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Giusi Diana
Leggi i suoi articoliPalermo. Ultima settimana per potere visitare «Wax», la mostra allestita da Francesco Pantaleone Arte Contemporanea che mette a confronto opere di artisti contemporanei di generazioni diverse e produzioni di ceroplasti in prevalenza siciliani attivi tra Sette e Ottocento provenienti da collezioni private. Ad accomunarli il medium utilizzato, la cera, che rivela una straordinaria capacità di declinare non soltanto le forme più prettamente scultoree, ma anche i linguaggi meno mimetici e più alchemici della contemporaneità, facendosi di volta in volta volume, impasto o superficie cromatica.
Accanto a scarabattole a tema sacro e ritratti di nobili, ci sono anche delicate teste femminili policrome di inizio Ottocento, che troviamo accostate alla perturbante «Madre» di Paolo Grassino, un lavoro del 2010 in polistirolo, radici e cera da fusione; mentre il lirico «Le piccole sorelle della XVII cera di Roma» del 2015 di Alessandro Piangiamore intrappola in un dittico materico lo spirito di cera della città dalle mille chiese (fondendone le candele), anche Chen Zhen in «Un village sans frontières» del 2000 utilizza le candele, ma per creare delle piccole precarie architetture.
Tra gli artisti presenti in mostra: Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Liliana Moro, Luca Pancrazzi, Luca Trevisani, Nicola Pecoraro, Loredana Sperini, Michele Tiberio, Vincenzo Schillaci, Francesco Surdi, Concetta Modica, Ignazio Mortellaro. La mostra accompagnata da un testo di Salvatore Davì è visitabile fino al 27 febbraio.

Chen Zhen, «Un village sans frontières», 2000, legno e cera. Foto Francesco Cuttitta

Alessandro Piangiamore, «Le piccole sorelle della XVII cera di Roma». Foto Francesco Cuttitta

Paolo Grassino, «Madre», 2010. Polistirolo, radici e cera da fusione. Foto Francesco Cuttitta

Testa femminile, fine XVIII-inizio XIX secolo. Foto Francesco Cuttitta

Ritratti di nobili e ammiraglio napoletano, XIX secolo. Foto Francesco Cuttitta
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