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Arles (Francia), Centro per l’arte della Fondazione Luma (2018), Frank Gehry

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Arles (Francia), Centro per l’arte della Fondazione Luma (2018), Frank Gehry

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Le 100 architetture più spettacolari dal Duemila commentate da Gaggero & Luccardini

Luccardini, Gaggero

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C’è in giro una competizione fra gli architetti, che vengono incaricati spesso con l’unico scopo di lasciare il segno. Noi trattiamo la cosa in tono bonario, come fosse un invito a visitare il manufatto trovato. Però poniamo interrogativi che facciano almeno riflettere. La cultura globale e la contemporaneità dell’informazione giocano i loro ruoli. In ogni città si tenta di avere un qualche manufatto dalla forma epocale: matitoni, biscioni, rasoi, schegge, apribottiglie, supposte, caciotte, prismi incubotici e incombenti. L’estetica e il bello sono categorie obsolete. L’etica è superatissima; conta solo l’utile e si misura in denaro. Il bello è confuso con lo stupefacente. Le soluzioni più ostiche rivelano comunque genio e inventiva. Però impressiona la supponenza di molti, l’assenza di responsabilità per le generazioni future e in fondo la superficialità culturale. Viviamo lo stato di fatto. Non c’è spazio per la riflessione, tantomeno per la contemplazione. Ci capitano delle cose e le subiamo, quindi anche le forme delle case e delle città. Non conta l’insieme e nemmeno l’intorno.


Arles (Francia), Centro per l’arte della Fondazione Luma (2018), Frank Gehry
Al centro del futuro complesso culturale Le Parc des ateliers, voluto da Maja Hoffmann, l'edificio alto 56 metri progettato da Frank Gehry è già nel cielo arlesiano. L'edificio insiste su una ex area ferroviaria e ospiterà sale espositive, studi di artisti, uffici, ristoranti, una biblioteca ecc. La facciata è costituita da 11.500 blocchi di acciaio inossidabile. [amc-archi.com]

La torre in acciaio inossidabile sorge su un grande sito precedentemente occupato da officine ferroviarie dell'Ottocento. Oggi questa zona è sottoposta a un processo di riabilitazione guidato dagli architetti Selldorf di New York, mentre l'architetto paesaggista belga Bas Smets ha in programma di creare un bellissimo parco adiacente alla torre di Gehry che somiglia a una montagna. [inhabitat.com]

Se fossi Asterix berrei qualche sorso di bevanda magica. Possibile che nessun francese, e ce ne sono moltissimi di grande cultura e intelligenza sopraffina, sia in grado di fare meglio? Uno studio newyorkese, un architetto laureato in California... insomma, una colonizzazione di ritorno. Peccato! 11.500 blocchi di acciaio inossidabile non si augurano a nessuno! 


Lussemburgo (Alsazia), Auditorium del Castello (2000), Andrea Bruno e Jean-Pierre Laubal
I progettisti hanno vinto il concorso appositamente bandito per progettare la riqualificazione del castello. Le antiche mura di arenaria sono state restaurate utilizzando i metodi tradizionali dei monumenti storici. Solo dopo di ciò sono state aggiunte le strutture in ferro, vetro e legno. I contributi del XX e XXI secolo sono chiaramente identificabili. Sono reversibili e possono essere rimossi per consentire alle generazioni future di fruire del sito al suo stato precedente. [chateaudelichtenberg.com]

È giusto che i responsabili della gestione culturale di questo castello dichiarino già nel proprio sito web che le strutture aggiunte, quelle che sembrano un oltraggio al pudore, sono comunque rimuovibili. In futuro gente più assennata le toglierà. 


