Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliIl restauro in corso di un ciclo di tavole dipinte da Dosso Dossi con il fratello Battista tra il 1531 e il 1532 costituisce una rara occasione di osservazione ravvicinata e studio. Sono le tavole che compongono il soffitto a cassettoni lignei della Libraria Clesiana nel Magno Palazzo, ampliamento del Castello del Buonconsiglio fatto erigere e decoraredal principe vescovo Bernardo Cles una volta ottenuta la porpora cardinalizia nel 1530.
Dal primo luglio al 22 ottobre saranno al centro della mostra «I volti della sapienza. Dosso e Battista Dossi nella Biblioteca di Bernardo Cles», a cura di Laura Dal Prà, direttrice del Buonconsiglio, e Vincenzo Farinella. «Lo smontaggio è iniziato a febbraio dello scorso anno, spiega Dal Prà, e da metà gennaio è stato avviato il restauro pittorico in loco dalla ditta Enrica Vinante, mentre Roberto Bestetti si è impegnato nella conservazione dei supporti lignei. Il tutto avviene sotto la direzione di Adriano Conci e con la supervisione della Soprintendenza. Stiamo recuperando un corpus unico: l’occasione ci permetterà di elaborare, con il contributo di Alessandra Pattanaro dell’Università di Padova, una riconsiderazione della tecnica pittorica e del percorso critico su Dosso Dossi, oltre a darci modo di ricostruire la storia che queste imponenti tavole (2x1,5 metri ca) hanno vissuto.
La mostra ruoterà attorno a due poli: il primo è quello della sapienza come soggetto privilegiato delle biblioteche antiche, e qui siamo di fronte a una delle prime che da studiolo privato diventa luogo aperto agli studiosi. Il secondo punta alla valorizzazione dell’opera di Dosso Dossi nel confronto con altre opere sue e di suoi contemporanei».
«È questa la prima tappa di un complesso intervento sulla Libraria Clesiana che tra il 2024 e il 2025 vedrà coinvolti anche gli affreschi e le strutture lignee, aggiunge il conservatore del Buonconsiglio Claudio Strocchi. Le tavole sono dodici, ma in origine erano diciotto: smontate agli inizi dell’Ottocento e trasferite al Ginnasio di Trento, ne furono riportate dodici al Castello nel 1922 dal soprintendente Giuseppe Gerola. Non rimane traccia delle altre sei. Nel frattempo tre erano state trasferite a Vienna per un restauro dal quale tornarono nel 1913: tutte le vicende e le manomissioni subite sono state ricostruite in questa occasione attraverso la ricerca d’archivio e l’osservazione diretta. Gli esiti saranno raccontati nella mostra, che si avvale anche di prestiti da musei nazionali e internazionali. Complesse le analisi sui pigmenti e sul legno utilizzato e approfondita la distinzione tra le mani di Dosso e del fratello Battista. Sono state inoltre identificati i ritratti dei sapienti e dei filosofi raffigurati sulle tavole che fanno riferimento alle materie dei volumi al tempo conservati negli scaffali».
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