Se esiste un caso in cui una parola usurata e abusata come «capolavoro» ha invece più d’una ragione d’essere, questo è quello del ciclo di mostre «Un capolavoro per Milano», che negli ultimi 15 anni ha portato ogni autunno nel Museo Diocesano Carlo Maria Martini opere miliari della nostra arte, dalla «Deposizione» Vaticana e «La cattura di Cristo» di Caravaggio all’«Annunciata» e l’«Ecce Homo» di Antonello da Messina; dalla «Sacra Famiglia» di Mantegna alla «Giuditta» di Botticelli, alla «Predella della Pala Oddi» di Raffaello.
Per la sua XV edizione, il Museo milanese ha scelto l’anta dell’Armadio degli Argenti dedicata alle «Storie dell’infanzia di Cristo», dipinta da Fra Giovanni da Fiesole, Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 ca-Roma, 1455), su commissione di Piero di Cosimo de’ Medici, figlio di Cosimo il Vecchio e padre di Lorenzo il Magnifico.
Dei 36 pannelli con le storie della «Vita di Cristo» realizzati per rivestire le ante dell’armadio, che nella chiesa della Santissima Annunziata di Firenze conteneva le offerte più preziose dei fedeli all’immagine miracolosa della Vergine, tuttora venerata, giungono qui i primi nove, dipinti da Beato Angelico tra il 1450 e il 1452: ognuno di essi, escluso quello della «Visione di Ezechiele» che apre il ciclo, è sigillato, in alto e in basso, da due cartigli recanti un versetto della Bibbia e una frase del Vangelo, e ognuno è un piccolo, luminoso manifesto della pittura di Beato Angelico quand’era all’apogeo del suo percorso d’artista.
C’è l’«Annunciazione», tema da lui prediletto, con quell’angelo con ali colorate da farfalla e la scena racchiusa in un loggiato dalla perfetta prospettiva rinascimentale, e c’è la «Natività», con la luce soprannaturale, quasi fosforescente, emanata dal Bambino. C’è la «Circoncisione», ambientata in un tempio dalle lesene rinascimentali di pietra serena, e ci sono tutti gli altri episodi dell’infanzia di Cristo, fino alla «Disputa fra i Dottori».
La tavola (123x123 centimetri) giunge dal Museo di San Marco di Firenze, che si apre nel convento omonimo, dove il religioso visse e dipinse tra il 1440 e il 1445 e che conserva la più ricca collezione di opere dell’Angelico. Ed è il suo direttore, Angelo Tartuferi, con Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, a curare la mostra milanese (realizzata con il sostegno di Fondazione Bracco) che si apre dal 28 ottobre al 28 gennaio 2024, commentata da un catalogo di Dario Cimorelli Editore e accompagnata da un fitto calendario di proposte didattiche, concerti ed eventi.
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