Il Museo Poldi Pezzoli ha regalato, nel tempo, mostre indimenticabili per bellezza e qualità scientifica, costruite intorno ai suoi capolavori (penso a «Le Muse e il Principe. Arte di corte nel Rinascimento padano» nel 1991, quand’era direttrice Alessandra Mottola Molfino o, nel 2014, sotto la direzione di Annalisa Zanni, a «Le dame dei Pollaiolo. Una bottega fiorentina del Rinascimento», per citarne solo un paio).
Ora per il museo milanese è la volta di un altro progetto irripetibile, ideato dalla direttrice Alessandra Quarto, curato da Machtelt Brüggen Israëls (Rijksmuseum e Università di Amsterdam) e Nathaniel Silver (Isabella Stewart Gardner Museum, Boston), gli ultimi studiosi ad aver proposto, nel 2013, un’ipotesi di ricostruzione del polittico alla luce delle indagini più recenti, e realizzato con la collaborazione di Lavinia Galli, Federica Manoli e Arianna Pace (Museo Poldi Pezzoli): «Piero della Francesca. Un capolavoro riunito» (dal 20 marzo al 24 giugno), porta a Milano, per la prima volta, le otto tavole giunte sino a noi del Polittico agostiniano di Piero della Francesca (Borgo San Sepolcro, 1412-92), di cui il Poldi Pezzoli conserva una delle tavole centrali, che raffigura «San Nicola da Tolentino», vestito del ruvido saio nero che è proprio del suo Ordine e come «incoronato» dall’astro luminoso che, secondo la tradizione, sempre lo accompagnava.
Avviato nel 1454 e concluso 555 anni fa, nel 1469, il Polittico era destinato all’altar maggiore della chiesa degli Agostiniani in Borgo San Sepolcro. Malgrado il suo prestigio, ebbe però sfortuna e già alla fine del ’500 fu smembrato. I suoi pannelli patirono nei secoli una disseminazione che, perdute la tavola centrale e gran parte della predella, ha condotto quattro suoi elementi alla Frick Collection di New York (il «San Giovanni Evangelista», e le più piccole tavole della predella con la «Crocifissione», «Santa Monica», «San Leonardo»), il «Sant’Agostino» al Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, il «San Michele Arcangelo» alla National Gallery di Londra e la tavoletta con «Sant’Apollonia» alla National Gallery of Art di Washington.
Poterli riunire tutti è frutto di una complessa tessitura diplomatica (oltre che del determinante supporto del partner istituzionale Intesa Sanpaolo-Gallerie d’Italia e del main partner, Fondazione Bracco che, come già in passato, provvede anche alle indagini diagnostiche non invasive su alcune tavole, raccontate anch’esse nel percorso della mostra).
L’allestimento della mostra è stato affidato a Italo Rota e a Cra-Carlo Ratti Associati, che hanno correttamente conservato le cornici attuali di ogni elemento, per preservarne la storia collezionistica. L’impresa era già stata tentata dallo stesso Poldi Pezzoli nel 1996, dalla Frick Collection nel 2013 e dall’Ermitage di San Pietroburgo nel 2018: nessuno, però, era riuscito ad averle tutte, perciò, oltre che dal catalogo (Dario Cimorelli Editore), la mostra sarà accompagnata da un fitto programma di conferenze e giornate di studio con i grandi conoscitori di Piero della Francesca, per fare della mostra non solo un appuntamento speciale per il pubblico ma anche un’occasione di studio e di dibattito scientifico.
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