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Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliA 130 anni dalla fondazione il Penn Museum dà inizio a un totale rinnovamento degli spazi espositivi. Lo scopo è quello di trasformare la visita in un’esperienza che, attraverso la contestualizzazione delle ricche eredità culturali, dovrebbe migliorare la conoscenza delle civiltà del passato e del contributo che queste hanno dato a determinare il mondo contemporaneo.
Le prime a riaprire, il 21 aprile scorso, sono state le gallerie dedicate alle culture del Vicino Oriente Antico dove l’Università della Pennsylvania è stata la prima a organizzare una missione archeologica in compartecipazione con il British Museum. Questa preminenza ha consentito ai ricercatori di Filadelfia di lavorare su alcuni dei più importanti siti della Mesopotamia: Tepe Gawra, Ur e Nippur in Iraq e Tepe Hissar, Hasanlu e Rayy in Iran. Si tratta di insediamenti che documentano la storia della regione dalle più antiche comunità agricole fino alla fine dell’Impero Ottomano delineando un percorso cronologico che ha pochi riscontri altrove.
Negli oltre 500 metri quadrati di nuovi spazi espositivi trovano posto più di 1.200 oggetti. Tra questi vi sono i tesori provenienti dalla tomba intatta della Regina Puabi (2600-2500 a.C.), tra cui vi sono indiscussi capolavori dell’oreficeria e artigianato sumeri come l’elaborato e delicato diadema a motivi vegetali in oro, l’arpa con la cassa armonica decorata da una testa di toro e una delle due figure di «Ariete sull’arbusto», una scultura realizzata in oro, argento e pietre dure che raffigura l’animale con le zampe anteriori appoggiate sui rami di un alberello.

Le nuove gallerie del Vicino Oriente Antico del Penn Museum a Filadelfia sono state inaugurate il 21 aprile
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