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Hong Kong (Cina), West Kowloon Station (2018), Andrew Bromberg

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Hong Kong (Cina), West Kowloon Station (2018), Andrew Bromberg

WORLD SAFARI | Post-gotico

Le 100 architetture più spettacolari dal Duemila commentate da Gaggero & Luccardini

Luccardini, Gaggero

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C’è in giro una competizione fra gli architetti, che vengono incaricati spesso con l’unico scopo di lasciare il segno. Noi trattiamo la cosa in tono bonario, come fosse un invito a visitare il manufatto trovato. Però poniamo interrogativi che facciano almeno riflettere. La cultura globale e la contemporaneità dell’informazione giocano i loro ruoli. In ogni città si tenta di avere un qualche manufatto dalla forma epocale: matitoni, biscioni, rasoi, schegge, apribottiglie, supposte, caciotte, prismi incubotici e incombenti. L’estetica e il bello sono categorie obsolete. L’etica è superatissima; conta solo l’utile e si misura in denaro. Il bello è confuso con lo stupefacente. Le soluzioni più ostiche rivelano comunque genio e inventiva. Però impressiona la supponenza di molti, l’assenza di responsabilità per le generazioni future e in fondo la superficialità culturale. Viviamo lo stato di fatto. Non c’è spazio per la riflessione, tantomeno per la contemplazione. Ci capitano delle cose e le subiamo, quindi anche le forme delle case e delle città. Non conta l’insieme e nemmeno l’intorno.


Hong Kong (Cina), West Kowloon Station (2018), Andrew Bromberg
La stazione è il primo grande progetto in questo quartiere e include oltre 3 ettari di parco, su un totale di 6 ettari di spazi aperti. L'interno della sala principale è costituito da colonne in acciaio che sostengono un gigantesco tetto galleggiante, su cui poggiano 4mila pannelli di vetro per il sistema di facciata continua che offre alla gente uno scorcio della città anche dai livelli inferiori della stazione. L'enorme vuoto centrale all'interno si estende per 180 metri di lunghezza, con una larghezza media di 65 metri e un'altezza massima di 45 metri, 20 dei quali è sotto terra. La stazione è concepita sull'interscambio sociale, oltre a essere verde e sostenibile. Indubbiamente è parte integrante di Hong Kong, trasformando profondamente il modo in cui le persone interagiscono con la città. [andrewbromberg-aedas.com]

È veramente affascinante lo spettacolo che dà di sé questa architettura sia dentro sia fuori. Era difficile superare i tanti manufatti spettacolari che ne punteggiano la skyline. Del resto Hong Kong è l'unico posto dove l'ingegno può sprigionare liberamente qualcosa di inconsueto, oltre a galleggiare sul fiume di denaro che producono le attività finanziarie in quell'area. 


Kontum (Vietnam), Indochine Café (2016), Vo Trong Nghia Architects
Questo caffé è parte di un complesso alberghiero lungo il fiume Dakbla. Lo spazio aperto è costituito da colonne di bambù a forma di cono inverso, ispirate al tradizionale cesto vietnamita. Il tetto è in lastre di plastica. Il bambù è usato sia per i suoi bassi costi sia per esigenze rispettose dell'ambiente. La struttura crea uno spazio confortevole senza aria condizionata con illuminazione e ventilazione naturale. [«The Japan Architect», Yearbook 2013]

Questa struttura aperta massimizza il flusso di vento nell'edificio durante l'estate, ma resiste alle tempeste nella stagione ventosa. Dal caffé si gode una splendida vista sulle montagne e sul fiume Dakbla incorniciato dagli archi di bambù. Le colonne creano un rivestimento interno e danno l'impressione di essere in una foresta di bambù. Le caratteristiche materiali del bambù richiedono soluzioni di dettaglio diverse da quelle che andrebbero bene per legno o acciaio. Bisogna evitare troppi carichi locali che non sono appropriati per il bambù, il quale potrebbe venirne deformato [archdaily.com]

Fortunatamente il tetto in lastre di plastica non si vede e dunque questo spazio è affascinante fin dal primo istante, grazie alla semplicità delle forme. Fa però riflettere la bellezza inconsueta dei coni di bambù che mai avrebbe potuto esprimersi in questa forma se non ci fosse stata la plastica sul tetto.


