Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliEike Schmidt si congeda dalle Gallerie degli Uffizi riaprendo il completamente riallestito Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, chiuso da quattro anni. Distribuito in 12 sale oltre all’ottocentesco Saloncino da Ballo, il museo occupa la lorenese Palazzina della Meridiana, iniziata dall’architetto Gaspero Maria Paoletti nel 1776 e terminata nel 1830 da Pasquale Poccianti. Il nome deriva dallo strumento astronomico realizzato da Vincenzo Viviani nel 1699 situato nel vestibolo, sulla cui volta l’artista preferito dal gran principe Ferdinando de’ Medici, Anton Domenico Gabbiani, dipinse l’«Allegoria del tempo e delle arti» (1693).
Inaugurato nel 1983 da Kirsten Aschengreen Piacenti nello stesso complesso di Pitti nella cui Sala Bianca ebbero inizio nel 1951, grazie a Giovanni Battista (Bista) Giorgini, le prime sfilate italiane, il museo è stato la prima istituzione statale ad affrontare la moda nei suoi aspetti storici e sociali, grazie a una collezione di 15mila pezzi che dal XVI secolo giungono ad oggi. Di grande importanza è il nucleo dedicato allo spettacolo (lirica, teatro, cinema e televisione), nato da un’iniziale donazione di Umberto Tirelli. Fra i costumi antichi spiccano invece gli abiti funebri cinquecenteschi di Cosimo I de’ Medici, Eleonora di Toledo e del figlio Garzia.
Il nuovo allestimento presenta 50 abiti e un consistente corpus di accessori. «Per l’esposizione permanente la scelta curatoriale si è orientata sui capi più rilevanti della collezione, prima restaurati e poi interpretati attraverso un complesso processo di vestizione e di mise-en-scène grazie a un team altamente qualificato, spiega la curatrice Vanessa Gavioli. Ne è risultato un percorso da sogno dove trionfano gli abiti da sera, ma non mancano capi da giorno e accessori».
È inoltre prevista per la primavera l’apertura di 10 nuove sale, che indagheranno la moda aristocratica tra Cinquecento e Ottocento e i gioielli. Tra le mise di maggiore spicco dell’attuale allestimento, che sarà soggetto alla rotazione richiesta dai protocolli internazionali di conservazione della carta e del tessuto, compaiono il «mantello-kimono» creato per Eleonora Duse da Mariano Fortuny, una tunica Charleston anni Venti di Chanel, i look liberty di donna Franca Florio e quelli da sera di Elsa Schiaparelli, fino ad arrivare agli anni Cinquanta con le creazioni di Emilio Schubert per Gina Lollobrigida e Sophia Loren. Non mancano outfit anni Ottanta come quelli di Versace per Patty Pravo o il celebre bustier nero di Jean Paul Gaultier per Madonna, oltre a creazioni ormai entrate nel mito firmate Ferré, Prada, Armani e Galliano.
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