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La sede di Bank of America di Charlotte, NC

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La sede di Bank of America di Charlotte, NC

New York regina di un mercato resiliente, selettivo ma meno garantito

Le previsioni di Bank of America per l’economia dell’arte nei prossimi mesi

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Elena Correggia

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«Il mercato dell’arte è e rimane resiliente e, dopo la repentina ripresa degli ultimi due anni, procede verso una sua stabilizzazione con un’attenzione rinnovata verso gli artisti blue chip». Queste le previsioni di Drew Watson, responsabile dei servizi relativi all’arte di Bank of America, intervenuto per presentare il nuovo art market report dell’istituto durante la conferenza stampa online svolta in occasione dell’ottava edizione di Tefaf New York, che si svolgerà dal 12 al 16 maggio al Park Avenue Armory.

La conferma di un «raffreddamento» di un mercato che si è ripreso fin troppo in fretta nella fase post-Covid, soprattutto nella fascia speculativa dell’ultra contemporaneo, proviene dai dati del Global Art Market Outlook di ArtTactic 2023, indagine secondo la quale il 47% degli esperti intervistati ritiene che nei prossimi 12 mesi il mercato dell’arte sarà stabile (contro il 37% convinto di una sua ascesa, e un 16% che ipotizza invece un rallentamento).

Secondo Bank of America, che cita questi dati, ora lo scenario è più sfidante, dopo un biennio post pandemico con vendite per Christie’s, Sotheby’s e Phillips incrementate del 70% nel 2021 e di un ulteriore 13% l’anno scorso. Il contesto macroeconomico, caratterizzato dal perdurare della strategia delle Banche centrali di rialzo dei tassi d’interesse, da forte volatilità sui mercati finanziari e incremento dell’inflazione, dipinge una situazione di crescente incertezza. E il primo vero banco di prova per l’arte sarà rappresentato dall’esito della ricca serie di aste incentrate sulle star del moderno e contemporaneo che dall’11 al 19 maggio avranno luogo a New York. Tutto ciò in concomitanza con la già citata Tefaf, con Frieze al The Shed e con numerose mostre ed eventi collaterali che confermano il ruolo indiscusso della Grande Mela quale hub internazionale primario per l’arte.

«Saranno esitate prestigiose collezioni private e opere provenienti da proprietà di alto profilo», continua Watson. «A ciò si aggiungono la frequente presenza di garanzie sulle opere e le lunghe liste d’attesa per alcuni artisti sul mercato primario, elementi che tendono a confermare la forza del mercato statunitense  e di New York come capitale globale delle vendite d’arte». Il primato statunitense si rafforza anche a causa della perdurante debolezza del Regno Unito, fra complicazioni della Brexit e crisi economica, e della Cina, che continua a subire i contraccolpi tardivi della politica restrittiva zero-Covid.

Vero termometro del mercato da tenere d’occhio però in questo importante giro d’incanti, puntualizza la banca, sono soprattutto le opere di medio valore (fra 100mila e un milione di dollari) per comprendere se l’indebolimento della domanda emersa durante le prime aste londinesi dell’anno perdurerà o no.
Nonostante la volatilità dei mercati finanziari il comportamento di chi compra arte si è comunque dimostrato negli anni non correlato ai mercati tradizionali e ciò dovrebbe essere confermato anche in futuro. Fra il 2019 e il 2021 la percentuale di collezionisti con patrimoni elevati che hanno speso in arte un milione di dollari o più è passato dal 39% al 66%. L’analisi di Bank of America sottolinea tuttavia una maggiore selettività negli ultimi tempi: i collezionisti hanno sviluppato un occhio più attento e nel segmento del contemporaneo emergente i prezzi degli artisti più giovani si sono abbassati del 47% dal 2021 al 2022.

Infine, qualche sorpresa la potrebbero riservare le garanzie. Utilizzate ampiamente dalle case d’asta per ottenere la consegna di importanti collezioni, le garanzie hanno assistito il 65% dei beni delle aste serali nel 2022 per un valore complessivo di 3,65 miliardi di dollari. L’aumento dell’offerta nella fascia alta del mercato si è tradotto però in una diminuzione dei rendimenti che hanno toccato il minimo degli ultimi sette anni nel 2022. È probabile che la prospettiva di un ridotto ritorno sul capitale investito renda meno attraente l’attività di chi garantisce, cosa che a sua volta potrebbe indurre un’ulteriore riduzione dell’offerta di opere in asta.

La sede di Bank of America di Charlotte, NC

Elena Correggia, 04 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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