Macao (Cina), Hotel Morpheus (2018), Zaha Hadid
Nel blocco monolitico i vuoti che vi sono intagliati conferiscono un aspetto drammatico. Questi vuoti modellano anche gli spazi interni, creando suite d'angolo con vista sia sull'atrio che sulla città. È massimizzato il numero di camere d'albergo con vista esterna e garantita la distribuzione delle camere su entrambi i lati dell'edificio. All'interno 12 ascensori vetrati danno agli ospiti la vista dell'hotel perché con l'esoscheletro gli interni non sono interrotti da pareti o colonne. Il design è intrigante poiché non fa riferimento alle tipologie architettoniche tradizionali. Morpheus è una nuova architettura espressamente di questa città. [designboom.com]

Per spiegarlo alla nonna bisognerebbe usare un'espressione del tipo: «Hanno messo il maglione a un palazzo di vetro». Però è difficile spiegarle che il maglione è ciò che lo tiene su. 


Milwakee, Art Museum (2001), Santiago Calatrava
Calatrava: «Il progetto di espandere il Milwaukee Art Museum è stata un'opportunità per aiutare le persone a sfruttare al meglio una situazione straordinaria. Il progetto non è il risultato di uno schizzo. È nata una stretta collaborazione con i clienti che volevano veramente da me la migliore architettura che potessi fare. La loro ambizione era quella di creare qualcosa di eccezionale per la loro comunità piuttosto che aggiungere qualcosa agli edifici esistenti. Volevo anche aggiungere qualcosa al lungolago. Ho quindi lavorato per infondere all'edificio una certa sensibilità alla cultura del lago, delle barche, delle vele e del paesaggio in continua evoluzione. L'estensione, in quanto tale, è una sorta di padiglione, trasparente e leggero, che contrasta con l'imponente e compatto edificio esistente di Saarinen». [arch2o.com]

«Volevo fare una barca a vela!» sembra dire Calatrava nella sua spiegazione. Altro che uno scatolone imponente e compatto come quello di Saarinen, che non ha certo la sensibilità del lungolago. 


Vélizy (Francia), Alloggiamenti per le CRS-Compagnies Républicaines de Securité (2003), Ricardo Porro et Renaud de la Noue
L'architettura esprime la natura degli edifici. Come nel dipinto «Battaglia di san Romano» di Paolo Uccello le lance esprimono la violenza della battaglia, qui le travi volutamente sporgenti della struttura danno un'impressione analoga. Una successione di vetrate all'ultimo piano dei dormitori ha la forma di una pistola. Le pareti inclinate della base sembrano un bastione. La trave che aggetta sul ristorante è sostenuta da una raggiera di pilastrini, le cui inclinazioni crescenti suggeriscono la spinta di una lancia (un trucco futurista). [fleeingbirds.org]

I progettisti usano la violenza quotidiana che gli agenti del Crs affrontano quotidianamente per gettare il sale sulla ferita, alternano emblematicamente simboli interposti. C'è la difesa nel loro edificio: al piano terra, come una fosse o un fossato, c'é il castello: la serie di finestre in nicchia; ci sono le armi: raggi zampillanti che mutano in revolver. [«Tecnique & Architecture», n. 470]

Non so a voi, ma fa venire i brividi una caserma piena di rostri e spilli come fosse un luogo di cattiverie e torture. Forse è proprio quello che vuole sembrare ai malintenzionati. È difficile che i poliziotti abbiano una faccia più truce del posto da cui escono. 


Vennached (India), Tempio di Sahid Mandir (2015), Studio for Enviromental & Architecture
Se si guarda al tempio di Sai Mandir a Vennached, esso sembra una versione distillata di qualsiasi tempio indù tradizionale (bagno, spazi di ambulazione, luogo santo). Ma ciò che rende questo luogo di culto unico è il ruolo creativo ed esteso che svolge nel remoto villaggio situato ad ovest di Hyderabad: avvolto nei mattoni, il design generoso ha trasformato questo spazio sacro in un'arena sociale invitante e desiderabile. [gosmartbricks.com]

L'invenzione è iniziata con la marcatura dei bordi. Invece del solito muro solido opaco, storicamente derivato da paradigmi reali e militari, le mura che circondano il tempio sono porose. Delineare lo spazio sacro era necessario, ma una parete continua fra lo spazio interno e il luogo pubblico adiacente avrebbe isolato completamente il tempio. Quattro serie di livelli di mattoni in altezza crescente, girati con diverse angolazioni, producono una struttura a reticolo attraverso cui si permeano l'interno con l'esterno. [«Architectural Review»]

La semplicità della soluzione prescelta, esaltata dai commenti, è disarmante: ci sono dei muri alternati a buchi. Anche in Occidente si è usato questo espediente ma aveva una sua utilità: serviva ad aerare fienili e colombai. La cupola, che può sembrare da lontano un'architettura rurale, è però una cosa gradevole.


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Vennached (India), Tempio di Sahid Mandir (2015), Studio for Enviromental & Architecture

Luccardini, Gaggero, 27 luglio 2021 | © Riproduzione riservata

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