Graziella Melania Geraci
Leggi i suoi articoliA un anno dalla nomina a direttrice del Parco Archeologico di Paestum e Velia e dopo le importanti scoperte che hanno interessato il piccolo santuario vicino le mura perimetrali del Parco con il rinvenimento di innumerevoli frammenti architettonici e di centinaia di ex-voto, Tiziana D’Angelo racconta i tanti progetti intrapresi, dall’apertura di parte del Museo di Paestum e di importanti mostre, alla rivalutazione di Velia e di nuovi spazi espositivi, con un occhio particolare all’estero dove ha lavorato per anni e le cui relazioni sono ancora in corso.
Tiziana D’Angelo, quando sarà possibile presentare al pubblico il materiale rivenuto?
Siamo pronti per inaugurare la prima parte del nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale (parzialmente chiuso, Ndr) con vetrine dedicate a nuovi scavi e ricerche con la rotazione dei reperti. La prima di queste mostre si concentra proprio sul tempietto dorico raccontando ciò che stiamo facendo, i dubbi e le conoscenze acquisite e la documentazione sarà pubblicata su «Argonautica», la collana del Parco.
Altri studi in corso?
Una pubblicazione sul restauro delle tombe dipinte e con il progetto della messa in sicurezza e restauro delle mura che ha portato alla scoperta del tempietto. C’è inoltre un altro importante scavo i cui risultati sono stati pubblicati: quello dell’edificio sacro dedicato ad Atena rinvenuto sull’Acropoli di Velia e diventato ispirazione per la grande mostra diffusa inaugurata il 4 agosto dal titolo «Elea: la rinascita», che ha consentito di cambiare prospettiva sui primi decenni di vita della colonia magnogreca di Elea. La mostra è allestita fino al 30 aprile 2024 negli spazi espositivi dell’Acropoli, la Cappella Palatina e la Chiesa di Santa Maria; inoltre sono inclusi il quartiere tardo arcaico posto sul pendio dell’acropoli e la riapertura dello scavo, una nuova campagna, visibile sull’Acropoli come parte della mostra.
Il Parco è all’avanguardia per l’apporto della tecnologia.
Un nuovo monitoraggio riguarda il tempio di Atena, il santuario settentrionale, l’unico dei tre templi non accessibile al pubblico proprio per via delle sue condizioni: la facciata orientale ha subito numerosi restauri nei decenni passati, con l’inserimento di ferro all’interno delle colonne, che possono averne alterato le condizioni e la loro capacità di supporto. Abbiamo quindi iniziato un progetto in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria dell’Università di Salerno installando sensori di ultima generazione sulle colonne per monitorare il «battito» del tempio e vedere in che modo le condizioni di stabilità si modificano nel tempo e quali interventi intraprendere. Sempre sul fronte della tecnologia, ma su un piano differente, stiamo ampliando il sistema di gestione digitale del nostro patrimonio (Hera), inaugurato nel 2020, che consente a noi internamente e al pubblico esternamente di fruire in maniera molto più dinamica del patrimonio, potenziandolo anche con l’apporto dell’intelligenza artificiale.
In cantiere anche numerosi progetti di recupero di luoghi espositivi.
Oltre alla ristrutturazione e allestimento del museo, agli scavi del tempio e allo scavo di Velia, stiamo iniziando i lavori di riqualificazione dell’ex fabbrica pomodori Cirio nella zona che coincide con il santuario di Afrodite. L’ex fabbrica diventerà un polo espositivo per attività didattiche e mostre temporanee, anche contemporanee. La progettazione era già stata fatta, ora sono in procinto di partire i lavori. A Velia invece è in corso la progettazione per l’ex galleria ferroviaria di Velia Scavi, utilizzata per diversi decenni come deposito di materiale archeologico che diventerà un deposito accessibile al pubblico. È un progetto di quasi 8 milioni di euro finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. Sempre a Velia è in corso il progetto di manutenzione dell’area delle terrazze sacre per la creazione di recinzioni e di nuovi percorsi accessibili sull’acropoli e il riallestimento del museo con la parte romana che però è un progetto separato.
La sua esperienza all’estero costituisce un know-how in più nella gestione del Parco?
Dal mio punto di vista sì, mi sono formata nel mondo accademico in Italia e all’estero nell’ambito museale, quindi sono riuscita a creare una rete internazionale che al momento mi è di aiuto per alcuni progetti al di fuori dei confini nazionali. Con gli Amici di Paestum e Velia stiamo ampliando questa rete per la creazione dell’associazione American Friends of Paestum and Velia, come supporto e nuovo polo della nostra stessa associazione. L’esperienza maturata al Getty di Malibù e al Metropolitan Museum di New York, realtà museali che hanno rapporti anche controversi con l’Italia, mi ha arricchito molto: qui ho imparato moltissimo nella gestione del patrimonio e un approccio ai beni culturali che necessariamente è diverso dal nostro fondato sulla nozione di contesto.
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