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Una foto d'epoca della Fondazione Arp in cui sono presenti entrambe le opere in questione

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Una foto d'epoca della Fondazione Arp in cui sono presenti entrambe le opere in questione

Lo strano caso di Configuration Mam

Una storia dadaista a lieto fine

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Redazione GDA

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Se qualcuno avesse raccontato questa storia a Jean Arp, in una di quelle sere in cui si ritrovava al Café de la Terrasse di Zurigo con Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Hugo Ball e Hans Richter, forse gli sarebbe piaciuta. Soprattutto perché, anziché parole ritagliate da un articolo di giornale e ricomposte dalla mano del caso, stavolta a scomporsi, ricomporsi e addirittura a scambiarsi l’identità, sono state proprio due delle sue opere: «Tête nombrils» e «Configuration Mam». Ed ecco che, a distanza di quasi quarant’anni dal primo capitolo, il racconto ha trovato finalmente il suo lieto fine.

Tutto ebbe inizio nel 1981, quando il gallerista e filantropo Arturo Schwarz, esperto di Surrealismo e Dadaismo e amico di Arp, subì il furto di «Tête nombrils» nella sua galleria di Milano e denunciò il fatto all’autorità giudiziaria.

Trattandosi di un’opera d’arte, l’immagine del dipinto sottratto allo storico venne inserita nella «Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti», gestita dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Molti anni dopo, e più precisamente nel 2014, durante un controllo di routine, un dipendente del Comando individuò una corrispondenza visiva tra l’opera sottratta a Schwarz e un’immagine del rilievo su masonite «Configuration Mam» di proprietà della Città di Locarno, esposto in permanenza al museo della città.

Errore nell’errore, come si scoprirà solo più avanti, quell’immagine era stata riprodotta per sbaglio a corredo di un articolo sulla mostra «La galassia di Arp», tenutasi al Man di Nuoro dal 15 novembre 2013 al 16 febbraio 2014: a quella mostra, in effetti, «Configuration Mam» non aveva mai messo piede. Da questo qui pro quo di sapore dadaista, dunque, prese l’avvio un’indagine penale per ricettazione ed esportazione illegale contro ignoti che portò la Procura della Repubblica di Milano a richiedere il sequestro per rogatoria del rilievo di proprietà del museo svizzero: e così avvenne, il 5 dicembre 2019.

Viene da chiedersi, a questo punto, se davvero le due opere potessero essere facilmente confuse. Nessun dubbio, innanzitutto, sul fatto che entrambe siano nate dalla mano dall’artista tedesco Jean (o Hans) Arp, che le realizzò nel suo studio a Locarno (dove si era trasferito dal 1959) tra il 1961 e il 1964; e per il fugace tempo di uno scatto, finito, però, su una cartolina postale, firmata dallo stesso Jean Arp e indirizzata a un non meglio identificato amico di Zurigo, le due teste sono state addirittura insieme.

Benché una semplice riproduzione fotografica possa trarre in inganno, le due opere non sono affatto identiche: «Configuration Mam» è un rilievo su masonite, quindi un’opera tridimensionale, mentre «Tête nombrils» è un olio su pavatex, quindi un dipinto. Elemento ulteriormente discordante è la datazione: «Tête nombrils» è stata eseguita nel 1962 e «Configuration Mam» nel 1961 (non si può escludere, però, che «Tête nombrils» fosse il disegno preparatorio dell’opera di proprietà del Museo).

Altro grande divario tra le due «teste» è dato dalle dimensioni: un quadrato perfetto di 86,5x86,5 cm nel caso di «Configuration Mam», mentre l’opera sottratta a Schwarz è di forma rettangolare, anche se sulle dimensioni effettive emergono diverse incongruenze. Gli esperti non hanno alcun dubbio, invece, sul valore economico delle due opere: il rilievo «Configuration Mam», che è stato tra l’altro trasformato in piatto d’arte da Gualtiero Marchesi, varrebbe certamente di più di «Tête nombrils» che, come si accennava, potrebbe perfino essere il disegno preparatorio.

Ben poco confondibile, in ogni caso, è la storia degli spostamenti delle due opere in questione. «Configuration Mam» dall’11 aprile 1965 si è allontanata dallo studio di Arp solo di pochi passi, per essere esposta in permanenza al Museo d’arte contemporanea al Castello Visconti e, poi, al Museo di Casorella di Locarno, grazie a una donazione olografa dell’artista del 2 aprile 1965. «Tête nombrils», di cui ancora oggi è ignota l’ubicazione, ha avuto per contro una vita errabonda, volando addirittura fino a New York.

Nel cuore pulsante di Manhattan l’opera di Schwarz è stata esposta al grande pubblico dal 24 novembre sino al 14 dicembre 1969 addirittura da Macy’s a Herald Square, presso la nota catena di distribuzione. L’ultima pubblica apparizione dell’opera «girovaga» risale al 1975, data in cui «Tête nombrils» venne esposta allo stand della Galleria Schwarz a Arte Fiera Bologna dal 28 maggio all’8 giugno.

Ma c’è di sicuro un’altra casualità dadaista, nel racconto, che ha contribuito a mescolare ulteriormente i brandelli di destino delle due opere, fomentando l’errore. Pochi giorni dopo l’inaugurazione del Museo di Arte Contemporanea di Locarno e la pubblica esposizione di «Configuration Mam», avvenuta l’11 aprile 1965, a Milano, l’8 maggio 1965 (praticamente in contemporanea) venne presentato per la prima volta l’olio su tela «Tête nombrils» (1962) in una personale alla Galleria Schwarz.

Infine, nonostante «gli infiniti azzardi e l’essere gocce nel fiume di Eraclito» (come avrebbe scritto Jorge Luis Borges), la Procura di Milano ha recentemente disposto il dissequestro di «Configuration Man» accogliendo l’istanza degli avvocati Gloria Gatti e Diego Olgiati, difensori del Comune, e prima che la vicenda si trasformasse in un processo kafkiano, con la vittoria assoluta dell’arte. «For Arp, art is Arp», scriveva Marcel Duchamp nel 1949.

Redazione GDA, 18 settembre 2020 | © Riproduzione riservata

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