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Uno degli attivisti di Ultima Generazione fermato dal sindaco di Firenze Nardella mentre si apprestava a imbrattare Palazzo Vecchio con vernice pulibile

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Uno degli attivisti di Ultima Generazione fermato dal sindaco di Firenze Nardella mentre si apprestava a imbrattare Palazzo Vecchio con vernice pulibile

Da ecoattivisti a ecovandali

Il nuovo disegno di legge punisce chiunque imbratti «beni culturali o paesaggistici» con forti sanzioni amministrative, da 10 a 60mila euro. Anche se il gesto è motivato da una buona causa: «L’emergenza climatica fa più paura del carcere», risponde il collettivo Ultima Generazione, che annuncia nuove azioni

«Oggi siamo molto vicini al punto di svolta che renderà la catastrofe irreversibile. Stiamo flirtando con il disastro climatico». Sono parole pronunciate dal segretario generale dell’Onu António Guterres nel gennaio 2023 a Davos. Anche a questo monito e alla volontà di non arrendersi è legata la nascita e l’azione di disobbedienza civile di nuovi gruppi di «ecoattivisti», compresi quelli italiani di Ultima Generazione. Il loro metodo per costringere il mondo e l’Italia a cambiare strada e contribuire alla salvezza del pianeta: azioni estreme ma non violente, come imbrattare, senza danneggiarli, capolavori d’arte, quadri, monumenti, edifici.

La Procura della Repubblica di Padova ha avviato in questi giorni un’indagine su 12 aderenti al movimento. Cinque di loro, studenti universitari, sono accusati di un reato grave: «associazione a delinquere» per aver compiuto azioni contro i beni culturali, gli altri sette anche per aver bloccato il traffico di auto e treni sul ponte che unisce Venezia alla terra ferma e altre azioni compiute nel corso del 2022: blocco del traffico in via Venezia e sul cavalcavia di Chiesanuova, la chiusura con catene dell’ingresso alla Cappelle degli Scrovegni, l’imbrattamento di muri del Centro culturale Altinate/San Gaetano e della sede regionale della Lega a Noventa Padovana.

Quella della Procura di Padova è giudicata comunque una iniziativa giudiziaria nuova (e da qualcuno eccessiva) che prevede, per alcuni indagati, fino a sette anni di carcere. Nel 2022, azioni di simili a quelle del Veneto sono state messe in atto in molte città e soprattutto a Roma da gruppi di «ecoattivisti» sotto la sigla Extinction Rebellion e Just Stop Oil, associazioni nate in Inghilterra (con il lancio di una zuppa contro i «Girasoli» di Vincent van Gogh alla National Gallery di Londra), e da noi, nei mesi più recenti, da Ultima Generazione. Hanno imbrattato con vernici colorate quadri famosi come «Il seminatore» di Van Gogh, si sono incollati alla «Primavera» di Botticelli, sempre con l’intenzione di esercitare con gesta clamorose una forte pressione su Governo e pubblica opinione perché venga considerato prioritario e urgente il problema del cambiamento climatico in corso.

E alla fine contro quelli che vengono definiti «ecovandali» la risposta del Governo è stata drastica. L’iniziativa della Procura di Padova segue di pochi giorni la decisione del Consiglio dei Ministri che, l’11 aprile, ha approvato un disegno di legge che punisce in modo assai severo chiunque imbratti «beni culturali o paesaggistici» e metta in pericolo la loro conservazione, anche se il gesto provoca scarsi danni al bene colpito ed è motivato da una giusta causa. Il Consiglio ha deciso alcune modifiche al Codice penale: la più immediata è l’introduzione a carico degli autori di forti sanzioni amministrative, da 10 a 60mila euro a seconda della gravità del danno provocato.

«Questi attacchi a opere d’arte e monumenti, ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, producono anche danni economici alla collettività», portando come esempio la facciata del Senato, imbrattata a gennaio con vernice rossa, per il cui ripristino la Soprintendenza Speciale di Roma ha speso 40mila euro. Il ministro ha poi aggiunto che le sanzioni amministrative previste dovranno essere pagate immediatamente per ordine del prefetto e ad esse «si aggiungono le somme a cui verranno eventualmente condannati a pagare i trasgressori in sede penale o civile».

Queste misure non sono retroattive, quindi agli accusati dalla Procura padovana verranno applicate a quelle previste dalle recenti modifiche al Codice penale, in vigore dal 22 marzo 2022. L’art. 518 prevede già severe sanzioni per chi «distrugge, deturpa, deteriora o rende inservibili o non fruibili beni culturali propri o altrui»: punisce con la reclusione da 2 a 5 anni e una multa da 2.500 a 15mila euro. Si tratta di sanzioni ben più pesanti di quelle specifiche previste dal vecchio Codice dei Beni culturali del 2004 e dallo stesso Codice penale (art. 639 «Deturpamento e imbrattamento di cose altrui») che prevede la reclusione da 1 a 6 mesi o una multa da 300 a mille euro, aumentabili in caso di recidiva fino a 10mila con la possibilità del giudice di «disporre l’obbligo di ripristino e ripulitura dei luoghi o di sostenerne o rimborsarne le spese».

In risposta alla decisione del Consiglio dei Ministeri, il collettivo Ultima Generazione ha subito dichiarato che non si farà intimidire e non si fermerà perché «l’emergenza climatica fa più paura del carcere» e ha annunciato una nuova serie di azioni a Roma: «blocchi stradali o azioni più eclatanti e performative, come quelle che abbiamo visto su monumenti e musei negli ultimi tempi».

L’impegno diUltima Generazione, che spinge a un maggiore impegno per la causa ecologista e denuncia le promesse e i programmi non mantenuti, ha suscitato attenzione e interesse, ma anche una scarsa approvazione per i metodi usati. Il Comitato italiano dell’Icom, che in un primo tempo aveva appoggiato le azioni degli attivisti per favorire una maggiore attenzione alla crisi climatica, le ha poi condannate dichiarando: «Senza negare l’importanza di richiamare la responsabilità collettiva ai temi della crisi climatica, innanzitutto raccomandiamo di evitare di porre le istanze ambientali in contrasto con l’arte, non riconoscendone il valore di espressione culturale fondamentale dell’umanità».

A questo proposito, va ricordata anche la risposta creativa e solidale con le finalità degli ecologisti inventata dal direttore del Leopold Museum di Vienna, Peter Wipplinger. Quando, lo scorso novembre, il gruppo austriaco Letzte Generation (Ultima Generazione) ha imbrattato con vernice nera il capolavoro di Gustav Klimt «Morte e vita» (protetto da un vetro), Wipplinger ha deciso che fino al 26 giugno 15 quadri di paesaggio del museo resteranno appese al muro inclinate di tanti gradi quanti saranno quelli della temperatura che il riscaldamento del clima porterà nei luoghi raffigurati se non si interverrà in tempo.
 

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Edek Osser, 18 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

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