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Le sculture di Paolo Brescianini al Lattuada Studio
La sera dell’inaugurazione della sua personale «A ferro e… fuoco» al Lattuada Studio, Angelo Brescianini (nato nel 1948 a Palazzolo sull’Oglio, Brescia, dove vive e lavora) si è esibito in una performance durante la quale ha realizzato una «scultura» (così le chiama) con il suo singolare strumento di lavoro: la pistola.
L’«artista-pistolero» aggredisce delle lastre di pesante metallo sparando ripetutamente sulla loro superficie con pistole e fucili, in modo da produrre impronte di diversa profondità e dimensione, che modulano il metallo con una tessitura di bugne e «umboni» o, all’opposto, con una trama di conche e avvallamenti circolari, capaci di catturare variamente la luce: «Non ho bisogno di illuminare le mie opere, dice Brescianini, basta la luce radente che si genera nell’ambiente; le mie bugnature le ho create per intrappolare qualsiasi fonte luminosa, anche una candela». Curata da Antonio Falbo, la mostra espone fino al 13 febbraio 35 lavori realizzati per l’occasione, e precede una tournée internazionale che porterà i lavori di Brescianini a Londra, negli Stati Uniti, in Corea, negli Emirati Arabi.
Supporto di queste sue opere sono di volta in volta lastre d’acciaio specchiante o di metalli resi monocromi con bagni di pigmenti, poi animati dal ritmo programmato delle sue percussioni. Si tratta dell’esito più recente (e più innovativo) di una produzione avviata negli anni Settanta nell’ambito dell’arte cinetica, quando Brescianini, forte delle sue conoscenze tecniche e meccaniche, creava semplici ed efficaci meccanismi per permettere ai suoi lavori di muoversi, azionati dapprima dallo spettatore, poi da un dispositivo automatico.
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