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Castel Sant’Angelo è uno dei musei che sarà dotato di autonomia speciale

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Castel Sant’Angelo è uno dei musei che sarà dotato di autonomia speciale

Approvata dal Consiglio dei Ministri la bozza preliminare della riforma dei musei

«L’autonomia concessa ad alcuni grandi musei è una scelta che consente di elevarne la qualità e la fruibilità», commenta il ministro Gennaro Sangiuliano

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Arianna Antoniutti

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Saliranno da 44 a 60 i musei, parchi archeologici e altri siti culturali statali dotati di autonomia speciale. Il Consiglio dei Ministri ha difatti approvato, in via preliminare, lo schema di Dpcm relativo alla riforma degli istituti museali italiani. Come aveva anticipato nel mese di maggio il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, «porteremo da 44 a 60 i musei di prima fascia dotati di una certa autonomia. Questi musei devono avere un modello gestionale che deve essere imprenditoriale».

Ora, dopo questo primo pronunciamento da parte del Consiglio dei Ministri, Sangiuliano si dichiara soddisfatto: «L’autonomia concessa ad alcuni grandi musei è una scelta che consente di elevarne la qualità e la fruibilità. Essere autonomi significa avere una gestione manageriale che permette decisioni rapide nell’ottica della tutela e della promozione delle strutture. Con questo provvedimento si riconosce, inoltre, il valore di grandi siti culturali italiani che, di fatto, per l’importanza delle collezioni e delle opere custodite, si sono già conquistati un grande rilievo sul campo».

La bozza di Dpcm sarà ora sottoposta al Consiglio di Stato, prima dell’approvazione definitiva. Questi i musei, attualmente sotto la direzione regionale, che saranno dotati di autonomia speciale: le Residenze reali sabaude; i Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna; i Musei nazionali di Ferrara; i Musei nazionali di Ravenna; il Museo archeologico nazionale di Firenze; le Ville e residenze monumentali fiorentine; i Musei nazionali di Pisa; i Musei nazionali di Lucca; i Parchi archeologici della Maremma; il Pantheon e Castel Sant’Angelo; i Musei e Parchi archeologici di Praeneste e Gabii; le Ville monumentali della Tuscia; il Museo archeologico nazionale d’Abruzzo di Chieti; i Musei nazionali del Vomero; i Musei e parchi archeologici di Capri; il Castello Svevo di Bari; i Musei e parchi archeologici di Melfi e Venosa.

Inoltre, sempre secondo la riforma ancora in bozza, tre musei di seconda fascia accederanno alla prima: i Musei Reali di Torino, la Galleria dell’Accademia e i Musei del Bargello di Firenze, accorpati in un istituto unico, e il Museo Archeologico Nazionale (Mann) di Napoli.

In attesa che la riforma sia approvata, in questi giorni non sono mancate le polemiche relative alla commissione chiamata a selezionare i nuovi direttori di dieci musei statali. La Cunsta (Consulta universitaria per la Storia dell’arte), e la Sisca (Società italiana di Storia della Critica d’arte) hanno contestato, in un appello rivolto a Sangiuliano e a Massimo Osanna, direttore generale Musei, curricula, competenze dei componenti della commissione e il ruolo marginale, in seno ad essa, degli storici dell’arte.

Francesco di Ciommo, ordinario di diritto privato, Luiss di Roma, Marina Brogi, ordinario economia e tecnica dei mercati finanziari, La Sapienza di Roma, Carmela Capaldi, ordinario archeologia classica, Federico II di Napoli, Luigi La Rocca, archeologo, direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (MiC), e Daniela Porro, storico dell’arte, soprintendente, Soprintendenza Speciale Archeologia e Belle Arti di Roma (MiC), sono i commissari chiamati a selezionare i direttori di Gallerie degli Uffizi, Pinacoteca di Brera, Capodimonte, Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, Gallerie Nazionali di arte antica di Roma, Gallerie Estensi di Modena, Galleria Nazionale dell’Umbria e Museo Nazionale d’Abruzzo.

Questi i motivi della protesta di Cunsta e Sisca: «La presenza di un solo storico dell’arte in seno alla commissione giudicatrice è un dato francamente increscioso alla luce dell’importanza e del numero dei musei oggetto del bando; è altresì opinabile che in una commissione tenuta a esprimere un parere terzo vi siano due dirigenti del MiC che non potranno ignorare le indicazioni del loro stesso ministero. Suscitano perplessità anche la scelta del presidente di Ciommo e della professoressa Brogi. Stando ai curricula di entrambi (pubblicati online) non risultano pregresse esperienze nell’ambito dei beni culturali e della tutela del patrimonio. Una scelta così sbilanciata nella composizione della commissione, dove gli storici dell’arte hanno un ruolo del tutto marginale, nonostante la grande maggioranza dei musei oggetto del bando siano caratterizzati da collezioni storico-artistiche, è davvero un pessimo segnale. In questo modo il MiC mette nero su bianco il disprezzo per le competenze scientifiche che onorano la cultura italiana».

Ma le perplessità delle due consulte vengono fatte risalire già al «sistema selettivo top-bottom voluto dall’allora ministro Franceschini». In esso, si legge ancora nel documento congiunto delle due consulte universitarie, «vedevamo il prevalere di scelte politiche a discapito di quelle tecnico-scientifiche, sistema da cui origina l’atto di nomina qui discusso».
 

Castel Sant’Angelo è uno dei musei che sarà dotato di autonomia speciale

Arianna Antoniutti, 28 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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