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Veduta dell’Area Marina Protretta di Punta Campanella (foto di Francesco Rastrelli)

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Veduta dell’Area Marina Protretta di Punta Campanella (foto di Francesco Rastrelli)

Archeologia e Parchi Regionali

Il Patrimonio culturale della Campania | Provincia di Napoli

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Redazione GDA

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I CAMPI FLEGREI
«Una terra col solo respiro delle pietre, deserta, con acque in ebollizione, coi resti di una storia disegnata nei vulcani spenti e semispenti; la regione più meravigliosa del mondo sotto il cielo più puro e il terreno più infido», così Goethe descrive i Campi Flegrei, meta incontrastata del Grand Tour, riferendosi a un territorio di incredibile fascino, di prorompete bellezza e di antica cultura, in cui la natura tellurica si esprime nelle sua dirompente forza, modificando costantemente la morfologia dei luoghi e, di conseguenza, il destino degli uomini.

La terra ardente (phlegraios) del bradisismo, delle caldere vulcaniche attive (Solfatara) e di quelle spente (Astroni), delle grotte costiere e della fauna selvatica è dal 2003 Parco Regionale, a tutela di un paesaggio che costituisce un unicum di storia, cultura e natura, cantato dai poeti e attraversato da Ulisse ed Enea e dove i greci fondarono Cuma, prima colonia in Italia. Dai laghi salmastri di Lucrino e di Miseno a quelli vulcanici del Fusaro e d’Averno, le tracce del passato si amalgamano al paesaggio, rammentando che quei siti furono mete privilegiate dell’aristocrazia romana, porti sicuri per le flotte o, ancora, luoghi in cui la natura più selvaggia e ostile ne ha condizionato la fama, come è per il lago d’Averno, identificato come l’accesso agli Inferi. La lussureggiante vegetazione del lago Fusaro, ricca di fauna, attrasse invece re Ferdinando IV che vi fece erigere la Casina Vanvitelliana (1782).

IL PARCO ARCHEOLOGICO DELLE TERME DI BAIA
Il Parco Archeologico delle Terme romane di Baia si sviluppa su diversi livelli di terrazzamenti che dalla collina digradano verso il mare. La sua estensione attesta il significativo impulso che diedero i romani all’edilizia termale sfruttando i benefici derivanti dalla natura vulcanica del luogo. L’imponenza e l’ubicazione isolata di alcune tra le più note costruzioni hanno fatto erroneamente attribuire a esse un’impropria destinazione d’uso. Sono terme, quindi, e non edifici di culto, i cosiddetti Tempio di Diana (così chiamato per il ritrovamento di un rilievo in marmo con una serie di animali), Tempio di Venere (la cui particolare struttura con cupola a ombrello e a pianta circolare all’interno, esagonale all’esterno attirò Palladio) e Tempio di Mercurio (composto da due nuclei di edifici). A causa del bradisismo la parte di quest’area compresa tra Punta dell’Epitaffio e il Castello Aragonese è stata sommersa dall’acqua del mare. L’immersione nel Parco Archeologico di Baia Sommersa, tra resti di ville, terme, ninfei, magazzini e pescherie, consente un’inconsueta esperienza di visita subacquea. I due complessi fanno parte dei 25 siti del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, ampio parco diffuso che si estende su quattro comuni. Rientrano nel circuito di visita integrato campania>artecard il Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia, noto come Castello Aragonese; il Parco archeologico di Cuma, con la visita all’acropoli, alle cui pendici si apre il celebre Antro della Sibilla; l’Anfiteatro flavio di Pozzuoli, secondo per grandezza solo al Colosseo e all’Anfiteatro campano; e il Parco delle Terme romane di Baia.

Parco Archeologico delle Terme di Baia,
via Sella di Baia 22, Bacoli (NA)

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI DI STABIAE
Poco distante dai più noti siti di Pompei ed Ercolano, sul pianoro del Varano nell’attuale territorio di Castellammare di Stabia, in un’area prospiciente il mare prescelta dai romani come luogo di villeggiatura per la splendida posizione panoramica, sorsero tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. sontuose ville dotate d’impianti termali, portici, ninfei e decorate con affreschi e mosaici che vennero abbandonate in seguito all’eruzione del 79 d.C. Forse appartenuta alla famiglia della moglie dell’imperatore Nerone Poppea, Villa Arianna, articolata in quattro ambienti, deve il nome alla grande pittura parietale della sala del triclinio e denuncia la raffinatezza della committenza nel gusto decorativo di affreschi e mosaici.
La più estesa Villa San Marco, il cui nome deriva da una cappella settecentesca costruita nella zona, ha avuto anch’essa più fasi di costruzione e si sviluppa in diversi ambienti. Di particolare pregio il ninfeo monumentale decorato con mosaici e l’affresco di Perseo e Cassandra che decora la diaeta (sala per il riposo) al termine del portico laterale.

