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Sono trascorsi 15 anni dalla storica mostra «Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972», con la quale la Tate Modern rileggeva quell’avventura attraverso 14 dei suoi artisti chiave. Ora è la Repetto Gallery (23 Bruton Street) a riproporre, dal 5 ottobre al 4 novembre, il lavoro di numerosi suoi protagonisti nella rassegna «Metamorphosis: the alchemists of matter. A point of view on Arte Povera 1964-1991», seguendo alcuni di essi anche oltre i limiti cronologici di quell’esperienza, che gode di una sempre maggiore fortuna nel mondo intero.
«Una fortuna ampiamente meritata, dichiara Carlo Repetto. Noi italiani, si sa, siamo tanto individualisti da essere quasi ingovernabili, ma sul fronte della fantasia, dell’immaginazione, della creatività (e la storia dell’arte lo dimostra!) siamo tra i migliori al mondo. E forse questo è proprio il lato positivo del nostro individualismo». In mostra sfilano 20 opere, accomunate dall’uso di materiali semplici, naturali, talora di scarto (stracci, specchi, piombo, sale, terra, legni, foglie) o di materie industriali «povere» come resine o neon, ma trasfigurati in chiave «alchemica» dalla creatività di molti di questi artisti, mentre altri di loro preferiscono esprimersi con raffinate concettualizzazioni.
Tra le opere esposte figurano un lavoro della serie «Disegni» di Giulio Paolini (1964), uno in acciaio e legno (1966) di Giovanni Anselmo, un «Mimetico» di Alighiero Boetti e un «Baco da setola» di Pino Pascali (1968 entrambi), un wall work della serie «Bars» di Gianni Piacentino (1970-75), una «Chiocciola a spirale» di Mario Merz (1982), una serigrafia su acciaio di Michelangelo Pistoletto e un lavoro del 1960-70 di Pier Paolo Calzolari, «Veloce galoppa verde cipolla», con neon e foglia di tabacco. «È un lavoro emblematico del genio di Calzolari, commenta Repetto, per il nonsense della frase, perché tutte le persone molto intelligenti e colte, oltre gli oggettivi limiti della razionalità, hanno bisogno di sfoghi irrazionali e fiabeschi. E poi per l’armonizzazione dei materiali, nuovi e inediti».
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