Fotografia dalla serie «Nudistes au Cap d’Agde» (giugno 1982) di Laurent Sola

© Laurent Sola/Gamma-Rapho

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Fotografia dalla serie «Nudistes au Cap d’Agde» (giugno 1982) di Laurent Sola

© Laurent Sola/Gamma-Rapho

A Marsiglia la storia del naturismo

Nato nel Nord Europa ma fiorito nel Mediterraneo francese: 600 opere, oggetti e documenti ripercorrono i capitoli di una storia che include terapia, ambientalismo, protesta e filosofia

Non è una mostra vietata ai minori. Anche se di nudi, considerato il tema, ne sono esposti molti: «Il nostro obiettivo è di decostruire i preconcetti e gli stereotipi sul naturismo, in quanto filosofia di vita e pratica familiare che riunisce persone di età e ambienti diversi che vogliono vivere con semplicità a contatto con la natura», spiega la conservatrice Amélie Lavin, che ha cocurato la mostra «Paradisi naturisti», presentata dal 3 luglio al 9 dicembre al Mucem, il Museo delle civiltà del Mediterraneo di Marsiglia. 

È la prima mostra a ricostruire la storia e l’antropologia in Europa del naturismo, termine nato nel XIX secolo e usato nel gergo medico per definire pratiche terapeutiche alternative, basate sulla natura. Sul finire del secolo, con le prime battaglie contro l’urbanizzazione e l’inquinamento legato all’industrializzazione, in Germania e in Austria i militanti della «Lebensreform», «riforma della vita», creano le prime comunità anarchico-vegetariane. Quindi, nel 1906, a Dresda, Heinrich Pudor conia il termine «Nacktkultur», «cultura del nudo», che promuove i legami tra nudismo, vegetarismo e riforma sociale, e trova emuli in Svizzera, in Francia e altrove. «A poco a poco, la nudità integrale si sperimenta e si afferma. La dimensione medica e un po’ austera degli inizi lascia spazio a pratiche più edonistiche: il piacere del sole sulla pelle, la libertà totale, senza vincoli, in piccoli paradisi di natura», continua Amélie Lavin. 

Non c’è da stupirsi che questa mostra sia nata proprio in Francia, oggi prima destinazione turistica al mondo per i naturisti, soprattutto nel mite Mediterraneo del sud, dov’è particolarmente noto il Cap d’Agde, a metà strada tra Montpellier e Perpignan, il più importante sito naturista in Francia sin dagli anni ’50. La mostra nasce da una considerazione: che da qualche anno, forse accelerato dalle recenti chiusure legate alla pandemia di Covid, è emerso un nuovo entusiasmo per la nudità a contatto con la natura, cosa che va di pari passo con la pratica di un’alimentazione sana e l’esercizio di terapie come lo yoga e la meditazione: «Il naturismo è un fenomeno di società contemporanea che conosce da qualche anno un vero rinnovamento, soprattutto in Francia», ha spiegato ancora la curatrice. 

Sullo sfondo, un ampio lavoro di ricerca e d’archivio: sono esposti oltre 600 disegni, dipinti, stampe, cartoline d’epoca, film, fotografie, sculture, pubblicità, manifesti, riviste, oggetti di vita quotidiana, con prestiti dal Louvre e dal Centre Pompidou, dalla Cinémathèque de Paris e dall’Ina-Institut national de l’audiovisuel, dalle Biblioteche nazionali di Parigi e di Berna, dal Bündner Kunstmuseum di Coira, oltre che dalla Fondazione Monte Verità di Ascona, nel Canton Ticino, dove nei primi del ’900 era nata l’utopia comunitaria prenaturista. Il tema è analizzato in molteplici aspetti e gli spunti sembrano inesauribili. Si esplorano il rapporto con il proprio corpo, la lotta contro le discriminazioni, la libertà e il rispetto, la salute e gli stereotipi di genere, il femminismo, l’integrazione e la questione della privacy, l’ecologia e lo sport, la pornografia e la censura. Il percorso include «Adamo ed Eva nudi nel giardino dell’Eden prima del peccato originale», dipinto seicentesco di Isaak van Oosten prestato dal Musée des Beaux-Arts di Rennes. Altri temi, il mito del «buon selvaggio» di Jean-Jacques Rousseau e l’esperienza dello Sparta-Club di Parigi, fondato nel 1928 sui principi della gimnosofia, che faceva della nudità integrale una filosofia di vita, e degli altri club naturisti come quello di Héliopolis sull’isola del Levante, a Hyères, una «città del sole» fondata nel 1934 con tanto di scuola, ufficio postale e negozi.

Manifesto in facsimile della litografia originale di Jacques-Joseph Muller, detto Jacomo, «Leysin, air et soleil» (1930 ca). © Fonds Jacques-Joseph Muller (Jacomo). Bibliothèque nationale suisse. Per gentile concessione di Hadidi-Daho Lataouia

«Deux nus féminins en plein air, Moisson» (anni Trenta) di Ergy Landau. © Association Les Amis d’Ergy Landau

Luana De Micco, 01 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

A Marsiglia la storia del naturismo | Luana De Micco

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