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Arabella Cifani
Leggi i suoi articoliChi ha avuto il piacere di conoscere e collaborare per molto tempo con Denis Mahon (1910-2011), insigne collezionista ma soprattutto storico dell’arte sa quanto l’Italia gli debba. Sir Denis, infatti, contribuì molto prima dell’ultima guerra mondiale a riscoprire e valorizzare l’arte barocca italiana, a quel tempo negletta; egli riunì, con intelligenza e sagacia economica non comune, una straordinaria pinacoteca che comprendeva Carracci, Reni, Poussin, Caravaggio: tutti pittori che allora ben pochi volevano.
La collezione è stata generosamente suddivisa, per suo volere, fra musei italiani, irlandesi e inglesi.La grande passione di Sir Denis fu però il pittore emiliano Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino(1591-1666), di cui fu conoscitore formidabile. Ci insegnò a salire sugli altari e a guardare da vicino le tele del pittore emiliano per scoprine i segreti tecnici, a distinguere le copie dagli originali; ne parlava con occhi innamorati: alle soglie dell’aldilà chissà se Guercino in persona l’abbia accolto con qualcuno di quei meravigliosi angeli tante volte dipinti? Attorno a lui nacque una sorta di confraternita internazionale di studiosi guerciniani, che ancor oggi ne continuano gli studi.
Nel 1988, in collaborazione con il grande storico dell’arte Luigi Salerno, Sir Denis pubblicò il catalogo dei dipinti del Guercino. La storia continua e oggi l’eredità di Mahon fiorisce in uno splendido volume che costituisce l’edizione aggiornata del catalogo del 1988, ma anche molto di più. Da allora infatti le scoperte su Guercino si sono vertiginosamente moltiplicate.
La revisione, generosamente sostenuta dal Sir Denis Mahon Charitable Trust, è stata intrapresa da Nicholas Turner (già a capo del Dipartimento di disegni e stampe del British Museum e curatore del Dipartimento dei disegni del J. Paul Getty Museum) che aveva già collaborato con Sir Denis fra 1979 e 1989 per la magistrale edizione del volume The Drawings of Guercino in the Collection of Her Majesty The Queen at Windsor Castle.
Turner ha lavorato davvero a fondo e il risultato è un volume di ben 834 pagine. È introdotto da una dettagliata vita del Guercino arricchita da molti ritratti dell’artista, nei quali il forte strabismo che lo affliggeva e da cui deriva il soprannome appare sempre ben evidente. Turner si sofferma sulla vita, sulla carriera, sul carattere, sul difetto visivo e sulle conseguenze di questo nella definizione pratica delle prospettive dei quadri e degli affreschi. Ricorda deliziosi episodi della vita di Guercino, fra il vero e il favolistico, come quello dell’amatissimo gattino Mammone che si aggirava fra casa e studio, giocherellone anche con i clienti, innocente passatempo di un pittore dalla vita intemerata: buono, pio, caritatevole, ma capace di prendere posizioni molto nette sul lavoro per questioni di principio.
Il volume passa poi a una analisi dettagliatissima dei lavori: affreschi, quadri d’altare, quadri da gallerie, devozionali, paesaggi, ritratti. Segue l’indagine sulla tecnica sia in pittura sia nei disegni: un capitolo fondamentale se si considera la quantità di copie antiche e di falsi disegni che circolano a tutt’oggi. Infine si chiude con una vasta considerazione sulla bottega di famiglia, formata essenzialmente dai nipoti Lorenzo, Cesare e Benedetto Gennari, dal fratello Paolo Antonio Barbieri e da Matteo Loves. Guercino, che, come afferma Turner, era una sorta di Picasso seicentesco di incredibile capacità e velocità pittorica, organizzò la bottega come una impresa che lavorava in squadra a ritmi vertiginosi. Il pittore usava i propri disegni e i cartoni per riciclare idee e atteggiamenti che spostava da un dipinto all’altro con somma abilità senza mai veramente ripetersi. La bottega seguiva a ruota e spesso invece replicava.
Dagli ultimi studi sono emersi una cinquantina di nuovi dipinti e il catalogo, che Turner ha costruito con infinita cura e acutezza, li presenta, in ordine cronologico. Nelle schede sono pubblicati spesso a supporto i bozzetti e i disegni di riferimento. In un’intervista telefonica Turner ci ha comunicato, tra il desolato e l’ironico, che dopo l’uscita del libro sono stati ritrovati già una decina di nuovi e importanti dipinti, ma soprattutto ci ha confidato una sua opinione molto condivisibile: il prossimo passo nella ricerca sui quadri del Guercino dovrà infatti avvenire una stretta collaborazione fra gli storici d’arte e i tecnici del restauro, con l’uso di mezzi diagnostici moderni.
L’occhio dello storico d’arte non è infatti capace da solo di rispondere a tutte le domande che lo studio su Guercino comporta. Come dipingeva sul piano tecnico? E come mai era capace di dipingere così tante tele? La velocità delle sue pennellate nei quadri è palpabile, ma trattandosi di dipinti ad olio su tela è comunque meno evidente; nei disegni invece il segno rapido fluisce come un’emanazione luminosa e vertiginosa del pensiero, quasi che il pittore pensasse disegnando, con risultati di incredibile bellezza e spontaneità.
Qual era il suo segreto? La fonte sempre viva e cristallina della sua arte è ancora da scoprire. «Never a dull moment» è sempre stato il motto di Sir Denis; il popolo degli studiosi e degli amanti di Guercino non si annoierà certamente scorrendo questo libro, bellissimo anche per illustrazioni e stampa. L’augurio schietto per il bel volume, frutto anche di oltre due anni e mezzo di lavoro dal parte della redazione editoriale, è che possa divenire indispensabile strumento di studio che aiuti le giovani generazioni di studiosi a navigare con sicurezza nel vasto mare delle opere di Guercino, al quale si deve una delle visioni più poetiche e fantasiose della pittura seicentesca europea, con dipinti che ancora incantano per la verità naturale che li anima e per la soavità e la forza dei sentimenti che esprimono.
The Paintings of Guercino. A Revised and Expanded Catalogue raisonné, di Nicholas Turner, 848 pp., ill. col. e b/n, Ugo Bozzi, Roma 2017, € 240,00

La copertina del volume
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