Scavi Archeologici di Stabiae,
via Passeggiata archeologica,
Castellamare di Stabia (NA)

IL PALAZZO ARCIVESCOVILE DI SORRENTO
Aperto al pubblico dal 2017, l’Episcopio costituisce con il complesso del Seminario e con la Cattedrale un’unica insula sviluppatasi in età medievale a ridosso della cinta muraria romana. Ristrutturato a seguito del saccheggio del 1558, il palazzo ha subito nell’Ottocento nuove risistemazioni. Risale a quell’epoca la divisione del salone grande per ricavare l’ambiente della cappella palatina. Nuovamente rimaneggiato a metà del secolo scorso, presenta oggi una loggia continua percorrendo la quale si aprono il salone di rappresentanza, l’anticamera della cappella domestica e il luminoso salone degli affreschi (Sala San Tommaso) che affaccia su un giardino di agrumi. Di particolare pregio anche lo scalone d’ingresso con pilastrini in marmo bianco di età bizantina provenienti dalla Cattedrale. La trasformazione dell’appartamento storico in museo consentirà di costituire una rete di musei dell’Arcidiocesi, assieme a quelli già istituiti di Castellammare e di Vico Equense.

Palazzo Arcivescovile,
via Santa Maria della Pietà, Sorrento (NA)

IL MUSEO GEORGES VALLET
Il Museo Archeologico, ospitato nelle sale di villa Fondi di Sangro, dimora ottocentesca a Piano di Sorrento, nasce dall’esigenza di raccogliere in un’unica sede i reperti antichi della penisola sorrentina, provenienti dalle campagne di scavo e anche di riportare sul territorio quelli dati in deposito.
Tra questi la colossale testa femminile di epoca imperiale ritrovata nel 1971 a Sorrento in precedenza conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il museo racconta la storia della penisola dai primi insediamenti (cultura del Gaudo, II millennio a.C.) all’età romana, proponendosi anche come raccordo con le vicine Ville di Punta Campanella e di Pollio Felice. Nel parco che circonda l’edificio, da cui si gode il panoramico affaccio sul golfo di Napoli, è stato ricostruito il ninfeo a mosaico del 55 d.C. ritrovato a Marina della Lobra a Massa Lubrense, con scene di giardino fiorito, uccelli, figure allegoriche e nature morte.

Museo Georges Vallet,
via Ripa di Cassano, Sorrento (NA)

L'AREA MARINA PROTETTA DI PUNTA CAMPANELLA

Istituita nel 1997, l’Area Marina Protetta di Punta Campanella si estende lungo un tratto costiero di circa 31 km fino a Punta Germano, a poche miglia da Positano, tra paesaggi mozzafiato e natura rigogliosa, dove la storia si fonda con il mito delle Sirene, le peregrinazioni di Ulisse e il culto di Athena. Il parco deve il nome al promontorio della penisola sorrentina che, allungandosi verso l’isola di Capri, divide il golfo di Napoli da quello di Salerno. Appena sotto il pelo dell’acqua i sub possono ammirare le pareti rocciose ricoperte da Parazoanthus, le stelle marine rosse e centinaia di pesciolini colorati. Più sotto, a circa 20 metri, dai rami di gorgonie gialle e rosse sporgono corolle di Spirografi, antenne di Aragoste, rosei Anthias. I diportisti possono invece ormeggiare al campo boe presso la località Mortelle, godendo dei fondali ricchi di flora e fauna marina. Il nuovo Centro Visite Interattivo a Massa Lubrense, inoltre, consente una diversa fruizione delle bellezze del Parco marino, attraverso telecamere subacquee, l’acquario e documentari 3D.

Area Marina Protetta
di Punta Campanella,
via Roma 31, Massalubrense (NA)


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Redazione GDA, 31 agosto 2020 | © Riproduzione riservata

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