Edek Osser
Leggi i suoi articoliSono al via quattro nuovi progetti culturali ad alta tecnologia, promossi dal ministro della Cultura Dario Franceschini e presentati dal sottosegretario Lucia Bergonzoni. Concepiti per una migliore tutela dei nostri siti archeologici e delle aree naturali protette, utilizzano i sempre più perfezionati satelliti artificiali Cosmos-SkyMed dell’Asi-Agenzia Spaziale Italiana, capaci di restituire oggi immagini dettagliate al centimetro di quanto rilevano dal cielo. Il monitoraggio satellitare viene ormai applicato in molti Paesi, integrato all’uso di droni sempre più sofisticati. Strumenti straordinari assai utili alla conservazione e alla tutela di grandi siti archeologici, monumenti, parchi e foreste.
Dei quattro progetti italiani di monitoraggio spaziale avviati in questi mesi, tre sono dedicati a Roma. Ci sono gli scavi di Ostia Antica, ma soprattutto il Parco Archeologico del Colosseo, istituito nel 2017. È una delle aree archeologiche più famose e importanti del mondo, che fino all’inizio della pandemia attirava una folla di circa 25mila visitatori al giorno, tra Colosseo, Foro Romano, Palatino e Domus Aurea.
«È il cuore, l’area più preziosa del sito Unesco della Capitale e comprende i suoi maggiori monumenti, spiega la direttrice del Parco Alfonsina Russo. Copre un’area di circa 77 ettari e ne fa parte anche la Città del Vaticano. Appena istituito il Parco, la nostra priorità è stata quella di approfondire la conoscenza dettagliata del sito. Per questo abbiamo creato un monitoraggio diretto di tutta l’area gestito a terra con una piattaforma WebGis. Lo scopo è di evitare di dover ricorrere a interventi straordinari eseguendo invece una manutenzione accurata e continua di ogni monumento. Un forte aiuto verrà proprio dal costante monitoraggio satellitare».
Il flusso ininterrotto di precise informazioni e previsioni in arrivo dallo spazio dovrà prevedere e contribuire a pianificare gestione e manutenzione: quelle informazioni verranno quindi tradotte in controlli, ispezioni e interventi mirati a terra. Alfonsina Russo è preoccupata: negli ultimi due anni i cambiamenti climatici hanno investito anche il Parco archeologico: venti più forti e improvvise piogge torrenziali. Servono previsioni del tempo sempre più accurate, uno dei compiti dei satelliti.
«Quando la forza del vento supera una certa soglia, racconta la Russo, i turisti sono a rischio. L’allarme arriva subito in sala regia e i custodi chiudono le aree alberate del Palatino. Siamo del resto in un periodo di cambiamenti dei flussi turistici che penso possano essere positivi. Prima della pandemia il numero dei visitatori era davvero eccessivo. La nostra gestione è ora attenta al pubblico assente e riguarda anche tanti cittadini di Roma, soprattutto le famiglie. Non venivano al Parco a causa della folla. Oggi li rivediamo: abbiamo meno turismo internazionale e più italiani. L’interesse per la cultura può cambiare significato, diventare più consapevole».
In Italia, il primo grande sito archeologico a utilizzare su larga scala le tecnologie spaziali è stato quello di Pompei. Il progetto sperimentale è partito nel 2015, voluto dalll’allora neodirettore del sito Massimo Osanna (oggi direttore generale Musei del MiC). Iniziò così un programma di monitoraggio satellitare del territorio vesuviano e soprattutto dei 44 ettari di domus e monumenti della città antica dei quali stavano iniziando estesi restauri, dopo i clamorosi crolli e le tante chiusure di strutture pericolanti. I risultati, molto positivi, hanno contribuito alla realizzazione di un’efficiente manutenzione programmata.
Oggi tre dei quattro nuovi progetti spaziali per il monitoraggio avanzato puntano il loro interesse sul Parco Archeologico del Colosseo. Vengono controllati da Telespazio e dall’Asi-Agenzia Spaziale Italiana nell’ambito del programma «Artes» dell’Esa-Agenzia Spaziale Europea. I tre progetti hanno un nome: il primo è «Pomerium», viene condotto da Telespazio e Asi e sarà di supporto alle attività della gestione ordinaria e straordinaria per mezzo di satelliti e droni, e farà leva sulla rete 5G.
Il secondo riguarda «I servizi avanzati di osservazione e multimedia per l’ecosistema del patrimonio culturale di Roma». Si chiama «Amor» e studierà soprattutto l’impatto dei flussi turistici e il degrado dei monumenti: con l’occhio dei satelliti sarà possibile individuare gli scenari di rischio, la vulnerabilità e le minacce che mettono in pericolo la conservazione dei beni culturali.
«Roma è direttamente interessata, attraverso il Parco del Colosseo, ai flussi turistici ma anche al terzo programma di monitoraggio satellitare e con i droni, spiega ancora Alfonsina Russo: è il progetto chiamato Space to Tree, dedicato al controllo del verde pubblico. Abbiamo già studiato i risultati del controllo dal cielo negli ultimi 10 anni sulle aree alberate e verdi per verificare il loro deterioramento antropico e il relativo consumo del suolo. I risultati sono stati messi a confronto con i responsabili dei complessi archeologici analoghi di Machu Picchu e Angkor Wat».
Ma Roma è coinvolta anche nel quarto progetto «Vadus», che si occupa di «Accesso virtuale e digitalizzazione per siti irraggiungibili». Sono le nuove frontiere della valorizzazione: il turismo culturale in 3D rende visibili dall’esterno siti e monumenti chiusi al pubblico. «Noi stessi, dice Alfonsina Russo, stiamo adottando questi sistemi per alcuni luoghi nel Parco del Colosseo. Il valore più grande del progetto di monitoraggio satellitare è però nella possibilità di verificare rapidamente a terra le informazioni ricevute dallo spazio e agire di conseguenza. Per questo stiamo addestrando il personale di vigilanza e squadre speciali munite di tablet che possono intervenire in caso di bisogno. Per poter interpretare i segnali dei satelliti e quindi mettere in pratica questi nuovi progetti stiamo creando una grande piattaforma nel nostro laboratorio romano, non lontano dai Fori. Sarà una cabina di regia dove confluiscono i dati. Non abbiamo ancora il personale e le professionalità necessarie. Faremo quindi una gara per acquisire specialisti dall’esterno».
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