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Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliLa vena caricaturale è evidente in tutti i volti delle figure maschili del Pornopapiro di Torino. Difficile è stabilire in quali casi l’intenzione fosse quella di riprodurre individui specifici o piuttosto di raffigurare una determinata tipologia maschile. Nelle iscrizioni del papiro compaiono almeno i nomi di tre uomini, uno dei quali, l’aiutante Hay figlio di Amonnakht è stato identificato con uno degli abitanti del villaggio di Deir el-Medina vissuto alla metà del XII secolo a.C.
Il Pornopapiro appare però essere posteriore di almeno cinquant’anni rispetto a questa data ed è probabile che il personaggio ritratto sia piuttosto da considerare il nipote del celebre aiutante Hay figlio di Amonnakht per il quale è nota la tomba e anche un certo numero di monumenti. Come spesso succedeva e succede in Egitto e altrove, il discendente avrebbe ereditato il nome e la funzione del nonno.
L’immagine associata alla didascalia ritrae infatti un uomo che si avventa su una donna con gesto talmente focoso da risultare molto poco credibile se attribuito a un individuo di circa settanta anni di età. La performance risulta invece più che accettabile se attribuita a un giovane nel pieno vigore delle proprie forze. L’immagine dell’aiutante Hay figlio di Amonnakht è del tutto simile ad altre del Pornopapiro e c’è da chiedersi se l’intenzione dell’artista fosse davvero quella di ritrarre un determinato individuo oppure se la didascalia non sia stata piuttosto da considerare un’aggiunta posteriore.
In un secondo momento qualcuno, magari l’autore stesso, riconobbe nella figura l’aiutante e si sentì perciò in dovere di indicarne il nome scrivendolo.
La caratterizzazione fisiognomica per l’uomo pingue e per quello dietro al cocchio induce invece a ritenere che in questo caso si tratti delle immagini di particolari individui. Una didascalia frammentaria identifica in effetti il secondo come lo scriba Thoth[…].
Le figure maschili delle altre scene sono invece tutte caratterizzate da tratti del viso marcati, barba incolta e calvizie incipiente. È soprattutto quest’ultimo particolare a suscitare dubbi sull’esistenza di una reale corrispondenza tra figure e persone reali. La perdita più o meno accentuata di capelli è di regola associata con un’età avanzata essendo determinata da cause forse riconducibili a un’alterazione dei livelli di testosterone, processo che si accentua con il passare del tempo. A prima vista le figure virili sembrerebbero perciò ritrarre uomini anziani.
In un’epoca in cui gli aiuti chimici erano sconosciuti, tale impressione cozza con le evoluzioni erotiche in cui sono gli uomini sono impegnati, difficilmente conciliabili, come nel caso dell’aiutante Hay figlio di Amonnakht, con un’età non più giovanile. Un’alternativa potrebbe essere quella di supporre che gli uomini egizi fossero accomunati da seri problemi tricologici già in giovane età, ma anche questo sembra assai improbabile.
Da questo deriva la conclusione che l’autore del Pornopapiro, accanto ad alcuni personaggi definiti attraverso la caricatura, abbia inteso proporre l’immagine prototipica dell’uomo virile, che lo vuole connotato da tratti animaleschi, accentuando la rozzezza delle figure attraverso i particolari della barba incolta e delle calvizie. Una simile caratterizzazione si trova d’altronde nella già citata Storia dei due fratelli.
La scena di seduzione da parte della moglie di Anubi ha luogo al ritorno di Bata dai campi. Non è difficile immaginare il ragazzo sudato e probabilmente sporco di fango. La giara che reca sulle spalle lo rende molto simile all’uomo che nel Pornopapiro si intrattiene in due rapporti sessuali senza mai abbandonare la propria sporta. Bata è di ritorno dai campi, la sacca dell’uomo (che una didascalia identifica come lo scriba Amen[hotep]) indica il rientro da un viaggio.
In entrambi i casi si tratta di situazioni in cui i due personaggi non hanno avuto modo di curare la propria persona e dovevano perciò essere sporchi, sudati e con la barba incolta. Entrambi possedevano perciò quel tanto di «animale» che, a imperitura sorpresa di quello maschile, incontra sempre il favore del genere femminile. Sul Pornopapiro l’evidente alopecia possiede un duplice significato: dichiara che lo scriba Amen[hotep] non indossa una parrucca, aggiungendo perciò incuria a incuria, e ripropone l’errata convinzione transculturale secondo la quale la calvizie è indice di virilità, soprattutto se si accompagna l’individuo che ne è affetto è ancora giovane.
Lo stereotipo di uomo proposto, in scrittura dalla Storia dei due fratelli e in immagine dal Pornopapiro, è assai distante dalle migliaia di curate figure tramandate dalla civiltà egizia. Propone piuttosto quella del «maschio» che, in quanto tale, deve possedere un’evidente componente bestiale. La migliore definizione di quest’icona virile è data dal detto romanesco di cui esistono varie versioni, ma che è riassumibile nel concetto che «l’omo ha da esse’ omo».
Bata si presenta perciò come «omo» irresistibile agli occhi della moglie di Anubi e «omo» è anche il recalcitrante lavorante/guardiano renitente alle attenzioni della ragazza.
