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Uno still del video «Caribs’ Leap» (2002) di Steve McQueen. © Steve McQueen. Cortesia dell’artista, di Thomas Dane Gallery e di Marian Goodman Gallery

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Uno still del video «Caribs’ Leap» (2002) di Steve McQueen. © Steve McQueen. Cortesia dell’artista, di Thomas Dane Gallery e di Marian Goodman Gallery

Alla Tate Modern prima antologica di Steve McQueen

L'opera dell'artista e regista britannico dai primi video degli anni Novanta sino ai lavori più recenti

Federico Florian

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Londra. «Ha a che fare con il passato e, in un certo senso, con la morte», dichiara Steve McQueen, il celeberrimo regista e artista britannico di stanza a Londra e Amsterdam, a proposito della sua ampia retrospettiva alla Tate Modern, dal 13 febbraio all’11 maggio. Si tratta della prima antologica dedicata al suo lavoro, dai primi video degli anni Novanta, quando la vittoria del Turner Prize nel 1999 lo consacrò al successo internazionale, sino ai lavori più recenti: una carriera, quella di McQueen, acclamata tanto dalla scena dell’arte quanto dal patinato mondo di Hollywood, che nel 2014 gli assegnò un Oscar per il lungometraggio «12 anni schiavo».

La mostra, a cura di Clara Kim e organizzata in collaborazione con HangarBicocca (che la ospiterà il prossimo autunno), si apre con «Static» (2009) in cui l’artista, da un elicottero in moto circolare, riprende la Statua della Libertà nell’anno della sua riapertura al pubblico dopo l’11 settembre: intima e poetica rappresentazione del monumento newyorkese, estremamente attuale in un momento storico in cui gli ideali di giustizia e libertà, simboleggiati dalla scultura, sembrerebbero incrinarsi su scala globale.

Fra gli altri lavori, il primissimo film in Super8 «Exodus» (1992-97), riflessione su migrazione e multiculturalismo nella città natale dell’artista, Londra, ed «End Credits» (2012-in corso), un omaggio al cantante, attore e attivista afro-americano Paul Robeson, esposto qui per la prima volta in Gran Bretagna. In mostra anche una scultura del 2016 («Weight»), che raffigura una zanzariera placcata in oro, originariamente realizzata per un letto di Reading Gaol, la prigione in cui fu confinato Oscar Wilde.

In concomitanza alla retrospettiva alla Tate Modern, la Tate Britain presenta fino al 3 maggio l’ultimo epico progetto di McQueen, dal titolo «Year 3»: un ritratto collettivo di una generazione, composto da fotografie di decine di migliaia di scolari di terza elementare da tutte le scuole di Londra.
 

Federico Florian, 12 febbraio 2020 | © Riproduzione riservata

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