Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliAmatrice (Ri). La rinascita è ancora lontana. Purtroppo. Dopo due anni. Alle 3.36 nella notte tra il 24 e 25 agosto 2016 un terremoto rase al suolo Amatrice, devastò Accumoli sempre nel reatino, nelle Marche annientò Arquata e Pescara del Tronto, mentre in molte zone umbre e marchigiane i colpi più forti e i danni ingenti arriveranno con le scosse del 26 e 30 ottobre.
Quella mattina d’estate la sola Amatrice contava 249 morti e vedeva distrutti o appesi a un filo il Museo Civico «Cola Filotesio» nell’ex chiesa di Sant’Emidio, le chiese del Purgatorio, di San Francesco, di Sant’Agostino, la Torre Civica oggi puntellata da tiranti d’acciaio e travi di legno. Tra le vittime includeva la direttrice del museo che a quella raccolta si era dedicata integralmente, Floriana Svizzeretto, romana, sepolta nella sua piccola casa nel centro storico.
Ricordare è indispensabile, ma per onorare le vittime serve una rinascita. A due anni dal sisma abitanti e testimoni sono sconfortati per una ricostruzione che, è l’opinione prevalente, ritarda molto e non si vede. Tanti alloggiano nei container. Chi aveva seconde case spesso non torna più, nelle frazioni lo spopolamento è un rischio concreto quando non è già in corso, la rinascita economica è faticosa, ancora lontana.
Per i beni culturali che cosa accade? Intanto un accordo tra Ministero per i Beni e le Attività culturali e la Diocesi di Rieti prevede di creare un Museo Diocesano, con le opere della raccolta civica, in un complesso edilizio degli anni Trenta da ristrutturare. Nel Deposito del Ministero per i Beni e le Attività culturali a Cittaducale i pezzi recuperati nel Lazio sono saliti (aggiornati al 23 agosto) a quota 3.274 tra dipinti, sculture, suppellettili e altro.
Carapezza Guttuso del Mibac: «Messa in sicurezza quasi completata»
Fabio Carapezza Guttuso guida l’Unità di crisi del coordinamento nazionale-Uccn del Mibac. Reduce dal deposito di Cittaducale riepiloga: «Innanzi tutto abbiamo fatto le schede di rilievo del danno di chiese, palazzi e beni mobili. Sono la cartina di tornasole di conoscenza degli edifici e sono importanti, descrivono i meccanismi di collasso, le fessurazioni e forniscono una stima economica di massima sia per la messa in sicurezza sia per un definitivo recupero degli edifici con un previsto miglioramento sismico. Poi da adesso, dal 24 agosto 2018, comincia una fase di affiancamento alle strutture ordinarie per lavorare sulla ricostruzione tramite i dati recuperati. La quale chiaramente non è tutta in carico al Ministero. Su cinquemila chiese tra Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio noi interveniamo direttamente su circa 180, alle altre lavoreranno diocesi e comuni a cui daremo il nostro supporto oltre ad approvare il progetto». E per Amatrice? «Esiste un problema più complesso, ammette Caparezza Guttuso. Non c’è il singolo proprietario ma servono riflessioni urbanistiche; non è compito solo del Mibac ma si deve valutare con Comune e Regione al di là dei singoli monumenti. Certo Sant’Agostino e San Francesco per esempio si ricostruiranno com’erano ma queste valutazioni saranno compito della Conferenza di servizi».
Il coordinatore definisce la «fase emergenziale quasi completata», ma i tempi, riconosce, saranno necessariamente lunghi perché l’intero tessuto urbanistico si è sbriciolato e la «zona rossa» resta in vigore perché pericolosa.
Il museo andrà in un complesso degli anni Trenta
Antonio Insalaco, archeologo, quando era in servizio alla Regione Lazio si era occupato della nascita del Museo Civico «Cola Filotesio» che il terremoto ha annientato; ha continuato a occuparsene, a titolo puramente volontario, anche da quando è alla Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali. Con Stefania Svizzeretto, sorella della storica dell’arte uccisa dal sisma, ha contribuito a far convogliare alla Diocesi di Rieti i fondi raccolti dal distretto numero 208 dell’associazione Inner Wheel (derivazione femminile del Rotary Club). Fondi, spiega, per i quali è stato difficile trovare chi potesse riceverli e gestirli a causa di difficoltà giuridiche e/o burocratiche e che verranno destinati al museo di Amatrice. «La Diocesi intende ricostruire il museo però, è fondamentale dirlo, sarà diocesano con le opere del Museo Civico recuperate».
