Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliLa prova generale avrebbe dovuto svolgersi il 30 giugno. Poi lo slittamento al 10 luglio, inframezzato da ulteriori test di sollevamento che hanno evidenziato continue criticità: il blocco del rientro di 6 paratoie causato dall’insinuarsi della sabbia nell’alloggiamento dei cassoni. Un fenomeno non nuovo. Sono stati giorni di fibrillazione quelli che hanno preceduto la prima prova generale del Mose che stamane si è svolta, fortunatamente, senza colpi di scena.
Così alla presenza del premier Giuseppe Conte, della ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola de Micheli, del commissario straordinario Elisabetta Spitz, del presidente della Regione Luca Zaia e del primo cittadino Luigi Brugnaro convenuti all’isola artificiale del Lido (grande assente invece, al tavolo dei relatori, il Consorzio Venezia Nuova, l’ente preposto alla realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e laguna) alle ore 11 di stamane l’ingegner Francesco Ossola ha premuto il tasto per l’avvio dell’operazione.
90 minuti dopo tutte le 78 paratoie distribuite tra le bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia sono affiorate chiudendo la laguna, qualcuna presentando gradi d’inclinazione diversi, molte recanti già segni d’incrostazione. Considerate le premesse, le autorità hanno plaudito al successo mentre in Bacino di San Marco la protesta dei Comitati No Mose e No Grandi Navi, a bordo delle loro imbarcazioni, veniva ostacolata da Polizia e Carabinieri.
Una prova generale, non una vera e propria inaugurazione è stato ribadito più volte, per dichiarazione dello stesso Premier.
«Il Governo, dopo aver toccato con mano la sofferenza di questa città, ha affermato Conte riferendosi alla visita in occasione dell’acqua alta di novembre, ora vuole toccare con mano e verificare l’avanzamento dei lavori. Il nostro è un approccio molto pragmatico: su quest’opera si sono addensati episodi di corruzione e malaffare. Noi non dobbiamo dimenticare nulla ma ora, dopo una spesa di oltre 5 miliardi, ci dobbiamo concentrare sul suo funzionamento. Ci sarà da lavorare alla manutenzione e al finanziamento futuro, già in sede del Decreto semplificazione». L’obiettivo: rendere possibile il funzionamento del Modulo Sperimentale già il prossimo autunno.
Sul nodo gestione e finanziamenti Conte (preceduto da De Micheli) rassicura: «stiamo lavorando a una nuova struttura a cui prenderanno parte tutte le autorità che hanno titolo a partecipare alle decisioni, enti locali inclusi. Si tratterà d’una struttura composita e articolata che presiederà a manutenzione, funzionamento e approvvigionamento finanziario».
Una rassicurazione generica che lascia cadere nel vuoto la richiesta del presidente Zaia: il ripristino della figura del Magistrato alle Acque («Ci preoccupa la partita della gestione» afferma, con una spesa di sola manutenzione che si aggira sui 100 milioni annui). Né si è fatto alcun riferimento alle competenze delle figure che verranno coinvolte in questa nuova struttura gestionale, o alla configurazione di scientifiche proiezioni su scenari futuri. Domande che il nostro Giornale aveva preventivamente rivolto al Consorzio Venezia Nuova senza però ottenere alcuna risposta.
La tutela di Venezia tutta rimane insomma per ora confinata ancora nella retorica di un’auspicabile accelerazione dei tempi, nella consueta attesa di un programma congiunto per la salvaguardia della laguna e nel segno di una nuova invocata trasparenza.
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