Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliDal 29 febbraio al 3 marzo Frieze torna a Los Angeles, per il secondo anno all’interno del perimetro dell’aeroporto di Santa Monica dove una struttura appositamente realizzata dallo studio Why di Kulapat Yantrasast accoglie gallerie provenienti da 21 paesi del mondo. La quinta edizione della fiera promette una dinamica miscela di arte, cultura, per la prima volta anche esperienze culinarie e oltre 95 espositori, un venti per cento in meno rispetto alle 124 gallerie dell’anno scorso. Una riduzione, ha spiegato l’organizzazione a «Il Giornale dell’Arte», dovuta alla decisione di non utilizzare il Barker Hangar, uno spazio precedentemente integrato nell’area espositiva, ma di concentrare tutti gli stand nel tendone principale, per facilitare l’esperienza di fruizione.
Oltre la metà dei partecipanti proviene dall’area metropolitana di Los Angeles. Dare spazio e voce alla vivacità della scena artistica locale è, infatti, fin dall’edizione inaugurale di cinque anni fa, uno degli obiettivi dichiarati della versione californiana di questo appuntamento internazionale. Tra le realtà internazionali, a rappresentare l’Italia arrivano, da Milano, Massimo De Carlo e kaufmann repetto.
Quest’anno, la fiera presenta una nuova planimetria che, mentre all’interno è caratterizzata da ariosi spazi espositivi, illuminati da luce naturale, nelle aree esterne si distingue per i vivaci luoghi di ritrovo pieni di arte e attività che Mark Thomann, direttore di Why, descrive come «un accogliente santuario incentrato su cibo, cultura e comunità»: qui, infatti, oltre alle installazioni, pop-up di rinomati ristoranti della città.
Il nuovo design è parte di uno sforzo dell’organizzazione per coinvolgere sempre più la comunità che si riverbera anche nella programmazione. Frieze Los Angeles sostiene infatti le organizzazioni non profit locali, ospitando il Deutsche Bank Frieze Los Angeles Film Award e il Frieze Impact Prize, programma in collaborazione con Endeavor Impact che riconosce e celebra il lavoro di artisti precedentemente incarcerati attraverso borse di studio.
La sezione Focus, che da sempre offre una piattaforma per voci emergenti e sottorappresentate, quest’anno è curata da Essence Harden, curatrice e direttrice della programmazione al California African American Museum, ed esplora il concetto di ecologia con presentazioni monografiche di 12 gallerie americane attive da non oltre 12 anni.
Per questa curatela, Harden ha spiegato di aver voluto estendere la portata del termine ecologia fino a comprendere luoghi, geografie, materiali e questioni teoriche all’interno della creazione artistica. La riduzione dello spazio espositivo farà sì che le giovani gallerie della sezione Focus condividano l’ambiente con i grandi nomi locali e internazionali. Per la durata della fiera infine è previsto che l’intera città si animi di mostre ed eventi con programmi speciali in molte istituzioni culturali tra cui il Getty, The Museum of Contemporary Art (Moca) e The Broad.
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