Insalaco ricorda il passo precedente: la mostra tenuta alle Terme di Diocleziano a Roma da novembre 2017 al febbraio scorso «Rinascite. Opere d’arte salvate dal sisma di Amatrice e Accumoli». E sul futuro osserva: «Il nuovo museo non potrà più essere nell’ex Chiesa di Sant’Emidio, dove si trovava: è zona rossa e ci vorranno anni per il recupero. Di conseguenza l’idea è ristrutturare integralmente, oppure demolire e ricostruire, un padiglione fuori Amatrice nel complesso degli anni Trenta “Don Minozzi” che ha retto alle scosse ma non risponde a criteri antisismici. Deciderà la
diocesi in accordo con il Mibac che chiede la massima garanzia per la conservazione delle opere».
Frutto dell’intesa fra Diocesi reatina e Ministero, «è un primo assaggio» la mostra in corso fino al 28 ottobre in un padiglione temporaneo del complesso Don Minozzi «Anteprima del costituendo Museo Diocesano di Amatrice»: «La rassegna ha permesso di non disperdere il contributo di Inner Wheel, propone apparati virtuali e, tramite una app, di visualizzare sullo smartphone o il tablet le opere salvate che andranno nel museo».
Sui tempi secondo Insalaco ora non si possono fare previsioni. Riguardo alla ricostruzione della cittadina, il suo commento è in sintonia con quello degli abitanti: «Siamo molto indietro».
L’ingegnere: puntellata la volta absidale di San Francesco
Chi lavora alle messe in sicurezza ad Amatrice (oltre che a Norcia e nella chiesa di San Salvatore in Campi) è, tra altri, Stefano Podestà, del Dipartimento di Ingegneria civile, chimica e ambientale dell’Università di Genova. Sempre in movimento, sullo stato delle cose risponde per mail: «Il centro storico di Amatrice si trova in fase di rimozione delle macerie e da poco sono iniziate le demolizioni e rimozioni delle macerie in alcune frazioni che proseguiranno nel prossimi mesi coinvolgendo tutte le località. Può sembrare un tempo infinito, ma tale fase, che tiene conto, ahimè, anche del tempo connesso alle "regole che ci siamo dati" per definire appalti ed incarichi, è necessariamente lunga e articolata, per l'enorme mole di materiale da rimuovere e per la necessita di farlo in maniera controllata (per la sicurezza degli operatori e la necessità di recuperare elementi architettonici caratterizzanti il tessuto storico anche di quei manufatti non dichiarati esplicitamente di interesse culturale)». Quanto ai monumenti? «Sul fronte degli edifici monumentali sempre all'interno del centro storico di Amatrice sono state completate quasi tutte le messa in sicurezza, rassicura l’ingegnere. All'inizio di agosto è stato completato il puntellamento della volta absidale del Duomo di San Francesco, operazione che è stata possibile solo dopo avere rimosso attraverso una cernita accurata le macerie all'interno del Duomo. È un segnale importante per preservare ciò che è rimasto dopo una serie di eventi così disastrosi e individuare dei punti fissi intorno ai quali far ripartire una ricostruzione che almeno tenti di preservare quella parte di identità culturale non distrutta dal sisma».
Il docente universitario: «Situazione problematica»
Alessandro Viscogliosi, architetto, dirige il Dipartimento di Restauro della Sapienza di Roma e ha curato il libro di studi, storia e rilievi del paese avviato prima del terremoto «Amatrice. Storia, arte e cultura» (cfr. «Il Giornale dell’Arte», n. 376, giu. ’17, p. 31), conosce il territorio e i borghi. «La situazione è problematica. Di una città completamente cancellata restano i mozziconi degli edifici più importanti ma non sappiamo quali siano le idee, la rimozione è stata a tabula rasa, aspettiamo direttive. Come Sapienza abbiamo fatto un plastico su com’era Amatrice nel 1908 ed è quanto rimane a testimoniare la città antica». Servirà, confida. Amaramente commenta: «Sfugge che cosa si debba fare. Almeno a noi. Non so dire di più».
L’Icom-Lazio: «Si discuta su come ricostruire»
«A mio giudizio il Ministero ha fatto un enorme lavoro per salvaguardare le opere insieme a Vigili del Fuoco, Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio, Protezione Civile», interviene Alberta Campitelli dell’Icom International Council of Museums Lazio. «Per me il problema aperto è come ricostituire il patrimonio artistico e il museo. Non è solamente una raccolta d’arte, è un elemento di identità culturale che da due anni non esiste più per la comunità. È il momento di aprire un dibattito tra istituzioni e nella comunità scientifica».
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Risorse in rete:
http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/visualizza_asset.html_1350580052.html
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