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Giuseppe Poli, «Ritratto di Giacomo Quarenghi» (1811), collezione privata

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Giuseppe Poli, «Ritratto di Giacomo Quarenghi» (1811), collezione privata

Venezia, nel bicentenario di Quarenghi una mostra sulla didattica dell'architettura

Veronica Rodenigo

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Venezia. Si tiene oggi presso l'Accademia di Belle Arti, la conferenza di presentazione della mostra «Tanto sono sublimi e maestosi che nulla più. La didattica dell'Architettura all'Accademia di Belle Arti di Venezia al tempo  di Quarenghi», in programma il prossimo ottobre negli spazi dei Magazzini del Sale 3.
Nell'anno in cui ricorre il  bicentenario della morte dell'architetto di origini bergamasche Giacomo Quarenghi, nato nel 1744 e scomparso a San Pietroburgo proprio il 2 marzo del 1817, la veneziana Accademia di Belle arti in collaborazione con le Gallerie dell'Accademia e il Comitato per le celebrazioni quarenghiane ne ricordano la figura preannunciando in anteprima il progetto espositivo lagunare nonché le iniziative che si moltiplicheranno a San Pietroburgo, Mosca, Varsavia, Bergamo, Milano e Roma lungo tutto il corso dell'anno.

Tra i massimi protagonisti della cultura artistica del Settecento europeo, Quarenghi partecipò all'elaborazione del primo linguaggio moderno internazionale. La sua fu una straordinaria carriera soprattutto come architetto di Corte degli Zar, nel corso della quale contribuì in modo decisivo a ridisegnare il volto di San Pietroburgo.
Il percorso espositivo della mostra autunnale (a cura di Alberto Giorgio Cassani e allestita da Gaetano Mainenti e Mauro Zocchetta) prevede 27 disegni provenienti dall'Accademia di Belle Arti e dalle Gallerie oltre a carteggi e documenti che rivelano i rapporti dell'architetto con altri noti colleghi a lui contemporanei. Tra questi: Tommaso Temanza, Gian Antonio Selva e Antonio Diedo.

Quarenghi sarà inoltre l'occasione per parlare della didattica nella Scuola di Architettura dalla fine del XVIII secolo al primo ventennio dell'Ottocento, tra neopalladianesimo e neoclassicismo, attraverso i discorsi didattici dell'Accademia e le opere manoscritte di Diedo; i concorsi di architettura e i nuovi protagonisti; la biblioteca e la produzione editoriale con le opere a stampa dal Vignola al Temanza, da Palladio a Cicognara; i materiali riguardanti il Quarenghi e conservati nell'archivio di Elena Bassi.
A corredo della mostra, un catalogo contenente i  saggi di Evelina Piera Zanon con Chiara Gasparini, Alberto Giorgio Cassani, Francesca Di Gioia, Angela Munari con Diana Ferrara, Marina Manfredi con Aureliano Mostini.

Giuseppe Poli, «Ritratto di Giacomo Quarenghi» (1811), collezione privata

Veronica Rodenigo, 02 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

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