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Città ideale, su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Galleria Nazionale delle Marche - Urbino Archivio fotografico

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Città ideale, su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Galleria Nazionale delle Marche - Urbino Archivio fotografico

Urbino, la «Città ideale» a Milano all’insaputa di Sgarbi

Il dipinto di Palazzo Ducale prestato alla mostra su Leonardo da Vinci. Il curatore del Padiglione Italia all’Expo non lo sapeva

Stefano Miliani

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Urbino. Una tavola simbolo dell’utopia urbanistica del Rinascimento italiano, la «Città ideale» custodita dalla Galleria nazionale delle Marche, ha lasciato Urbino per una trasferta lunga un mese: è in prestito a Palazzo Reale a Milano alla mostra su Leonardo da Vinci dove, riferiscono da Palazzo Ducale, resta fino al 15 maggio, non fino alla conclusione della rassegna, il 19 luglio.

Su questo prestito è curioso un retroscena: i curatori dell’esposizione milanese avevano chiesto la veduta di una limpidezza e dalle prospettive difficilmente eguagliabili dipinta intorno al penultimo decennio del Quattrocento da non si sa bene chi, forse da architetti come Luciano Laurana o, meno probabilmente, Francesco di Giorgio Martini.
Il dipinto è inserito nell’ottava sezione della mostra, quella intitolata «Realtà e utopia». E mentre il museo urbinate attende chi sarà nominato direttore a giugno (è uno dei 20 poli con direttori scelti ad hoc tramite la riforma del dicastero), da Roma il Ministero per i Beni culturali ha concesso il prestito senza tanti squilli di tromba. La qual cosa è accaduta quando l’assessore alla cultura della cittadina marchigiana nonché ambasciatore per «le belle arti» e curatore della mostra «Il tesoro d’Italia» per l’Expo milanese, Vittorio Sgarbi, ha dichiarato che non ne sapeva niente, di essersi frenato ma di non essere per questo contrario. «Avevo pensato anche io di richiederlo (il dipinto, Ndr) per il mio padiglione, ma avevo il dubbio che potesse danneggiare la città. Allo stesso tempo però penso che potrebbe essere un'occasione per Urbino vista l'eccezionalità dell'Esposizione universale», ha riferito l’edizione marchigiana di «Il Messaggero». È vero comunque che la soprintendenza, ovvero lo Stato, non deve rendere conto dei propri spostamenti d’opere a un assessore salvo che non riguardino in qualche modo il Comune stesso.

Piuttosto, l’unica delle tre vedute di città ideali conservata in Italia, essendo le altre due a Berlino e a Baltimora, figura in un elenco di dipinti che non dovrebbero uscire da Palazzo Ducale perché identificano il museo stesso. Non sarà forse un caso che la mostra a Palazzo Magnani a Reggio Emilia «Piero della Francesca. Il disegno tra arte e scienza» (cfr. «Il Giornale dell’Arte» n. 351, marzo ’15, p. 29) abbia una riproduzione della tavola urbinate e non il quadro. Con Milano è andata diversamente. Ma il principio delle opere che non possono essere prestate in Italia viene disatteso più spesso che no, tanto che la stessa Galleria urbinate quest’inverno ha dovuto concedere, sempre per un mese circa, a un’esposizione al Museo Puskin di Mosca la non meno significativa «Madonna di Senigallia» di Piero della Francesca. «L'opera porterà un ritorno di immagine e la sua assenza non rappresenterà un danno per il Palazzo Ducale», ha chiarito alla stampa Agnese Vastano della soprintendenza a proposito della «Città ideale»: «Qui abbiamo la mostra sugli Uomini Illustri e tanti altri eventi. Non bisogna vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto».

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Stefano Miliani, 15 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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