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Una veduta della Sala delle Divinità a Palazzo Silvestri Rivaldi, Roma

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Una veduta della Sala delle Divinità a Palazzo Silvestri Rivaldi, Roma

Visitare Palazzo Silvestri Rivaldi sarà come viaggiare nel tempo

È prevista per settembre la riapertura al pubblico dello storico edificio romano, affacciato su via dei Fori Imperiali, dopo un imponente progetto di recupero recentemente illustrato in un libro

Arianna Antoniutti

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Nel mese di settembre, Palazzo Silvestri Rivaldi aprirà le sue porte al pubblico. Visite guidate si snoderanno fra i suoi ambienti, in corso di restauro grazie all’intervento dell’Istituto Centrale per il Restauro. Lo storico edificio romano, affacciato su via dei Fori Imperiali, a pochi passi dal Colosseo, promette una visita che equivale a un vero e proprio viaggio nel tempo: dalla Roma antica ai fasti del Rinascimento, fino ad arrivare ai nostri giorni, con la storia del restauro del palazzo e della sua rinascita. Le vicende storiche della Villa, il suo vasto patrimonio archeologico, architettonico e pittorico, e infine il complesso progetto di ripristino e valorizzazione, sono illustrati nel volume Villa Silvestri Rivaldi. Un cantiere di studio nel centro di Roma, a cura di Gianni Pittiglio e Maria Adelaide Ricciardi, pubblicato da Viella nel dicembre scorso (pp. 359, € 50).

Il libro nasce per raccogliere gli atti del convegno «Una fiorita e vaga primavera. Studi e ricerche su Villa Silvestri Rivaldi» svoltosi nel dicembre del 2022 a Roma, presso Palazzo Poli. Il simposio, oltre alla partecipazione, nel segno della multidisciplinarità, di eminenti studiosi, aveva visto il convergere di tutte le istituzioni coinvolte nel recupero del Palazzo: la Soprintendenza Speciale di Roma, la Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali (Dgeric), la Sovrintendenza capitolina, l’Icr, e le Università La Sapienza e Roma Tre.

Recentemente acquisito dalla Regione Lazio, il Palazzo è al centro, grazie a un’intesa con il Ministero della Cultura, dell’imponente progetto di recupero, minuziosamente illustrato dal volume, in cui sono esposti i piani didattici dei cantieri-scuola della Dgeric e dei cantieri di restauro dell’Icr. Innovazione tecnologica e sostenibile, valorizzazione, restauro architettonico e progettualità: il futuro del Palazzo e la sua trasformazione in polo culturale integrato con la città, sono alcuni dei temi trattati dai tanti saggi contenuti nel volume.

La Battaglia di Ponte Milvio (copia dell’affresco di Raffaello e Giulio Romano nelle Stanze Vaticane) affrescata a Palazzo Silvestri Rivaldi

I testi riassumono le vicende dell’edificio, sorto su preesistenze romane, all’interno di un’area compresa tra le vie del Colosseo, del Tempio della Pace e dei Fori Imperiali, che nel 1542 venne acquistata dal prelato Eurialo Silvestri da Cingoli, cameriere privato di Paolo III Farnese. Da semplice «domuncula» venne trasformata, su progetto attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane, in una fastosa residenza le cui decorazioni, nelle tre sale principali al piano nobile (1547-50), sono attribuite a Perin del Vaga e alla sua bottega.

L’appartamento al piano nobile, come spiega Gianni Pittiglio, «inizia dalla Sala delle divinità, decorata su tre livelli, secondo un tipico schema di matrice raffaellesca, che ben si attaglia alla direzione dei lavori di Perin del Vaga e della sua bottega, con il sicuro intervento di Prospero Fontana, di cui sono stati ritrovati alcuni disegni. In alto corre un fregio con la Centauromachia, il Ratto delle Sabine (rispettivamente arricchiti da uno sfondo con i resti di acquedotto romano e con vedute di edifici di Roma antica e moderna), la Battaglia di Ponte Milvio, copia in scala ridotta di quella delle Stanze Vaticane, e una scena navale con dei troiani (il Ratto di Elena?); al centro Giove saettante e una serie di divinità femminili, sue amanti (Callisto, Europa, Antiope, Latona?) e non (Cerere, Venere, Minerva, Diana); in basso dei monocromi, non sempre oggi leggibili, riguardanti le figure soprastanti. Gli affreschi, descialbati negli ultimi anni, vennero coperti dopo il 1660 quando il complesso divenne un convento femminile. Prima di questo, però, dopo il Concilio di Trento, le divinità vennero censurate all’altezza delle pudenda, come avvenne nel più celebre caso delle “braghe” del Giudizio Universale di Michelangelo. L’ambiente seguente è costituito dall’unione della Sala degli Imperatori e della Sala delle Virtù. Qui c’è ancora molto da recuperare sotto la scialbatura, ma resta la tripartizione delle pareti, con scene di battaglia in alto, una serie di imperatori centrali e dei monocromi in basso. Delle Virtù, per ora, si vede solo la Fortezza con il leone al suo fianco, del tutto simile a quella dipinta nella Sala Paolina di Castel Sant’Angelo. Una curiosità: questa immagine venne inquadrata in una scena del film di Ozpetek “Cuore sacro” del 2005. La successiva Sala di Amore e Psiche, attribuita allo spagnolo Gaspar Becerra, riprende le incisioni di scuola raffaellesca dedicate alla favola narrata nell’Asino d’oro di Apuleio, che nella prima metà del secolo venne affrescata anche nell’omonima loggia di Villa Farnesina per Agostino Chigi, da Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova e da Perin del Vaga ancora a Castel Sant’Angelo, nella camera da letto di Paolo III Farnese. La decorazione delle ultime tre sale, infine, venne commissionata dall’affittuario di prestigio Alessandro de’ Medici, futuro papa Leone XI, tra 1577 e 1584: in tutte è visibile lo stemma a sei palle della famiglia fiorentina, così come si ripete il motto “Sic Florui” del cardinale. Dopo un’ampia sala con la volta a tralci d’edera intrecciati con serti di rose, le altre due sono una cappella con i simboli della Passione di Cristo, scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, e uno studiolo con una volta a grottesche, cristianizzata dalla presenza delle Virtù cardinali».

L’imperatore di Costantino nella Sala degli Imperatori a Palazzo Silvestri Rivaldi

Arianna Antoniutti, 14 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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