Giovanni Pellinghelli del Monticello
Leggi i suoi articoliLa vendita serale della Sotheby’s Masters Week di New York 2021, che si tiene il 28 gennaio, si presenta già come un appuntamento eccezionale. Superstar incontrastata per autore e stima è il «Ritratto di giovane con medaglione (Giovanni de’ Medici detto «il Popolano»?)» di Sandro Botticelli, tempera su tavola di pioppo (58,4x39,4 cm), datata intorno al 1480, con stima base di 80 milioni di dollari (68 milioni di euro circa), ponendolo così nell’empireo della storia del mercato dell’arte fra i ritratti d’ogni periodo passati in asta, accanto al «Ritratto di Adele Bloch-Bauer II» di Gustav Klimt (venduto nel 2006 per 87,9 milioni di dollari) e al «Ritratto del Dottor Gachet» di Van Gogh (venduto nel 1990 per 82,5 milioni di dollari).
Pur paragonabile per inventiva e qualità ai più bei ritratti di Botticelli come il «Ritratto di giovane con la medaglia di Cosimo de’ Medici» degli Uffizi e al «Ritratto di Giuliano de’ Medici» alla National Gallery di Washington, questo «Giovane con medaglione» si differenzia per l’inserimento fra le mani del giovane di un altro quadro: un piccolo tondo a fondo oro del XIV secolo del senese Bartolomeo Bulgarini, artificio di cui ancora non si è decodificato il significato ma che certamente si lega all’identità del soggetto ritratto (forse Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici, detto «il Popolano» e capostipite del ramo granducale, il cui fratello Lorenzo fu mecenate di Botticelli).
Il ritratto appare registrato per la prima volta in modo sicuro negli anni Trenta del ’900 nella collezione del VI barone Newborough e nel 1935 passò a un collezionista privato, i cui eredi lo vendettero all’asta nel 1982 per 810mila sterline a Sheldon Solow, l’imprenditore edile e collezionista d’arte morto a Manhattan il 17 novembre all’età di 92 anni. Negli ultimi cinquant’anni il dipinto è stato esposto in prestito in importanti musei e mostre internazionali.
A far da controcanto a Botticelli è una rara scena biblica di Rembrandt, piccolo olio su tavola (16x21 cm) raffigurante «Abramo e gli angeli» (che gli annunciano la futura paternità di Isacco), datato 1646. Comparso per l’ultima volta in asta nel 1848 quando batté 64 sterline, torna sul rostro con la stima di 20-30 milioni di dollari. Delle 29 opere a soggetto biblico (Antico Testamento) dipinte da Rembrandt è l’unica in mano privata accanto a «Re Ozìas colpito dalla lebbra» di proprietà del duca di Devonshire e conservato a Chatsworth.
La tavoletta, autenticata come opera di Rembrandt negli anni Trenta del ’900, appartiene a una serie di bozzetti a olio degli anni 1640 ed è l’unica rappresentazione a olio di Rembrandt dell’episodio biblico. Già parte della collezione di Sir Thomas Baring a metà Ottocento, poi per almeno 90 anni di quella di Walter e Carolina von Pannwitz nel castello di Hartekamp in Olanda e infine dell’Aurora Foundation del magnate italo americano del succo d’arancia Anthony Talamo Rossi, l’opera è stata venduta privatamente nel 2006 e per trovare in asta un’altra opera a soggetto biblico di Rembrandt bisogna risalire al «San Giacomo Maggiore» (1661) venduto nel gennaio 2007 da Sotheby’s New York per 25,8 milioni di dollari.
Infine, la Master Week dedica una serata speciale alla variegata raccolta di Hester Diamond (1928-2010), collezionista, interior-designer e filantropa di New York. Spaziando da dipinti e sculture di antichi maestri all’arte contemporanea e al design del XX secolo, la collezione esprime l’indipendenza del gusto di Hester Diamond che la vide affiancare la rarissima scultura di Gian Lorenzo Bernini e suo padre Pietro, «L’Autunno» (1616), stima 8-12milioni di dollari, alle due tele di Dosso Dossi: «I giochi siciliani» e «La peste di Pergamea» (3-5 milioni), provenienti dal fregio di dieci scene dall’Eneide voluto da Alfonso I d’Este duca di Ferrara (1476-1534) per la decorazione del suo studiolo privato, e all’imponente trittico «La Natività, l’Adorazione dei Magi, La Presentazione al Tempio» di Pieter Coecke van Aelst (2,5-3,5 milioni). Datato 1520-25 e pervenuto completamente intatto nella sua cornice originale, il trittico si segnala non solo per le sue dimensioni e le eccellenti condizioni, ma anche per l’originalità dell’iconografia.
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