Le parole di quest’ultima, utilizzate in apertura a questa analisi del Pornopapiro di Torino, affermano espressamente che la scena ha luogo al termine delle attività lavorative. Non è perciò difficile immaginare quale potesse essere l’aspetto dei due «omini» dopo ore trascorse a faticare sotto il sole egiziano. Dovevano essere sicuramente sporchi, scarmigliati e sudati, ma totalmente e irresistibilmente maschi. Le parole delle due protagoniste femminili non lasciano spazio al dubbio.
Il Racconto dei due fratelli arriva persino ad affermare con chiarezza quale attrattiva Bata eserciti sulla moglie di Anubi: «Il cuore di lei lo riconosceva così come si riconosce un maschio». Il termine è lo stesso che indicare un combattente, ma il geroglifico finale del fallo non lascia dubbio che la schermaglia cui la donna fa riferimento abbia più a che fare con la camera da letto che con i campi da battaglia.
Nella Storia dei due fratelli allo stereotipo dell’«omo» si contrappone quello femminile della «panterona», termine ondivago con il quale si definisce una donna attratta da un uomo più giovane. Il testo lascia infatti intuire a più riprese che la moglie di Anubi è più anziana di Bata e che abbia fatto più di un pensiero sull’ aitante cognato. Nel Pornopapiro la stessa differenza di età è desumibile soltanto dalle parole che la donna indirizza al lavorante/guardiano, dato che la tendenza all’astrazione dell’arte egizia priva la coppia di ogni caratterizzazione temporale.
La scena di seduzione della Storia dei due fratelli precorre di millenni quella celeberrima de «Il laureato» (film del 1967 di Mike Nichols tratto dall’omonimo romanzo di Charles Webb) dove Mrs. Robinson (Anne Bancroft), magistrale esempio di panterona, fa in modo di rimanere sola con il giovane Benjamin «Ben» Braddock (Dustin Hoffman). Nel papiro questo non risulta esplicito, ma non è detto che anche la moglie di Anubi non sia venuta a conoscenza del rientro a casa del cognato e si sia fatta perciò trovare al trucci, situazione che implica una certa intimità e solitudine.
La prima reazione di Ben è identica a quella di Bata, il primo finisce poi per cedere al fascino dell’avvenente signora, mentre il secondo mantiene la propria integrità morale. In entrambi i casi la donna confessa poi la (presunta o reale) relazione al marito che conduce alla punizione della panterona e del giovane concupito. Nel racconto la prima è uccisa da Anubi e il secondo decide di castrarsi.
Nella pellicola, Mrs. Robinson è condannata alla morte civile (simboleggiata dal rientro nelle convenzioni e nelle ipocrisie dell’esistenza borghese). La scena finale del film lascia invece intuire che Ben sposerà Elaine (Katharine Ross) scegliendo perciò un destino che nell’ottica maschile è di norma considerato alla stregua di una castrazione.
La seduzione de «Il laureato» condivide inoltre un interessante particolare figurativo con la scena della ragazza e dell’aiutante/guardiano sul Pornopapiro: in entrambi la «panterona» fa uso di uno sgabello alto come strumento di seduzione. Mrs. Robinson lo utilizza per mettere in mostra le proprie grazie, la fanciulla per favorire il rapporto sessuale con il lavorante/guardiano recalcitrante.
In entrambi i casi lo sgabello alto risulta ipostasi della posizione dominante attribuita alla donna. Che questa situazione, allora come ora, non incontri il favore maschile e provochi anzi un certo sconcerto lo dimostra la reazione dei due protagonisti: il giovane Braddock si defila poco prima dell’arrivo di Mr. Robinson (Murray Hamilton), il lavorante/guardiano vorrebbe farlo, ma l’intraprendente amante glielo impedisce stringendo saldamente tra le mani il fallo che, come spesso accade si comporta come fosse dotato di una propria volontà indipendente.
CINQUANTA SFUMATURE DI LAPISLAZZULI
Amore e desiderio nell'antico Egitto
1. Parole antiche per aneliti senza tempo
2. Egyptian gods do it better!
3. L'amore cosmico
4.1 L'antica bellezza
4.2 L'antica bellezza
5. il tempo delle tilapie in fiore
6.1 Un documento scottante: il Pornopapiro di Torino
6.2 Un intrattenimento musicale particolare
6.3. Il Pornopapiro e la storia di due fratelli
6.4. Piaceri voyeuristici e fumigazioni terapeutiche
6.5. Eterno femmineo e virilità effimera
6.6. L'omo e la panterona
6.7. Donne e «motori», binomio senza tempo

I volti dei personaggi maschili del Pornopapiro di Torino (CG 55001). Particolari tratti da J. Omlin, «Der Papyrus 55001 und seine satirisch-erotischen Zeichnungen und Inschriften», Torino 1973, tav. I

L’uomo con la sporta che una didascalia del Pornopapiro di Torino (CGT 55001) identifica con lo scriba Amen[hotep]. Particolare tratto da J. Omlin, «Der Papyrus 55001 und seine satirisch-erotischen Zeichnungen und Inschriften», Torino 1973, tav. 4.

Conoscenti del defunto al funerale. Particolare della Tomba di Ramose (Tomba Tebana 55) a Luxor; metà del XIV secolo a.C. Fotografia di Francesco Tiradritti

L’uso erotico dello sgabello alto attraverso i secoli: a sinistra, una scena tratta dal Pornopapiro di Torino (XII-XI secolo a.C.); a destra, particolare di un fermoimmagine de «Il laureato» di Mike Nichols (1967)
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