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Moschea di Ibn Uthman

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Moschea di Ibn Uthman

A Gaza muore anche un patrimonio artistico millenario

Dall’inizio del conflitto il 7 ottobre, distrutti o gravemente danneggiati 186 edifici storici, 39 aree archeologiche, 21 moschee (tra cui la Moschea Al-Omari bombardata l’8 dicembre), 26 santuari, cinque chiese e monasteri. Ecco il punto sui principali monumenti della Striscia e le loro attuali condizioni, secondo i rapporti delle organizzazioni non governative

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Francesco Bandarin

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Gaza, oggi al centro del terribile conflitto innescato dall’attacco sferrato da Hamas a Israele il 7 ottobre scorso, ha una storia millenaria che ha lasciato sul suo territorio i segni del passaggio delle civiltà che l’hanno dominata: i Cananei, gli Egizi, i Filistei, gli Assiri, i Greci, gli Asmonei, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Fatimidi, i Crociati, gli Ayubbidi, i Mamelucchi, i Crociati, gli Ottomani, fino agli inglesi (1920-48). Dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, Gaza passò all’Egitto, per essere occupata da Israele nel 1967, e infine attribuita all’Autorità Nazionale Palestinese e ad Hamas a partire dal 2006.

Gaza, il cui nome deriva, secondo alcuni, dalla radice semitica «azaz» (forte), e secondo altri invece dalla parola persiana «ganj» (tesoro), è stata per secoli il principale porto di scambio di una delle merci più pregiate del mondo antico: l’incenso, una resina prodotta dall’olibano (Boswellia sacra), una pianta nativa delle regioni meridionali dell’Arabia, portata dalle carovane da lì provenienti. La città serviva anche da snodo dei traffici commerciali tra l’Egitto e il Levante e ha sempre svolto un ruolo importante nelle vicende politiche e militari della regione. Venne anche conquistata da Napoleone durante la Campagna d’Egitto, nel 1799.

I frequenti conflitti con Israele (l’attuale è il quinto dal 2006) hanno inflitto gravi danni al patrimonio architettonico e la guerra oggi in corso ha avuto effetti particolarmente distruttivi. Questo è il quadro dei principali monumenti della Striscia e delle loro condizioni, sulla base dei recenti rapporti delle organizzazioni non governative (Ong) che si occupano della loro conservazione.

Nella zona archeologica dell’antico porto di Anthedon, nel Nord di Gaza, fondato in epoca micenea (circa 1600-1100 a.C.) e attivo fino alla fine del dominio bizantino (VII secolo d.C.), si trovano un tempio romano, strutture di fortificazione e quartieri residenziali con interessanti mosaici pavimentali di epoca imperiale. Molte strutture del porto sono oggi sommerse, e non sono rari i ritrovamenti, come ad esempio quello della statua di Apollo rinvenuta nel 2013.L’area archeologica, che è iscritta nella lista preliminare del patrimonio mondiale dell’Unesco, ha subito danni gravi, con la distruzione del sito di Balakhiyah.


La Chiesa di San Porfirio, intitolata a un vescovo di Gaza del V secolo e ubicata nella zona nord della città, venne costruita nel 425 d.C., poi convertita in moschea nel VII secolo e nuovamente trasformata in chiesa all’epoca delle Crociate, aveva già subito gravi danni durante il conflitto con Israele nel 2014. Un bombardamento avvenuto all’inizio del conflitto ha gravemente danneggiato la chiesa e ha fatto vittime tra coloro che vi si erano rifugiati. Anche la Chiesa bizantina di Jabaliya è stata bombardata e ha subito una quasi completa distruzione.


Il Palazzo di Qasr el-Basha, al centro della città di Gaza, costruito nel XIII secolo, fu la residenza del celebre sultano mamelucco Zahir Baybars (1223-77) durante le sue campagne contro i Crociati e i Mongoli. È conosciuto anche come Forte di Napoleone, perché Bonaparte vi passò alcuni giorni durante la campagna militare. È sede del principale museo archeologico di Gaza ed è esposto oggi a gravi rischi.

La Moschea Al-Omari, situata nel centro della città di Gaza, venne edificata come chiesa dai Bizantini, al di sopra di un tempio antico, e convertita in moschea all’inizio della conquista araba. Per questo porta il nome del califfo Omar ibn al-Khattab (584-644). Trasformata dai Crociati nel XII secolo in chiesa dedicata a san Giovanni Battista e successivamente riconvertita in moschea dai sultani mamelucchi, ha subito nei secoli molti danni, in particolare per terremoti nell’XI e XIII secolo e durante la prima guerra mondiale. Restaurata nel 1925, era già stata danneggiata nel corso dei precedenti conflitti con Israele. La moschea è stata purtroppo quasi completamente distrutta da un bombardamento israeliano l’8 dicembre. Proprio questa grave perdita ha spinto la Municipalità di Gaza a chiedere l’intervento dell’Unesco per salvare i propri monumenti. Sono state distrutte anche altre moschee, come quelle di Ibn Uthman del XV secolo, Sheikh Shaban e di Al-Zafar Dmari a Shuja’iya e la Moschea Omari a Jabalia.

Il Monastero cristiano di Tell Umm Amer, il luogo di nascita del santo eremita siro-palestinese Ilarione (291-371 d.C), è uno dei più grandi monasteri della regione, ed è stato inserito nella lista dei possibili candidati all’iscrizione nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Si trova nel villaggio di Al Nusairat nella parte Sud di Gaza, e ha finora subìto danni parziali.

Il Forte di Qalaat Barquq, ubicato a Khan Younis nel Sud di Gaza, venne costruito nel 1387 durante il Regno di Barquq, sultano mamelucco di origine circassa. Il forte aveva una funzione importante come luogo di sosta dei mercanti che viaggiavano tra Damasco e Il Cairo. Del potente sistema di fortificazioni, realizzate per difendersi dalla minaccia del conquistatore turco mongolo Tamerlano (1336-1405), resta solo la facciata principale. Il monumento si trova nell’area oggi interessata dalla seconda fase della guerra.

Nel complesso, il quadro delle distruzioni è già molto grave. Questa è la situazione attuale del patrimonio finora distrutto o gravemente danneggiato: 186 edifici storici, 39 aree archeologiche, 21 moschee, 26 santuari, cinque chiese e monasteri. E la guerra non accenna a concludersi.
 

Francesco Bandarin, 11 dicembre 2023 | © Riproduzione riservata

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