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«Self-Portrait, Weegee with Speed Graphic Camera» (1950), di Weegee. © International Center of Photography. Collection Friedsam

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«Self-Portrait, Weegee with Speed Graphic Camera» (1950), di Weegee. © International Center of Photography. Collection Friedsam

Weegee dalla scena del crimine allo star system

Alla Fondation Henri Cartier-Bresson una monografica riconcilia le due fasi della carriera del maestro della cronaca nera, prima i delitti, poi la spettacolarità hollywoodiana

Luana De Micco

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«Ho scattato le foto più celebri di un’epoca violenta, quelle che i grandi quotidiani, malgrado le loro risorse, non riuscivano ad avere ed erano costretti a comprare da me. Scattando quelle foto, ho fotografato anche l’anima della città che conoscevo e amavo», diceva Arthur Fellig alias Weegee, il fotoreporter della cronaca nera newyorkese. La Fondation Henri Cartier-Bresson gli dedica una monografica, fino al 19 maggio, mettendo l’accento, come sottolineato dal titolo, «Autopsie du Spectacle», sulla nozione di spettacolo «onnipresente» nel lavoro del fotografo.

L’istituzione parigina dimostra che le due fasi «apparentemente opposte» della carriera di Weegee (quella delle immagini shock catturate di notte nelle strade di New York per le pagine di cronaca nera dei tabloid, dal 1935 al 1945), e quella delle immagini delle serate mondane, dei saltimbanchi e delle celebrità di Hollywood (in particolare dal 1948 al 1951), di fatto trovino una loro precisa coerenza. La mostra, scrive il museo in una nota, intende «riconciliare i due Weegee dimostrando che, al di là delle differenze di forma, l’approccio del fotografo si basa su una reale coerenza critica. Nella prima parte della sua carriera, Weegee partecipa alla trasformazione del fatto-notizia in spettacolo, spesso includendo spettatori o altri fotografi in primo piano. Nella seconda metà della sua carriera, si prende gioco della spettacolarità hollywoodiana: delle sue glorie effimere, delle folle che li adulano e delle mondanità che li circondano».

«Weegee the Famous» nacque nel 1899 in un famiglia ebrea di Zoločiv, a quei tempi parte dell’impero austro-ungarico, oggi in Ucraina. A 11 anni partì negli Stati Uniti per raggiungere il padre emigrato per sfuggire ai primi movimenti antisemiti. Weegee lasciò la scuola a soli 14 anni per poter lavorare e aiutare così la famiglia, di origine piuttosto modesta. Nel 1934 si dedicò alla libera professione di fotoreporter. Fu vicino alla Photo League, primo grande collettivo di fotografi indipendenti, nato in quegli anni negli Usa, che faceva luce sulle problematiche sociali e militava per la giustizia sociale.
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Dal 1936 cominciò a interessarsi soprattutto alla cronaca nera, andando a caccia di immagini sensazionali, lavorando soprattutto di notte, aiutandosi  molto con il flash. Era sempre il primo ad arrivare sulla scena del delitto. Divenne davvero celebre con la pubblicazione «Naked City», il suo libro più importante, del 1945, dedicato agli abitanti di New York, che più tardi divenne anche un film. Collaborò molto con il cinema, anche con Stanley Kubrick sul set del film «Il Dottor Stranamore» (del 1964).

A Hollywood fotografò le star e, applicando dei sistemi di distorsione dell’immagine, caricaturò il mondo dello spettacolo. La mostra, curata da Clément Chéroux, direttore della Fondation Hcb, allestisce alcune delle immagini più note di Weegee, compreso l'autoritratto del 1950,  altre meno mostrate o inedite. Raggiungerà la Fundación Mapfre di Madrid dal 24 settembre al 5 gennaio 2025.

Luana De Micco, 09 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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