Elena Correggia
Leggi i suoi articoliProviene da una collezione privata torinese il lotto di punta dell’incanto di dipinti antichi che la casa d’aste Aguttes batterà all’Hôtel Drouot di Parigi il 28 marzo. Si tratta di un olio su tavola fiammingo di Goswin van der Weyden, raffigurante la «Vergine con Bambino circondata da santa Caterina d’Alessandria e santa Margherita d’Antiochia» stimato 200-300mila euro. L’opera, che sul retro reca il timbro della collezione della duchessa di Parma, è stata notificata e non potrà quindi uscire dall’Italia.
Attribuito nel 1987 da Andrea Bacchi a Goswin van der Weyden, il dipinto esprime pienamente l’attenzione alla luce e alla resa dei materiali propria degli artisti da cui l’autore trasse ispirazione. In primis il nonno Rogier van der Weyden, del quale assunse la predilezione per le figure monumentali, dall’aspetto scultoreo e un gusto per la stilizzazione nitida, che si evidenzia nella definizione di silhouette slanciate e particolari anch’essi allungati, dai nasi sottili alle dita affusolate.
Goswin guardò anche a Jan van Eyck, da alcuni biografi definito l’«inventore» della tecnica a olio, che padroneggiò attraverso la sovrapposizione degli strati di colore per conferire un aspetto lucido e simile a porcellana. Goswin studiò accuratamente questo aspetto, utilizzando anche smalti di cromie diverse, per valorizzare gli effetti di trasparenza e la luminosità.
Il catalogo dell’asta propone anche un ritratto di Anna Maria d’Orléans, duchessa di Savoia e regina di Sardegna (40-60mila euro), da collezione privata francese, eseguito nel 1684 da Louis Elle, detto Ferdinand le Jeune e costituisce un’importante aggiunta alle opere del pittore. Venne commissionata da Filippo d’Orléans, fratello di Luigi XIV e padre di Anna Maria e costituì l’immagine attraverso la quale il futuro duca di Savoia scoprì il volto della sua sposa. Del ritratto esistono solo tre repliche, tutte successive e conservate al castello di Racconigi, residenza dei duchi di Savoia, oltre a un’incisione realizzata a Roma nel 1692.
Sempre da collezione privata torinese proviene una natura morta con pesche, uva e limone rappresentativa dell’arte di Jan Davidsz. de Heem, maestro del secolo d’oro della pittura olandese. Da essa traspare un senso di opulenza reso mirabilmente attraverso un’illustrazione dettagliata e realistica degli oggetti sulla tavola e con un sapiente uso di luci e ombre (200-300mila).
Nell’ambito delle opere su carta merita infine una menzione speciale «Progetto d’architettura per una chiesa», di Jean-Jacques Lequeu, del 1820 (15-20mila). Quest’artista, la cui produzione è per la maggior parte custodita alla Biblioteca Nazionale di Francia, brillò per la profonda conoscenza della geometria e della tecnica del disegno ma fu animato allo stesso modo da una visione architettonica originale e ricca di intuizioni personali come questo disegno testimonia.
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