Image

Il «deposito a vista» del nuovo allestimento nella Pinacoteca di Brera, finanziato da Giovanna Sacchetti

Image

Il «deposito a vista» del nuovo allestimento nella Pinacoteca di Brera, finanziato da Giovanna Sacchetti

La mecenate che salva Brera

È solo grazie a Giovanna Sacchetti se la Pinacoteca può esporre le collezioni Jesi e Vitali, scongiurando il ritiro da parte degli eredi

Image

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

È stato soltanto grazie alla generosità della marchesa Giovanna Sacchetti, presidente della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti, se le opere del Novecento della Pinacoteca di Brera, delle collezioni Jesi e Vitali, sono state esposte in tempo utile, scongiurando così il minacciato ritiro da parte degli eredi dei donatori.

Non essendo ancora, per l’ennesima volta, praticabile Palazzo Citterio, destinato proprio a ospitare Brera Modern, il direttore generale James Bradburne ha deciso di esporre le opere nel palazzo storico, in parte nel «deposito a vista» della sala XXIII, in parte nei nuovi contenitori vetrati donati dalla Fondazione, contenenti rastrelliere identiche a quelle usate nei depositi, collocati al centro dei Saloni Napoleonici (sale IX e XV).

Alla marchesa Sacchetti, cui già si doveva il riallestimento dalla sezione dell’Ottocento della Pinacoteca, quest’anno è stata dunque assegnata la «Rosa di Brera» (un gioiello disegnato da Giampiero Bodino, ispirato alla varietà di rose realizzata nel 2017 per Brera dal vivaio toscano Barni, da allora coltivata nell’Orto Botanico braidense), il premio che da tre anni la Pinacoteca destina a un personaggio che si sia distinto nel sostenere i progetti del museo.

In attesa di Brera Modern, il percorso di Brera si completa dunque con le 80 opere della collezione formata da Emilio e Maria Jesi, ricca opere miliari di Boccioni, Carrà, Morandi, Modigliani, Sironi, Marino Marini, de Pisis e altri ancora, destinate sin dall’inizio, nei loro disegni, alla collettività.

L’altra donazione, vastissima cronologicamente (dall’antico Egitto ai mosaici medievali, dai dipinti su fondo oro alle tele dell’800, ai capolavori di Giorgio Morandi) fu composta da Lamberto Vitali, studioso e collezionista e, intitolata a lui e alla moglie America, fu in parte lasciata alla Pinacoteca di Brera, che ora può finalmente esporne le opere.

Il «deposito a vista» del nuovo allestimento nella Pinacoteca di Brera, finanziato da Giovanna Sacchetti

Ada Masoero, 30 settembre 2019 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo, illustra il percorso in 13 tappe dell’«edizione della maturità»: per nove giorni le opere su carta di artisti contemporanei e del XX secolo sono protagoniste di mostre in musei e gallerie della rete urbana meneghina

I supporti usati dall’artista americano per trasferire i suoi soggetti su grandi tele sono protagonisti della mostra da Monica de Cardenas

L’istituzione milanese prima si fermava a inizio anni ’80, ora procede fino all’anno «in cui tutto cambiò», spiega il direttore Gianfranco Maraniello. Pronta alla contemporaneità quando (forse già nel 2026) occuperà il Secondo Arengario

Addio dopo soli otto mesi: «Sono pochi, lo so, ma sufficienti per capire di non poter fare ciò che so fare. All’Accademia Carrara il direttore è in subordine e prevale il marketing»

La mecenate che salva Brera | Ada Masoero

La mecenate che salva Brera | Ada Masoero