Luccardini, Gaggero
Leggi i suoi articoliC’è in giro una competizione fra gli architetti, che vengono incaricati spesso con l’unico scopo di lasciare il segno. Noi trattiamo la cosa in tono bonario, come fosse un invito a visitare il manufatto trovato. Però poniamo interrogativi che facciano almeno riflettere. La cultura globale e la contemporaneità dell’informazione giocano i loro ruoli. In ogni città si tenta di avere un qualche manufatto dalla forma epocale: matitoni, biscioni, rasoi, schegge, apribottiglie, supposte, caciotte, prismi incubotici e incombenti. L’estetica e il bello sono categorie obsolete. L’etica è superatissima; conta solo l’utile e si misura in denaro. Il bello è confuso con lo stupefacente. Le soluzioni più ostiche rivelano comunque genio e inventiva. Però impressiona la supponenza di molti, l’assenza di responsabilità per le generazioni future e in fondo la superficialità culturale. Viviamo lo stato di fatto. Non c’è spazio per la riflessione, tantomeno per la contemplazione. Ci capitano delle cose e le subiamo, quindi anche le forme delle case e delle città. Non conta l’insieme e nemmeno l’intorno.
Altos (Paraguay), Laif House (2018), Bauen
Che cosa succede se costruiamo una casa che può essere spostata da un luogo a un altro, con materiali riciclabili e basse emissioni di carbonio? Una casa... sostenibile! Un metallo riciclato a basso costo è stata la soluzione a cui abbiamo avuto l'impressione che il tempo alla fine ci darà. L'ossido definisce la materialità e la consistenza che allo stesso tempo cerca di contrastare la sua durezza per renderlo più caldo, più vivibile e appropriato. Spazio minimalista. Spazio fluido. La risposta alla domanda «What if?» è «Laif». (archdaily.com)
È chiaro che c’è un problema serio di linguaggio e di significato. Se una putrella è un materiale riciclabile a basso costo, visto che arrugginisce, allora tutto è sostenibile. Teniamo i nervi saldi e non evochiamo per ora la torre di Babele. Tuttavia, andare in vacanza in un relitto di acciaieria, seppur fluido e minimalista, d’acchito, non pare del tutto appropriato. (G&L)
Gand (Paesi Bassi), Biblioteca pubblica De Krook (2017), Coussée & Goris
Questo edificio non è quasi mai applaudito per quello che è o dovrebbe essere: una biblioteca. Naturalmente, come tutte le architetture pubbliche, le biblioteche non sono più quello che erano una volta, per ragioni sia comprensibili che inverosimili. La biblioteca De Krook non fa eccezione. Nell'ottobre 2017 William Cook ha incluso De Kook (è il nome della curva che lì accanto fa il fiume Schelda) nella lista delle dieci più belle biblioteche del mondo definendola «un catalizzatore culturale». («Architectural Review»)
Come tutti i manufatti che hanno vistose sporgenze in alto, anziché in basso, anche questo suscita nella gente la paura che il cielo le cada sulla testa. Siamo troppo abituati alla logica della stabilità per sopportare inversioni formali. (G&L)
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