nelle collezioni delle famiglie. «Attraverso i servizi offerti da una squadra di esperti e conservatori offriamo al collezionista una visione davvero completa di ciò che possiede, affinché possa operare scelte consapevoli rispetto alla gestione», commenta Giulia Tosetti, amministratore delegato di Promemoria Family e responsabile di «Prospettive. L’Economia delle immagini».
Il progetto sulla fotografia prevede l’allestimento di mostre negli spazi della società, curate in collaborazione con gallerie di riferimento e istituzioni come Camera, Centro italiano per la fotografia, con l’obiettivo di indagare il rapporto fra arte ed economia, anche in sinergia con le ricerche economiche del centro studi di Tosetti. Da questa iniziativa e dall’incontro con artisti come Walter Niedermayr, Zanele Muholi, Olivo Barbieri e Lorenzo Vitturi, solo per citarne alcuni, è nata la collezione corporate. «Una raccolta che si propone di creare un sistema di conoscenze condiviso e un ambiente favorevole al lavoro e alla produttività oltre che un patrimonio aziendale, continua Tosetti. Abbiamo scelto di avere una persona dedicata a curare la collezione e a darle voce, raccontandola a chi vive gli spazi perché la consideriamo un asset tangibile per la società in termini di conoscenze e valori».
Oltre alla collezione e alla consulenza, Tosetti Value family office persegue da anni un’attività di supporto e collaborazione con istituzioni culturali, come Camera per l’attività didattica e il Castello di Rivoli - Museo d’arte contemporanea per workshop rivolti a figure professionali in campo artistico. È infine partner di Artissima, nell’ambito della quale dal 2020 ha istituito il premio Tosetti Value per la fotografia per intercettare nuovi talenti con cui avviare un dialogo che porta spesso all’organizzazione di una mostra e all’acquisizione di un’opera per la collezione corporate.
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