Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliIl Museu Picasso occupa cinque palazzi medievali nella calle Montcada nel cuore del quartiere del Born: il Palau Berenguer d’Aguilar, il più antico, costruito tra il XII e XIV secolo, e i palazzi Baró de Castellet, Meca, Mauri e Finestres, l’ultimo a essere incorporato.
Nel 2016 uno studio evidenziò la necessità di restauro dei muri esterni e portò alla decisione di collocare una rete protettiva intorno al museo, di modo che la possibile caduta di frammenti di pietra non mettesse in pericolo il gran numero di persone che percorrono le viuzze del Born. I lavori, iniziati a ottobre 2022, si sono conclusi in luglio. A differenza degli interventi precedenti, la caratteristica principale del restauro conservativo appena concluso è l’assoluto rispetto degli elementi originari e il loro mantenimento senza aggiunte che snaturassero la muratura originale.
«Le facciate presentavano accumuli di sporcizia e polvere, soprattutto nelle zone sotto il cornicione e al piano terra. Per la pulizia sono stati utilizzati prodotti che, oltre a garantire reversibilità e stabilità, sono ecologici», ha spiegato Rosa María Sánchez Rodríguez, responsabile dell’edificio, sottolineando che gli interventi sono stati diversi a seconda dello stato di conservazione delle murature.
«Le facciate Meca, Mauri e Finestres sono state consolidate mantenendo le malte di nastratura; sulla facciata Castellet è stato ripristinato lo stucco e aggiunto il cordolo superiore; sulla facciata Aguilar è stato ricostruito il cordolo», continua Sánchez Rodríguez ricordando che l’anomalia più importante consisteva nelle numerose crepe e fessure, alcune delle quali molto significative.
L’intervento ha inoltre permesso di recuperare vecchie aperture che erano state murate, tra cui le tre finestre rinascimentali al piano terra del Palau Aguilar, realizzate in pietra di Montjuïc con ornamentazioni molto ricche e tracce di policromia. «La patologia più caratteristica degli elementi lapidei, le cosiddette croste nere, è stata rimossa con la tecnologia laser, che elimina la sporcizia rispettando la patina antica della pietra originale».
Ripristinate anche due finestre poste al livello superiore della Sala neoclassica del palazzo Baró de Castellet, dotate di un meccanismo unico con guide in ferro e un cancello scorrevole a ghigliottina per oscurare la stanza.
«Per tutta la durata del cantiere il museo è rimasto aperto, ma durante l’allestimento di alcune mostre è stato necessario interrompere i lavori a causa delle vibrazioni che avrebbero potuto causare danni alle opere appese alle pareti. Sebbene i restauratori operassero, a seconda della durezza del materiale, con piccoli utensili meccanici, per sicurezza il direttore Emmanuel Guigon ha preferito rimuovere le opere esposte al primo piano e chiudere alcune sale durante l’esecuzione dei lavori, anche perché l’ubicazione del museo in una zona del centro storico con strade strette e pedonali ha reso impossibile collocaremateriali e strumenti sulla pubblica via, obbligandoci ad adibire uno spazio all’interno del museo», conclude Sánchez Rodríguez.
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