Parigi, Fondazione Louis Vuitton (2014), Frank Gehry
L’opera si chiama «Observatory of Light» e copre letteralmente d’arcobaleno l’edificio con l’applicazione di 3.600 pannelli in vetro ricurvi che fungono da rivestimento policromo per le dodici vele iconiche concepite da Gehry. Il progetto produce un effetto stupefacente sugli spettatori in quanto la superficie multicolore diventa lo strumento ideale per generare giochi di luce, riflessi e contrasti, in un mosaico di geometrie, forme e trasparenze capace di mutare aspetto a seconda del momento della giornata. [matrix4design.com]

Descrizione fornita dall'architetto: Il design risponde all'ambientazione del Jardin d'Acclimatation, evocando la tradizione degli edifici da giardino in vetro del XIX secolo, il ruolo del Jardin nella memoria culturale (in particolare l'opera di Marcel Proust) e il desiderio di creare un museo d'arte contemporanea che sarà attraente e accogliente per i bambini e le famiglie che frequentano il Jardin. Costruito ai margini di un giardino d'acqua creato appositamente per il progetto, l'edificio comprende un assemblaggio di blocchi bianchi (noti come «gli iceberg») rivestiti in pannelli di cemento fibrorinforzato, circondati da dodici immense «vele» di vetro sostenute da travi in legno. Le vele danno alla Fondation la sua trasparenza e il suo senso di movimento, consentendo allo stesso tempo all'edificio di riflettere l'acqua, i boschi e il giardino e di cambiare continuamente con la luce. [archdaily.com]

Dall'interno effettivamente si percepisce un senso di movimento. In un certo senso proprio stupefacente. Non si vede l’ora di uscire per la naupatia (mal di mare). Visto dai giardini l'enorme scarabeo dal guscio riflettente inquieta, ma basta non guardarlo. 


San Francisco (Usa), Museum of Modern Arts (2015), Snøhetta
Progettato per duplicare il museo esistente, il colosso bianco striato contrasta nettamente con la sede originale, un edificio postmodernista progettato da Mario Botta del 1995. (...) A differenza dell'edificio in muratura a motivi geometrici di Botta, Snøhetta ha creato una massa bianca, simile a quella di un iceberg, rivestita in pannelli in fibra di vetro. La parte anteriore dell'edificio è una facciata opaca fatta di centinaia di pannelli modellati individualmente, che creano un interessante gioco di luci e ombre. Strisce orizzontali di vetrate punteggiano l'esterno dell'edificio e lasciano entrare luce naturale e viste. L'espansione di Snøhetta si distingue dal suo predecessore per l'enfasi sulla trasparenza e la connessione con la città. [inhabitat.com]

Non sembra tanto trasparente questo iceberg ma piuttosto pesante, e dà l’impressione che sia stato ingessato. Se l'originale era postmoderno questo è per forza postpostmoderno. Come sarà il prossimo ampliamento? Postpostpost-moderno? Sarà sicuramente diverso. Speriamo che lo facciano «uguale».


Seattle (Stati Uniti), Experience Music Project and Science Fiction Museum (2000), Frank Gehry
Il progetto è già stato definito in termini non tipicamente associati all'architettura: parole come «viscerale» e «organico». Non c'è una superficie piana né un tetto distinguibile, il che ha aumentato notevolmente le sfide ingegneristiche. Tra le priorità del progetto c'era l'impermeabilizzazione, giacché Seattle è assai piovosa. [hydrotechusa.com]

L'architetto aveva prima elaborato l'utilizzo di cubi per rappresentare i diversi elementi del programma. Dopo però ha modellato forme più complesse intorno a questi cubi e creato interazioni tra i volumi. Per farlo ha lavorato su un modello con pezzi di cartone e legno. Ciò lo ha portato poi a cercare i mezzi per trascrivere nei disegni di lavoro la complessità volumetrica dei suoi «follie». [«Tecnique & Architecture», n. 453]

Non occorrono altri commenti, sebbene valga la pena di ricordare che un visitatore del museo abbia lasciato sul web questo giudizio: «Sembrano emorroidi».


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Arles (Francia), Centro per l’arte della Fondazione Luma (2018), Frank Gehry

Lussemburgo (Alsazia), Auditorium del Castello (2000), Andrea Bruno e Jean-Pierre Laubal

Parigi, Fondazione Louis Vuitton (2014), Frank Gehry

San Francisco (Usa), Museum of Modern Arts (2015), Snøhetta

Seattle (Stati Uniti), Experience Music Project and Science Fiction Museum (2000), Frank Gehry

Luccardini, Gaggero, 20 luglio 2021 | © Riproduzione riservata

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