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Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Foto Massimo Ripani

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Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Foto Massimo Ripani

Nel Museo di Villa Giulia, a «casa» degli Etruschi

Una mostra a Roma con oltre 700 reperti e inediti accostamenti è l’ultima tappa delle celebrazioni per il centenario della scoperta di Spina

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Giuseppe M. Della Fina

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A Roma, negli spazi del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, è stata inaugurata la mostra «Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo», che costituisce la terza e ultima tappa delle celebrazioni per ricordare la scoperta di Spina, l’importante polis etrusca riportata alla luce a partire dal 1922 nei pressi di Comacchio (Ferrara). L’esposizione resterà aperta sino al 7 aprile 2024.

Il percorso espositivo è caratterizzato dal confronto tra Spina, legata ai commerci che si svolgevano nell’Adriatico, e Cerveteri/Pyrgi, il cui ambito di azione era il Tirreno, e dall’illustrazione degli interessi commerciali e culturali del mondo etrusco nel Mediterraneo in contatto con Greci, Fenici e Cartaginesi.
Abbiamo intervistato in proposito Valentino Nizzo, direttore del museo che ospita la mostra e tra i curatori del catalogo (ARA edizioni) insieme a Paola Desantis, Elisabetta Govi, Giuseppe Sassatelli e Tiziano Trocchi.

Quali sono le ragioni di una mostra dedicata a Spina?
Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia è oggi riconosciuto universalmente come la «casa» degli Etruschi per la straordinaria importanza delle sue raccolte che vantano capolavori assoluti dell’arte e della storia etrusca come l’Altorilievo e le Lamine di Pyrgi, il Sarcofago degli Sposi o l’Apollo di Veio. Era dunque naturale che il Comitato promotore e scientifico del centenario, presieduto dal professor Giuseppe Sassatelli, e la Direzione Generale Musei, guidata dal professor Massimo Osanna, individuassero come tappa conclusiva del percorso il luogo che più di tutti ha nella propria missione la promozione della conoscenza dell’Italia preromana presso il grande pubblico.

Quali sono le novità principali rispetto alle altre edizioni dell’esposizione?
Oltre a un allestimento multimediale immersivo completamente rinnovato e a un allestimento che può contare su oltre 700 reperti, il pubblico potrà ammirare per la prima volta in Italia un frammento di un tripode etrusco in bronzo consacrato, forse per il tramite di Spina, sull’Acropoli di Atene con l’immagine dell’apoteosi di Eracle; un soggetto che in mostra dialogherà con quello affine e di poco più antico del celebre vaso per attingere acqua noto come «Hydria Ricci», da Cerveteri.

Vi sono altri confronti tra opere di rilevanza storica e artistica notevole?
Un altro eccezionale accostamento finora inedito è quello tra il monumentale cratere della Tomba 579 di Valle Trebba e l’Altorilievo di Pyrgi, una delle raffigurazioni più celebri del mito dei Sette contro Tebe prodotte intorno alla metà del V secolo a.C. sulla base di modelli che dovevano ispirarsi direttamente alla propaganda ateniese coeva, come verrà raccontato nella stessa sala con un innovativo sistema di videomapping. La dialettica tra mito e storia, tra immaginario e ideologia, tra Greci ed Etruschi sarà la costante dell’esposizione romana arricchita con reperti dai depositi e dalle collezioni permanenti del museo in modo tale da calare la parabola del grande porto di Spina nel contesto più ampio dell’intera nazione etrusca e del Mediterraneo tra il VI e il III secolo a.C.

Leggi anche:
Spina etrusca era un grande porto del Mediterraneo
Spina etrusca crocevia di culture del Mediterraneo
 

Frammento di tripode bronzeo prodotto a Vulci con al centro l’apoteosi di Eracle rinvenuto sull’Acropoli di Atene (550-475 a.C.), Atene, Museo dell’Acropoli. Foto Museo dell’Acropoli di Atene

Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Foto Massimo Ripani

Giuseppe M. Della Fina, 11 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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